WRC16 Portogallo. Subito Ogier (VW), ma Fafe è ancora lontana

WRC16 Portogallo. Subito Ogier (VW), ma Fafe è ancora lontana
Pubblicità
Le Regine del WRC a Porto o i Queen a Lisbona? Incertezza inutile. Al Nord del Portogallo sono arrivati in centinaia di migliaia per assistere a un evento che va oltre lo “standard” dell’attesa. Ogier inizia bene, ma il “mitico” salto finale è lontanissimo
20 maggio 2016

Matosinhos, 20 Maggio. Porto o Lisbona? Il rombo del WRC o le armonie dei Queen in concerto? Se c’era un modo per dividere Nord e Sud del pacifico Portogallo, lunga “Puglia dell’Atlantico”, era quello di offrire alla sua gente, e agli ospiti di mezzo mondo, due spettacoli stratosferici. Al Nord, dunque, l’eccitatissima quinta prova del Mondiale World Rally Car, e al Sud la riunione mistica con uno dei più forti miti musicali del nostro tempo. Ma sabato sarà anche il giorno di quelli che non si lasceranno dividere dagli… eventi, e che chiuso il sipario sulla prima tappa del Vodafone Rally Portogallo, si fionderanno 400 chilometri più a Sud per presentarsi puntuali all’appuntamento con la Band all’apertura del Rio Rock Lisboa. E se al Sud sarà delirio, al Nord del WRC è già fiesta grande, fantastica atmosfera che non lascia spazio a dubbi. Il WRC è il top event per almeno metà dei cuori appassionati.

L’atmosfera è forte, e contagia. Tutte le Prove Speciali significative, le 18 che compongono il puzzle dell’edizione 2016, il Rally è nato nel 1967 ed è uno dei “fondatori” del Mondiale, sono ancora da disputare. Dei 370 chilometri scarsi di azione cronometrata solo i neanche tre e mezzo dello spettacolo della Speciale Lousada, sul locale circuito di Rallycross, sono andati in archivio. In attesa di “rivelarvi” i risultati, ecco gli effetti dell’atmosfera specialissima che regna a Nord di Porto. C’è grande eccitazione, e grande attesa per un evento che sembra già destinato ad essere “obbligatoriamente” spettacolare, memorabile, come forse non lo è stato mai in passato. Merito dell’”offerta”, straordinaria, in termini di contenuti tecnici e agonistici. Il Rally torna sulle stesse strade e con le stesse, identiche Speciali dello scorso anno, appena una manciata di chilometri di differenza, ma gli equilibri rispetto al passato sembrano muoversi verso direzioni sconosciute, e quindi creando quell’incertezza che è il sale della competizione, e del conseguente, appassionato interesse.

Eccoli, i primi responsi. Intanto lo shakedown, che Thierry Neuville ha voluto dedicare scaramanticamente alla chiusura, il belga ritiene definitiva, della sua lunga stagione sfortunata. Nuovi settaggi dei differenziali, e le Hyundai continuano a fare passi da gigante. Ben più di ogni altra delle quattro Marche impegnate nella grande metamorfosi 2017, anche se nel presente sono tre e… mezza quelle che la vivacizzano. Un impegno colossale, che poteva anche correre il rischio di qualche “leakage” di dispersione, e invece i primi frutti maturi hanno un buon gusto, basta chiederlo a Hayden Paddon, vincitore spaziale, un mese fa, dello scassamacchine Rally Argentina. Oltre Neuville, dicevamo, Sordo, secondo nella prova generale pre-Rally, un buon conforto per il Team, e poi Tanak, che si è esibito con una gomma nuova, ed evidentemente efficace. E poi Meeke. Non lo vedevamo dal freddo febbraio svedese, e ci mancava. Ma il numero 1 di Citroen è ora impegnato nella fase finale dello sviluppo della nuova C3, arma 2017 della Marca francese destinata a raccogliere un’eredità pesantissima. Meeke è sempre un piacere. Il vincitore dell’Argentina 2015 non si è seduto, ha anche commesso qualche erroruccio, ha riaperto il libro della sua carriera con un 2016 a marce ridotte ma, inutile dirlo, è una delle star di prima grandezza della disciplina più delicata, spettacolare, imprevedibile del motorismo. 

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

E poi, sempre per parlare di quei pochi chilometri extra prima dell’inizio, due Volkswagen a pari merito, quelle di Latvala e di Mikkelsen, al quinto posto, quella di Ogier addirittura ottava. Ma il triplo Campione del Mondo è apparentemente felice, e traduce il suo umore in una straordinaria disponibilità. Ne ha motivo? Certo. C’è chi lo conosce bene e dice che lo stato di grazia del fuoriclasse francese sia da attribuire alla prossima paternità, ma anche e soprattutto, viste le circostanze regolamentari che obbligano i migliori a soffrire partendo per primi, che Ogier è soddisfatto perché le caratteristiche dei terreni portoghesi, piuttosto sabbiose, possono mitigare il sacrificio a cui è perennemente obbligato, addirittura tradursi in un vantaggio se, come è accaduto all’inizio, per soffocare la polvere gli organizzatori decideranno di annaffiare le piste. Ogier getta acqua sul fuoco, dice per lui vincere sarà molto difficile, ma non perde il sorriso neanche in questa apparentemente “feroce” autocritica.

Fa tutto da solo, anche quando invoca la pioggia che non è del tutto scongiurata nelle previsioni meteo improntate alla massima incertezza. Forse Ogier ha gettato un pensiero a come Latvala ha vinto lo scorso anno, dominando il Rally, o forse gioca, come al solito, al gatto con il topo. Se dovesse vincere, Ogier andrebbe ad eguagliare il record di Alen con cinque successi. Meglio prenderla con filosofia.

La cortissima Lausade, detta anche SSS1, gli da ancora ragione. Miglior tempo, nonostante un difetto iniziale di booster della Polo R. Poi le due i20, Neuville e Sordo, e le altre due Volkswagen, Mikkelsen meglio di Latvala. Meeke meglio di Paddon, Tanak di Ostberg. Poi un’altra settantina di concorrenti, un bel “gruppetto”.

L’eccitazione sale, ma è meglio tenere sotto controllo il temperamento. Manca ancora tutto, e la “mitica” Fafe con il suo iperbolico salto nel “catino” naturale è ancora lontanissima.

Foto: Manrico Martella, Demis Milesi, Jorge Cunha, Carlo Franchi, Nikos Mitsouras, Pure Agency WRC

Argomenti

Pubblicità