WRC16 Grande Rally Italia Sardegna. Vinta la sfida, solo problemi di… entusiasmo!

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Pensare all’organizzazione di un Rally di Campionato del Mondo, vuol dire essere travolti dall’immensità della sfida. Ci vogliono gente e motivazioni speciali, e “moneta”. Speciale anche quella. Ma il denaro è niente… senza il genio
21 giugno 2016

Prediamo ad esempio un Rally di Campionato del Mondo come il “GRIS”, Grande-Rally-Italia-Sardegna. Un grande Rally, sì, una volta di più possiamo dirlo, e una colossale sfida organizzativa. L’Evento va preso per mano molto presto, e deve essere accompagnato fino all’epilogo con grande attenzione, perché al contrario di ogni “creatura”, non camminerà mai da solo. Se si muove e va avanti, lo deve in gran parte alle gambe, alle braccia e soprattutto alla testa, di chi lo organizza e gestisce, e alla disponibilità di un oceano di appassionati volontari. Ci siamo fatti un’idea di come funziona, perché da sempre “talloniamo” Tiziano Siviero, che io considero un autentico genio della lampada e non solo di quel Rally. Difficile strappargli un’intervista sul suo lavoro, troppo riservato e modesto, ma poiché è facile trovarlo o incontrarlo, giorno e notte, in qualsiasi luogo dell’evento, una parola qui una voce là, una “vista” del suo modo di lavorare e la “vecchia” conoscenza di uno dei Campioni più rappresentativi del nostro Sport preferito, ecco affacciarsi una messe di “indizi” e di riscontri che ci permettono di validare considerazioni più generali raccolte qua e là sull’importanza della sfida.

Percorso & Spettatori

Il Rally deve piacere ai Piloti, certo, ma anche ai Team e agli spettatori. E agli amministratori locali e alle Federazioni. Sembra superfluo, ma deve piacere anche agli stessi Organizzatori, che se possibile vorrebbero trarne la doppia soddisfazione di essere contenti e di accontentare. Missione non facile. Riuscita al “RIS”. Eliminata Cagliari, soluzione bella e importante, ma economicamente e logisticamente molto impegnativa, l’epicentro del Rally è stato fissato ad Alghero. È una soluzione che si è rivelata vincente, da tutti i punti di vista tranne, forse, quello dei… cagliaritani. È stata giocata ancora la carta della Speciale Spettacolo inaugurale, la Ittiri Arena, anch’essa confermatasi vincente e che ha accolto un “super full” di spettatori, più numerosi di quanto gli organizzatori avessero immaginato e auspicato. A pagamento, lo spettacolo vario e completamente “a vista” valeva ben più del prezzo del biglietto.

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È stata inventata la Prova dell’Argentiera, una scommessa coraggiosa e da molti ritenuta impossibile. Permessi, realizzazione, disegno, valorizzazione degli scenari unici, ma la cartolina della Sardegna con i saluti dal WRC è stata un altro successo plebiscitario. Infine, sono state confermate, e ottimizzate, le ormai “classiche” del RIS. Il numero degli spettatori non è stato ancora calcolato, ma l’impressione è che ce ne fossero molti più rispetto al passato, ripaganto ampiamente lo sforzo importante che gli organizzatori stanno facendo per convogliarli in aree appositamente valutate e scelte in funzione della sicurezza. Altro studio, altra soluzione proiettata nel futuro. Ovunque si andasse, in ogni caso, c’era gente, tanta, più ordinata, consapevole. È una sorta di inversione di tendenza, rispetto alle abitudini “latine”, che deve essere coltivata.

Il percorso visto quest’anno, compatto, evoluto per il presente ma pensando anche al vicinissimo domani del nuovo regolamento, ha già caratteristiche che lo rendono tra i più adatti all’introduzione delle nuove super Macchine del 2017. Tali Vetture, che saranno più potenti e “vistose”, certamente più veloci ma non necessariamente più spettacolari a causa dell’introduzione dei differenziali controllati elettronicamente, potranno ritrovare proprio su un percorso come quello del Italia Sardegna un nuovo, più tecnico potenziale di spettacolarità. Anche in questo senso, dunque, la lungimiranza degli organizzatori assume i contorni di un vero e proprio “patto” con il Pubblico. È anche questa un’azione di promozione, “enbedded” nella filosofia organizzativa, come la spinta al supporto dei Piloti italiani, vedi la bellissima gara di Andolfi, nella prospettiva di ritrovare anche quell’identità più marcatamente nazionale del Rally che manca da lustri.

