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León, 7 Marzo. È difficile dire se poteva andare meglio, quando in un colpo solo tutti i dispiaceri di inizio stagione si sciolgono nel successo che va oltre il numero 16 sul curriculum del Finlandese Volante. Per Latvala quella messicana è una vittoria salutare, arrivata a trent’anni nel momento in cui la solidità della reputazione iniziava a vacillare, con la carriera iniziata a diciassette arrivata ad un punto cruciale. È assai facile, invece, immaginare la felicità del Pilota e del Navigatore, finalmente liberi di concentrarsi su circostanze deliziosamente contingenti, quelle in cui è maturata la loro vittoria, e sui dettagli del successo che nessuno si poteva aspettare così schiacciante.
E quali sono questi “dettagli”? Uno su tutti il fatto che dopo le débacle di Monte-Carlo e Svezia non poteva continuare così. Uno stimolo determinante. Una terza sconfitta avrebbe significato l’inizio di una crisi, niente di più inopportuno nell’atmosfera in cui si sarebbe sviluppata, quella di Volkswagen ormai costantemente satura di record e di soddisfazioni.
Jari-Matti Latvala e Miikka Anttila hanno stravinto grazie a un cocktail micidiale di scelte perfette, di situazioni favorevoli e di opportunità, e non si sono lasciati scappare di mano una sola carta vincente. Iniziamo dalla posizione nell’ordine di partenza. Sfortuna e figuracce nelle due prime Prove di Mondiale, voleva dire partire indietro, e mai come in Messico, su strade polverose e speciali lunghe e massacranti, l’opzione diventava un vero e proprio privilegio, impagabile se si pensa che lassù, lontano in cima alla lista, per tre giorni partiva Sébastien Ogier.
Altro atout giocato alla perfezione, la scelta delle gomme. Quando i più si dividevano in posizioni radicali, all hard o all soft, Latvala optava invece per una soluzione di compromesso, mista con mescole di diverso tipo. Già al primo passaggio sulla lunghissima, interminabile El Chocolate, 54 chilometri di polvere, pezzi di cemento, sassi e maledizioni, la scelta si rivelava vincente. Tutt’al più, l’unico handicap poteva essere un piccolo sacrificio nelle corte e spettacolari Prove cittadine, un sacrificio per lo spettacolo, irrisorio nel conto cronometrico finale. In una tale configurazione globale, naturalmente, lo “special” è la Polo R, che vince in Messico per la quarta volta consecutiva e porta a dodici il numero dei successi in fila, proprio record uguagliato e pronto per essere battuto. Volkswagen imbattibile, insomma, oggi, da tre anni e passa, e “se piove di quel che tuona”, anche domani.
Il risultato di Latvala prende forma seguendo una logica di ferro. Sotto i 7 chilometri di lunghezza delle prove speciali Latvala è ancora vulnerabile, ma oltre i sette chilometri il finlandese diventa imbattibile, e si allontana proporzionalmente alla lunghezza dell’impegno. Fanno eccezione la terza Super Speciale di 2,3 chilometri, vinta, e naturalmente le prove della domenica, corse in un’atmosfera totalmente differente rispetto ai primi tre giorni del Rally. Con 11 Speciali vinte e oltre un minuto e mezzo di vantaggio sul compagno di Squadra e Campione del Mondo, vincere anche la domenica sulla terrificante Guanajuato di 80 chilometri e nel Power Stage finale poteva significare una sola cosa… non capire nulla. Cose da cadetto. Invece il bello del sedicesimo acuto di Latvala è il capolavoro di intelligenza nel gestire ogni prova speciale nella visione chiara del risultato finale, e naturalmente la refrattarietà all’errore che ha portato il finlandese a dominare il Rally.
Parliamoci chiaramente. Ogier ha sempre avuto la sua gara sotto controllo. Ha fatto finta di stupirsi dei buoni risultati ottenuti pur dovendo “pulire” le strade, e addirittura di arrendersi quando il ritardo dal finlandese ha superato il minuto e mezzo. In realtà ha corso come sempre, al limite delle sue possibilità e delle circostanze, sempre dentro la “curva di sicurezza”. Quando poi si è presentata l’occasione non si è fatto pregare, ha vinto cinque delle nove speciali corte, tra Super e Street Stage, e nel finale ad ordine di partenza finalmente invertito ha vinto tutto quello che restava, che non era poco visto che, a parte le due specialine del sabato sera, domenica restavano da correre la Guanajuato e il Power Stage. L’onore del 100° Rally Mondiale è salvo, e i punti conquistati per il Campionato sono d’oro, visto che portano Ogier a quota 77, quasi il doppio del secondo alle sue spalle, adesso Ostberg.
