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Porto, 22 Maggio. Dopo aver vinto nove prove speciali nei due giorni precedenti, Kris Meeke conclude al terzo posto le due prime PS di domenica, vinte da Mikkelsen, al quarto e addirittura all’ottavo le ultime due, compreso il Power Stage finale di Fafe, appannaggio di Ogier. Mikkelsen ha ormai superato Ogier e si invola verso un eccellente secondo posto, Ogier vince il Power Stage che va visto come un premio di consolazione ma anche come lo specchio dei valori in campo nel Mondiale, e Meeke conquista una vittoria bellissima, eloquente e romanzesca, inaspettata. Come previsto, Meeke non ha ceduto alle lusinghe del gran finale e non si è avventurato in nessuna di quelle situazione che avrebbero potuto comportare un rischio. Ha restituito una parte del vantaggio per controllare la Corsa e, come aveva anticipato sabato sera, ha vinto il Vodafone Rally del portogallo.
E chi se lo aspettava un finale del genere? Dipende. Giovedì nessuno, venerdì qualcuno in più, sabato sera praticamente tutti. Favorito dalle circostanze? Sì. Colpa dei regolamenti? Anche. Ma chi ha vinto, o perso, allora? Nessun dubbio: Kris Meeke, il Pilota di Dugannon ufficiale Citroen, tornato all’azione dopo una pausa di “lavoro” di due mesi, ultima partecipazione Mondiale in Svezia, partito all’attacco sin alla prima Ponte de Lima, venerdì, e rimasto in testa al Rally del Portogallo fino alla fine. Ci sarebbe da aggiungere poco altro, tanto è chiara l’evidenza. Ma nessun risultato salta fuori così, senza una o più ragioni, e sono queste ragioni che costruiscono il castello di meriti del Pilota, e del Navigatore, Paul Nagl, naturalmente.
Certo era difficile aspettarselo. Forse ci aveva visto giusto il solo Ogier, chiamato in causa ad ogni appuntamento, che aveva considerata difficilissima una sua vittoria. Si era pensato che al francese si riferisse al fatto che gli tocca partire sempre per primo in virtù della leadership, o che il favorito dei pronostici del fuoriclasse fosse il vincitore dell’anno scorso, e compagno di Squadra, Latvala. Ma forse sin dallo shake down aveva intuito, lui solo, che Meeke era nelle condizioni di aggiungersi al pacchetto dei candidati al successo finale. Che le cose siano andate in questo modo oppure no non ha molta importanza, anche se la verifica dei fatti da molte ragioni a Ogier, consapevole di non poter assumere che un atteggiamento al 99% utilitaristico.
È chiaro che a Meeke la vittoria è venuta tutto sommato facile. Una volta vista la breccia nello sbarramento degli avversari, l’inglese è partito con la massima decisione e ha sfruttato al meglio tutte le circostanze favorevoli della tappa di venerdì. Una volta in testa, Meeke ha sferrato il colpo di grazia nel primo giro della tappa di sabato, quando il suo vantaggio è salito fino a oltre un minuto su Ogier, Mikkelsen Sordo in fila. Da quel momento, e fino alla fine del Rally, tirati i remi in barca, Meeke ha restituito più di metà del vantaggio acquisito, ma così facendo ha blindato la sua leadership fino a trasformarla nella seconda vittoria di carriera, conquistata ad un anno dal successo inedito del Rally Argentina.
Una parte importante della vittoria di Meeke va naturalmente alla Squadra e alla Macchina. La DS3, non più sviluppata per far posto all’arrivo della nuova C3 in configurazione regolamentare 2017, e ufficialmente “ritirata”, è una macchina non certo performante come le regine di questa stagione, ma resta certamente la Macchina “indovinata” di tanti successi e, a fine carriera, dotata di un eccellente equilibrio di performance ed efficienza. Probabilmente, ma dovrebbe essere il protagonista assoluto del Rally, Meeke, a dirlo, anche un macchina eccezionalmente adatta ai terreni del Portogallo di quest’anno, particolarmente “morbidi” e instabili a causa delle piogge degli ultimi tempi.
Così è. Mentre Meeke e la DS3 tracciavano una parabola più simile ad una barriera di inavvicinabilità, al punto che l’Equipaggio poteva permettersi di alterare l’assetto della Macchina imbarcando una seconda ruota di scorta nel finale di sabato, ai lati del corridoio di successo che portava dritti fino alla vittoria oltre la “mitica” Power Stage di Fafe, ne succedevano di tutti i colori in una lunga serie di incidenze fatali.
A cominciare dalla “trasparenza” di Latvala per un problema al servo sterzo. Fuori dalla mischia reale il vincitore dello scorso anno, il fuoco
si spostava sull’eroe argentino di quest’anno, Paddon, ma il neozelandese usciva di scena durante la quinta speciale, finendo nella scarpata e assistendo impotente alla distruzione della i20 divorata dalle fiamme. Poco dopo, nello stesso punto, parcheggiava anche Tanak. Era un momento favorevole a Sordo, che rilevava la terza piazza alle spalle di Ogier, secondo ma con il nodo alla gola. Impossibile fare di meglio in queste condizioni, impossibile partire per primi, pulire le strade e pretendere di vincere. Ma non si è fuoriclasse per caso, e da quel momento è chiaro che il Mondiale di Ogier si trasforma nell’accorta gestione del vantaggio e delle risorse, riservando probabilmente al francese solo pochi spazi per un exploit “a modo suo”. Il terzo posto del Portogallo, alle spalle dello stellare Meeke ma anche del risoluto Mikkelsen, porta molta acqua al mulino del leader, che conserva un margine di vantaggio che vale ancora molti episodi da “ragioniere”.
Meeke spaventoso, ma mai dominatore è apparso tanto rilassato e consapevole, preciso ed elegante nella guida e nella strategia di gara.
Che dice il Mondiale WRC, ora che una macchina “vecchia” ha schiacciato all’angolo le massime evoluzioni tecniche del momento? Niente di più di quanto provavamo ad anticipare un giorno fa. È un Mondiale di transizione, nel quale gli alti e bassi dipendono dal caso e dalle scelte in parti uguali, e dal punto in cui l’evoluzione incontra il Rally. Ma il Mondiale dice anche che, oltre a vincere una vecchia macchina, negli ultimi due Rally hanno vinto un inedito Paddon e un sabbatico Meeke, più concentrato sullo sviluppo della C3 2017 che sul rendimento dell’attuale Ds3 a fine carriera. Dice anche, quindi, che Volkswagen non ha vinto due Rally consecutivi, e questo non è mai successo da quando la Squadra di Jost Capito è scesa in campo nel Mondiale 2013. Che sia un segnale di quello che sta accadendo al Gruppo, e che vi si debbano scorgere le tracce del clamoroso passaggio del Manager da VW a McLaren?
Foto: Manrico Martella, Demis Milesi, Jorge Cunha, Carlo Franchi, Nikos Mitsouras, Pure Agency WRC