Personale 

È facile fare i conti, almeno a spanne, e sbalordire. Per ognuno dei 1.300 chilometri di un Rally come il “FRIS”, Fantastico-Rally Italia-Sardegna, che possiamo assumere come il Rally di riferimento, un quarto di questi sono di prove speciali. Sul “lordo” bisogna contare almeno cento persone che se lo percorrono avanti e indietro “n” volte, e una media di cinquecento commissari, uno ogni due chilometri. Il Rally è guardato a vista. “Reclutare”, istruire e organizzare un simile esercito di volontari che ce la mettono tutta, con un’esperienza alle spalle ma anche con un’età media che cresce e quindi con la necessità di “aprire ai giovani”, è un costo enorme, forse il costo numero 1, e un impegno impensabile, ma necessario, che viene affrontato rimboccandosi le maniche. Pensate che i Commissari provengono da tutta Italia, vanno coordinati e preparati al ruolo specifico che devono affrontare, e non devono, non possono sbagliare.

Ponti radio

Anche con l’epicentro fissato ad Alghero, grande trovata logistica, quasi tutta la Sardegna del centro Nord è interessata dal Rally, e la radio resta la più “antica” delle sicurezze. Oltre i GPS, il tracking, l’LTE e le diavolerie tecnologiche, non c’è niente di più immediato e rassicurante che essere a portata di voce. Se ne occupa Massimo Larecchiuta, altra materia, altro genio, un “portafogli” di mille radio rice-trasmittenti e cinquanta eventi all’anno. Il “RIS”, dunque, è coperto da sei equipe dislocate nei punti chiave del percorso, e le notizie e le comunicazioni sono “a giorno”, una diretta audio sull’evento. Il Tracking può indicare l’insorgenza di un problema, per esempio rilevare un’auto ferma sul percorso, ma l’attivazione e il coordinamento dell’intervento passa dalla radio.

Prove Speciali

Si fa presto a dire “PS”. Non è che si chiude una strada e, pronti, la Speciale è fatta. Nella migliore delle ipotesi lo sterrato, anche se in buone condizioni, deve essere “ripassato” per tornare perfettamente levigato, spesso le speciali sono disastrate, per esempio dal maltempo e dalla pioggia, e devono essere sottoposte ad un completo intervento di “lifting”, e l’ipotesi peggiore è quella della Speciale, o di un tratto di questa, da costruire o ricostruire di sana pianta. Il caso è relativamente facile quando si parla della prova inaugurale dell’Arena di Ittiri, spettacolare pienone di pubblico, ma ben più complesso quando si tratta della Speciale n° 17 e 19 Sassari-Argentiera, Power Stage finale del Rally. Per realizzare nella sua “pienezza” la stupenda PS che è già un’icona, forse più del “mitico” Miki’s Jump della Monte Lerno, sono stati realizzati ex novo alcuni tratti di collegamento tra le strade sterrate esistenti, con l’ambizioso obiettivo di realizzare una Speciale tecnicamente completa, con una variante di fondo “morbido” e con la spettacolare prerogativa di essere per metà visibile da un unico, superbo punto di vista. Bastava girare la testa, dopo aver visto le macchine volare sul crinale e scendere sulle “zetine” di un lungo tratto di montagna, per seguirle fino al traguardo nella volata finale sullo sfondo del mare. Stupefacente, da far… girare la testa!