Tolto Latvala, volato subito via alla prima El Chocolate e mai più ripreso, nessuno ha osato bussare alle porte della Volkswagen Campione del Mondo. Qualcuno ha tentato, se non a imporsi almeno a farsi notare, ma se parliamo di Mikkelsen e di Neuville, beh, entrambi hanno solo fatto dell’errore il loro leit motiv messicano, il belga addirittura il ritornello, uscendo e rientrando di strada e di gara più volte. In casi come questi, è bene ricordarlo, è sempre meglio fare come la formichina, e portare in cascina quanto più fieno è possibile. Mikkelsen ha peccato di presunzione pensando di poter riprendere Paddon che, nonostante qualche problema dovuto all’inesperienza specifica e alla scelta delle gomme, è stato buon esempio di consistenza, e Neuville, partito benissimo, ha semplicemente esagerato, due volte.
Detto delle due VW che hanno dominato il 13° mondiale messicano, uno dei Rally più affascianti del Campionato, e indirettamente anche della terza, la strada diventa difficile anche per noi. Non per la durezza del Rally, ma per certi valori difficili da considerare completamente al di fuori di un ragionevole sospetto.
Stavamo per dire di Dani Sordo, della bellissima gara dello spagnolo tornato sé stesso, meglio di sé stesso. Terzo assoluto, due vittorie di speciale, e siamo a 19 sul totale di 21 (le restanti due, completiamo, a Neuville e Mikkelsen, i due “peccatori” per definizione di questo Rally) e una bella gara, quasi perfetta nonostante la difficoltà a scegliere la gommatura e una “toccata” a rischio.
Sarebbe stato il terzo podio consecutivo per Hyundai conquistato dalla i20 New Generation 2016. Poi, sono andati a contare le gomme utilizzate da Sordo e, invece di fermarsi a 28 conformemente al regolamento, i commissari sono arrivati fino a 29. Un errore di “caricamento” al cambio volante, dice Nandan Boss Hyundai. Tre nuove e due usate invece del contrario, due nuove e tre usate. Meglio passare da cadetti che da furbi. Sordo aveva due minuti scarsi di vantaggio su Ostberg, gliene appioppano due interi di penalità e così sfuma il risultato formale, ufficiale della più bella gara di Sordo da tempo ormai immemorabile.
Sordo aveva due minuti scarsi di vantaggio su Ostberg, gliene appioppano due interi di penalità e così sfuma il risultato formale, ufficiale della più bella gara di Sordo da tempo ormai immemorabile.
Il colpo di scena a teatro ormai chiuso nulla toglie alla buona impressione che le nuove Hyundai continuano a dare. Alle prese con qualche problema di gioventù, con strategie di Squadra complesse, con difficili scelte di pneumatici e, ora, di conteggio, resta il fatto che le i20 si ritrovano con sempre maggiore frequenza in area podio, e se pensiamo al 2017 dimostrano di sapere costruire buone Macchine da corsa.
Crediamo a Michel Nandan e lasciamo inviolato il consistente trend delle tre gare di questo Campionato, ma in fin dei conti il terzo posto che passa di mano finisce in quelle di uno dei Piloti più affezionati ad un buon risultato in Messico, Mads Ostberg. Il norvegese non ha vinto nulla, registra due quarti posti, entrambi ottenuti domenica nel gran finale, ma è l’esempio della regolarità che paga, e sale sul podio, meritatamente portandoci una Fiesta che non ci sperava più.
Lorenzo Bertelli e Max Rendina, missione compiuta. Al traguardo come nelle premesse, all’ottavo posto assoluto e terzo della WRC2, rispettivamente. Nella catastrofica WRC2, a proposito, si salva, oltre al nostro Max nazionale, anche un poderoso Teemo Suninen che, assente Elfyn Evans con la nuova Fiesta R5, porta la Fabia R5 a un nuovo successo, fragoroso visto che la seconda auto di categoria, la Peugeot 208 T16 del polacco Ptaszak, è a venti minuti.
Messico Bello, Rally bellissimo. Se lo possono permettere, in Centro America, buon per loro. Ma spendono bene i loro soldi, e hanno estro, sanno come fare per rendere il loro Evento ogni anno più avvincente e indimenticabile. E ora tocca all’Argentina, altra epopea memorabile, seconda metà del mese di Aprile.
Piero Batini – Manrico Martella