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Villa Carlos Paz, 23 Aprile. Saturday Night in Villa Carlos Paz. Il vostro caro fotografo ci ritorna dopo una giornata micidiale. Sveglia a metà della notte per andare a fare le foto alla speciale prevista per le dieci di mattina, e in più ritardata di altri venti, lancinanti minuti. La mattina scorre quasi piatta, o serena, dipende dai punti di vista. Comunque languida. Gli Equipaggi cercano ancora di tenere le Macchine lontane dai guai. La falcidie dello scorso anno è rimasta ben impressa, e sembra ricordare che, se possibile, è meglio stare un po’ al di sotto del limite e mettersi al riparo dalle sviste con un supplemento di concentrazione. Funziona, per ora pochi danni. Solo in due hanno deciso di stare un po’ di più sul filo del rasoio: Latvala e Paddon. Il finlandese della Volkswagen, all’inseguimento di una vittoria storica per VW, punta più che altro al raddoppio dopo il successo di due anni fa. Approfittando del fatto che Ogier è apripista, Latvala ha anche la strada spianata per dimostrare che... vedremo poi se e cosa è riuscito a dimostrare.
L’altro che va forte è Hayden Paddon, favorito da una situazione ottimale nella quale è al centro. La Hyundai i20 New Generation in assetto da guerra per i terreni argentini è efficacissima, al punto da perdonare la non perfetta scelta di gomme operata dal neozelandese
Ogier è alla prova che dimostra quanto sia frustrante il ruolo di primo a partire imposto da un regolamento fatto da uno che non ama i fuoriclasse. È la lunghissima e infernale Los Gigantes – Cantere El Condor, 38 chilometri di agonia. In una Speciale come questa pulire la strada è un sacrificio enorme, per di più accompagnato da un senso di debordante frustrazione mentre regala secondi e posizioni agli avversari. L’altro che va forte è Hayden Paddon, favorito da una situazione ottimale nella quale è al centro. La Hyundai i20 New Generation in assetto da guerra per i terreni argentini è efficacissima, al punto da perdonare la non perfetta scelta di gomme operata dal neozelandese. A tratti Paddon riesce a intravedere la possibilità di un successo che, non più così lontano, cambierebbe la sua vita per sempre, da bene in meglio. Ma non ci pensa, e questa è la grande differenza. Il ritmo imposto dai due Equipaggi è quasi al limite, su quel filo che richiede il massimo della prontezza di riflessi e anche un po’ di fortuna.
Paddon ha vinto le due prove iniziali, i primi passaggi sulla Villa Bustos e sulla Los Gigantes, ma in entrambi i casi Latvala ha collezionato due “sereni” secondi posti limitando il ritardo a un paio di secondi a PS. Il primo passaggio sulla brutta Boca del Arroyo, 20 chilometri, è però di nuovo favorevole a Latvala, che in un colpo solo si riprende i quattro secondi persi, più due di mancia, e migliora a proprio vantaggio la già buona situazione congelata al termine della prima tappa. Al servizio di assistenza di metà giornata il Rally ha confermato l’andamento tracciato sommariamente con la prima tappa, e l’identikit del presunto vincitore è biondo, con gli occhi chiari e un largo sorriso. Piccolo briefing di metà tappa, Jost Capito suggerisce a Latvala che non solo il Rally è nelle sue mani, ma anche la vittoria, a patto che il Biondo inizi e riesca ad amministrare i tre passaggi successivi sulle Prove già viste.
Ma qualcosa non funziona, a bordo pista è difficile accorgersene. Anzi, con la successiva vittoria nel secondo passaggio a Villa Bustos, si è portati a credere, sostenuti dal fatto che Paddon lamenta un difficile controllo del retrotreno a causa dei pneumatici, che Latvala guadagni molto più di quanto investe, e che possa “uccidere” il Rally per mancanza di avversari.