Pubblico, Marshall, Commissari. Ovunque sul Sardegna Italia c’è un grande entusiasmo. Gli spettatori, testimoni e testimonial della passione per questo Sport eccellente, è ovvio, sono qui per questo, ma negli addetti ai lavori il fenomeno è meno frequente, a volte coperto da una patina di abitudine-noia che, riducendo tutto alla mera funzione, avvilisce il rapporto tra l’addetto e il pubblico, che “sente” l’”acredine” e reagisce di conseguenza. In Sardegna questo non accade, ed è una meraviglia. Per esempio, succede che il pubblico divertito e in vena di scherzi, risponda picche alla sicurezza che lo invita a togliere ombrelloni, sdraio e provviste dal bordo esterno della curva. È una sorta di collaudata pantomima, possibile solo quando il rapporto “istituzione-cittadino”, in questo caso organizzatore-spettatore, è buono, rispettoso, quasi confidenziale. Ma la sceneggiata può durare a lungo ed essere la causa di un ritardo sulla tabella di marcia del Rally. Della stessa “pasta” il rapporto con i Marshall “abbandonati” in cima alla montagna, che ti invitano ad andare e vedere che spettacolo c’è dietro la curva o ti suggeriscono dove andare a fare la foto invece che limitarsi al “no, non qui” sentito troppe volte, o con gli addetti ai ponti radio che, sulla montagna dalla sera precedente, ti invitano per un caffè al camper.

L’impressione è che, con 1.300 chilometri, 600 commissari, 1.000 radio, 2.000.000, duemilioni, di euro, 50 Equipaggi iscritti, e con tanti, tantissimi, infiniti particolari di un enorme insieme da gestire, qui tutto funzioni bene perché, prima di tutto, ci si è preoccupati di creare l’atmosfera di entusiasmo degna del grande Evento di tutti.

Moneta

Abituati ai pochi euro che abbiamo in tasca, facciamo fatica a contare quando gli zeri si moltiplicano. È come se centomila, un milione o un bilione avessero lo stesso, perché inarrivabile, valore. In tema di costi sono quindi poco attendibile. Comunque, a spanne e incrociando informazioni di più parti, ho dedotto che il costo del Rally Italia Sardegna si aggira sui due milioni di euro, cento più cento meno. Mezzo “pacchetto” economico è coperto dai contributi della Regione Sardegna, un quarto dai proventi delle iscrizioni, un quarto dall’ACI. Una voce importante è la “puntualità” delle erogazioni. Poiché le Amministrazioni spesso ritardano per varie ragioni, non ultima la burocrazia che le ha create, è fondamentale che qualcuno possa anticipare le cifre, e in questo caso si rivaluta ulteriormente il ruolo del ACI.

E qui arriva un banco di nebbia. Sulle pagine dei giornali sardi, già lunedì dopo l’Evento si leggeva di ACI che, impegnata nell’onerosisssssimo salvataggio di Monza, potrebbe non essere più così prodiga per la tappa italiana del Mondiale Rally, o vedersi addirittura costretta a rinunciare. Palla alla Regione, invitata quasi esplicitamente ad aumentare il carico di supporto. Il fatto che l’Italia Sardegna sia un successo, e che sia ormai saldato alla cultura dello Sport dell’Isola, risultando anche una buona operazione economica e di rilancio delle infrastrutture, offre ad ACI, che ci vede lontano, l’arma di un “ricattino” piccolo piccolo. Voi ci guadagnate, voi pagate tutto. Altro braccio di ferro in vista?

Non abbiamo parlato di permessi. Comuni, province, regione, pubbliche amministrazioni, enti e assessorati. Non basterebbe un libro, e sarebbe allo stesso tempo il romanzo più stupefacente e noioso della sfida. Ci interessava il lato dell’organizzatore “pratico”.

Prendiamo, dunque, tutto quanto abbiamo visto come una prova della grande vitalità del Rally, e del genio degli uomini che hanno ricostruito, ridisegnato, adattato e enfatizzato il ruolo del Mondiale WRC in Italia, trapiantandolo con grande lungimiranza in Sardegna, unica Terra in grado, oggi, di accoglierlo in una forma moderna e di successo. Oltre all’aspetto creativo, che non si discute, il “segreto” per sconfiggere i punti deboli del Rally, per fortuna pochi e circoscritti, è avere un’infinita, certosina cura del dettaglio. In questo modo tutto può funzionare. L’impressione è che, con 1.300 chilometri, 600 commissari, 1.000 radio, 2.000.000, duemilioni, di euro, 50 Equipaggi iscritti, e con tanti, tantissimi, infiniti particolari di un enorme insieme da gestire, qui tutto funzioni bene perché, prima di tutto, ci si è preoccupati di creare l’atmosfera di entusiasmo degna di un grande Evento di “proprietà” di tutti.

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