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Mikolajki, 6 Luglio. Tutto è finito come era iniziato. 300 chilometri di prove speciali velocissime, di spettacolo puro e di agonismo raffinato, di valori in campo, tecnici e umani, stratosferici. E pensare che il contenuto basilare del lungo week end polacco era già tutto lì, “criptato” nel biglietto da visita che Sebastien Ogier aveva presentato al termine del primo e inaugurale Super Special Stage, altro biglietto da visita, questa volta dei polacchi, che l’arena l’avevano costruita nel 2009 proprio per consentire ad attori di quel calibro di mandare in scena spettacoli di questo genere. Di biglietto in biglietto, di pizzino in pizzino, per 19 Prove Speciali Ogier non ha fatto altro che “spiegare” meglio ciò che aveva annunciato le sera di giovedì, vernissage del 72° Lotos Rally Polonia.
Ogier è andato subito in testa, ha vinto tutte le giornate di gara, due secondi su Mikkelsen il venerdì, meno di uno e poco più di cinque il sabato e la domenica, sempre su Tanak, ha incrementato di poco ma costantemente il suo vantaggio, e vinto anche il Power Stage con i suoi tre punti supplementari la domenica. Niente di più, non era possibile, e niente di meno di quello che ormai ci si deve attendere dal fuoriclasse francese ogni volta che partirà per una Prova di questa stagione. Ebbene, ci sono voluti tre giorni di corsa straordinariamente intensa per decifrare un “indizio” che era semplice e chiarissimo sin dall’inizio: il “pacchetto” Ogier-Volkswagen Polo R non lo batte nessuno. Visti da questa angolazione, i due Rally Mondiali “lasciati” a Meeke e Latvala, rispettivamente in Argentina e Portogallo, sono sempre più sfumati nella memoria. Come eccezioni che confermano la regola, si diluiscono ad ogni appuntamento che passa in un titolo bassissimo di “contaminazione” della stagione di Ogier che, ormai oltre metà Campionato, è magnificamente perfetta.
Undici secondi e spiccioli, il margine lievissimo al termine del Rally. Non è una “goleada”, teoricamente è un vantaggio rosicato, ma assume le proporzioni monumentali di una vittoria quasi senza precedenti, proprio quella che ancora manca a Mikkelsen, che pure era salito nel Nord-Est della Polonia con le idee, e le possibilità, chiarissime. Proporzionalmente, ha fatto meglio Ott Tanak, che ha scatenato una guerra senza quartiere, che all’inizio aveva fatto ben sperare di potercela fare e che, nel finale, ha congelato anche le velleità di un rientro sul podio di Latvala, invece vittima di un incidente a pochissimi chilometri dalla fine.
Da quando Ogier e Mikkelsen hanno la stessa macchina, i due compagni di squadra sono sempre molto vicini e offrono uno spettacolo da spellarsi le mani, ma a questo punto il risultato più evidente è che Ogier è sempre più imbattibile e, quando i due compagni di squadra “scatenano l’inferno”, le Polo R si staccano dal gruppo e fanno corsa a sé, lasciando nella polvere tutto il resto della banda.
Banda agguerrita, certamente, ma che finisce per uscire da ogni Rally di questa stagione con esiti costantemente in bilico tra magre soddisfazioni e crescenti frustrazionito
“Banda” agguerrita, certamente, ma che finisce per uscire da ogni Rally di questa stagione con esiti costantemente in bilico tra magre soddisfazioni e crescenti frustrazioni, con l’ago della bilancia sempre più raramente spostato verso il più. Ecco come accade che si finisce per dare credito al minino spiraglio di spostamento degli equilibri, e per esaltare giustamente il pur bravo Meeke vincitore in Argentina, il Paddon che in Italia è riuscito a mettere per un attimo le ruote della i20 davanti a quelle della Polo, e il Tanak “bombardiere” che in Polonia è partito come un missile portando le “indagini” su una falsa pista. Oggi Meeke è rientrato nei ranghi e conclude al settimo posto, sulla sua gara pesa il brutto incidente dello shakedown, ruote in aria dopo poche centinaia di metri, e a suo vantaggio arriva la foratura dell’ultimo minuto che ha fatto perdere una posizione al bravissimo Robert Kubica.