Ammetto che la situazione è un rebound emotivo dell’edizione 2015 del Rally Argentina. L’anno scorso ogni tre minuti succedeva qualcosa di grosso, e la lista dei colpi di scena non finiva più. Quest’anno non succede nulla e la Gara è impostata su piccoli passi, poco spettacolari in rapporto con quanto già visto, e quindi quasi noiosa. Abbiamo preso un grosso granchio, e stiamo per accorgercene, a un passo da una sveglia memorabile.
Arriva il secondo passaggio sulla Los Gigantes. Adesso le cose dovrebbero andare in po’ meglio per Ogier, e l’interesse si sposta sulla verifica della tenuta di Paddon all’attacco prevedibile del Campione del Mondo che, non dimentichiamolo, non ha mai vinto in Argentina e sicuramente ci tiene ad essere l’arma con la quale Volkswagen potrebbe infrangere il proprio record di 12 Rally vittoriosi consecutivi.
Arriva dal tam tam dei telefonini un “noticion”: Latvala è fermo al chilometro 21. Da non credere, e non ci crediamo. Ma come, all’intermedio era ancora più avanti!
Si parte. Ogier abbassa sensibilmente il suo tempo, Sordo fa un po’ meglio, un secondo a spiccioli, Paddon ancora meglio, un altro secondo. È Paddon che rintuzza puntigliosamente ogni attacco di Ogier, oppure quest’ultimo che non si è ancora deciso a tirare fuori gli artigli? Mentre ci poniamo questa domanda, cruciale per il momento “storico”, e ci dimentichiamo che Ogier andrebbe preso come l’unità di misura della differenza di… potenziale tra ambizioni e reali possibilità nella circostanza, arriva dal tam tam dei telefonini un “noticion”: Latvala è fermo al chilometro 21. Da non credere, e non ci crediamo. Ma come, all’intermedio era ancora più avanti! Spulciamo alla ricerca di una smentita, ma arriva la conferma. Fermo per incidente, la Polo R danneggiata seriamente. Non sarà la numero 2 a vincere il Rally Argentina di quest’anno.
Di colpo il Rally diventa drammaticamente interessante, clamoroso. Che errore può aver fatto Jari “Matto” Latvala? Quello di voler dimostrare che esiste un piazzamento ancora migliore del primo posto? L’incidente di Latvala ricorda vagamente l’altro passo falso del finlandese al Monte-Carlo di quest’anno. Un taglio di “esse” e la toccata, lieve, di lato, lo sbilanciamento della macchina che inizia a ondeggiare e tocca un’altra volta, ormai fuori controllo. Diverse le velocità, al “Monte” era finita lì, o meglio era finita in mezzo al pubblico e con un fotografo tra i piedi, ma in Argentina, dove il secco e il contesto lo consentono, l’elevata velocità si traduce in una serie di tonneau e la Polo passata, indenne dal punto di vista strutturale e della sicurezza, al frullatore. Finita lì la corsa di Latvala. E chi se la sente di condannarlo? E poi, è un errore, l’urto eccessivo contro la roccia, o un cedimento della sospensione, come ipotizza lo stesso, sconcertato Latvala?
Fuori Latvala, con dispiacere, adesso cambia tutto. Paddon ha trenta secondi di vantaggio su Ogier, e lasciamo perdere i tre quarti su Mikkelsen e il minuto su Sordo. Quando mancano tre prove speciali e meno di 60 chilometri sulle speciali sulla Mina Clavero – Giulio e sulla mitica El Condor Copina che è anche Power Stage, il Paddon mai visto prima ha la possibilità di ottenere il primo successo personale e di diventare il primo neozelandese a vincere una prova di Mondiale WRC. Tutto questo reso possibile dal progresso Hyundai, evidente.
Ogier permettendo. C’è la possibilità che le parti si invertano.
Foto: Manrico Martella, Federico Baratella, Santi Monti, Gustavo Tissera, Javier Leali, Walter Esper - PURE WRC