Paddon, mai “pericoloso” come lo era stato in Sardegna, è stato bravo, tanto è vero che nell’ultima Speciale, il Power Stage di Baranovo, poco meno di 15 chilometri a “fuoco”, ha ricevuto direttamente dalla mani di Latvala, “incartato” a metà dell’ultima Speciale, il quarto posto che il finlandese aveva detenuto fino a pochi chilometri dalla fine. Del resto Latvala, quinto assoluto, ha giocato il tutto per tutto, e l’errore ci stava poiché contro il Tanak visto in Polonia il curriculum non bastava, e il tentativo di recuperare quel secondo rimasto come un nervo scoperto alla fine della tappa di sabato presupponeva di andare a cercare, insieme alle credenziali per il podio, anche una buona dose di rischio. Ott Tanak ha pienamente meritato il terzo posto sul podio di Mikolaijki, venerdì mattina è stato il più bravo e veloce di tutti, il pomeriggio ha pagato, insieme a una cattiva scelta di pneumatici, spina nel fianco di quasi tutti gli Equipaggi, un problema al cambio, sabato ha cercato disperatamente di risalire oltre quel terzo gradino del podio che poteva stargli stretto, e domenica ha sigillato il più importante risultato della sua carriera, salvando nel contempo le quotazioni in discesa delle Fiesta WRC.
Restando in tema di marche, così come il podio di Tanak viene buono a Ford e il risultato di Meeke, settimo, prova a salvare in qualche modo il week end delle Citroen, il quarto posto di Paddon lascia comodamente nell’anonimato sia Neuville che Sordo, troppi errori, talento grezzo e nessuna ricerca di miglioramento per il belga, e ritmo da chi l’ha visto? per lo spagnolo, ma sottolinea la crescita delle Hyundai, che nel complesso possono archiviare anche questo Rally con un bagaglio di esperienza e di sensazioni positive che è legittimo e corretto.
Se è buono il sedicesimo posto assoluto ottenuto da Lorenzo Bertelli e Lorenzo Granai, per concludere, è decisamente ottima l’inedita affermazione di Simone Tempestini
Il clima di disagio e di traballanti umori che genera dallo strapotere Vokswagen è anche, per molti dei piloti che soffrono il vano inseguimento delle Polo, all’origine di una singolare falsificazione dei valori reali. Non appena saputo che aveva battuto Ogier nella prova più lunga del Rally, per esempio, Tanak, invece di gioire per la sua bravura, non ha trovato di meglio che convertirla in un discutibile anatema contro le VW, e Neuville, che alla fine di una Gara decisamente discutibile è uscito dall’ultima speciale con un albero piantato nella sua i20, sì è inventato la bugia di essersi divertito e di aver disputato un buon Rally. Almeno Sordo, tanto per fare un altro esempio, non ha cercato scuse, se l’è presa con la propria incapacità di trovare la misura con le difficoltà di un Rally così veloce e sensibile a qualsiasi sbavatura di guida, ha detto che deve migliorare in Finlandia dove ritroverà una Corsa veloce, e buonanotte ai suonatori.
In Sardegna una R5 aveva fatto faville, la Peugeot 208 T16 di Paolo Andreucci nella top ten, al punto che molti si chiedono ancora come mai il “senatore” del CIR non si distrae ogni tanto con una “scappatella” Mondiale. In Polonia le R5 in vista sono state due, le nuove Skoda Fabia di Esapekka Lappi e di Pontus Tidemand. Il Rally polacco non è l’esame corretto per stabilire se la nuova macchina è già vincente, ma è un fatto che sul veloce né una Ford né una Citroen sono riuscite a far di meglio, e il leader WRC2 della vigilia Nasser Al-Attyiah, registra, magari è solo sfortuna, uno zero significativo che sa tanto di cambio della guardia.
Se è buono il sedicesimo posto assoluto ottenuto da Lorenzo Bertelli e Lorenzo Granai, per concludere, è decisamente ottima l’inedita affermazione di Simone Tempestini che, con Chiarcossi al fianco e al termine di un rocambolesco duello con il gallese Pryce durato l’intero week end, ha portato una delle Ds3 alla vittoria della Junior.