Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Alle dieci di sera Paolo Andreucci pare indeciso se festeggiare o… andare a letto. A bordo della 208 T16, in un giorno il Campione d’Italia ha già fatto un Rally del CIR e mezzo, e c’è aria di grande successo. Nelle prime tre speciali ha “piazzato” tre vittorie. Ma il confronto con il Rally Italia Sardegna sa di Mondiale e di polvere, e nel contrasto tra idillio e “rischio”, il toscano preferisce andare a dormire. Questa è la strategia migliore.
Pensare più ad amministrare l’energia, personale e della macchina, che al risultato, che mai come in un Rally così difficile è conseguenza del “controllo” delle energie. Intanto è vincente la sinergia, tra il Pilota e la Macchina.
Paolo Andreucci
«Questa è una gara che si “scrive” solo alla fine. È una massima che vale per tutte le competizioni, certo, ma qui si capisce esattamente cosa vuol dire! Gli organizzatori sono stati bravi, hanno disegnato un grande Rally. Si devono essere messi d’accordo con Peugeot Sport Italia per farmi un bel regalo per i miei cinquant’anni, e invece del solito pacchetto-regalo mi hanno messo in mano un cilindro-regalo dal quale esce di tutto. È il Rally Perfetto, ma la definizione mi viene dal film La Tempesta Perfetta. Mi rendo conto che per uscire da questa tempesta bisogna stare prima di tutto attenti alle ondate più forti e poderose, e poi bisogna tenere saldamente tra le mani il… timone.»
Vorresti sembrare disperato o sdrammatizzi?
«Né l’uno né l’altro. Voglio dire che è una gara difficile, impegnativa, logorante. Bellissima e molto lunga. Penso che sia lunga anche per il mio Team, che passa l’intera giornata a seguirmi al monitor, e immagino che anche per loro sia logorante. In pista ci si diverte molto, ma bisogna stare attentissimi, concentrati, vigili. Sulle strade nuove del Rally, soprattutto, abbiamo fatto due gare diverse. Sulle prime speciali sono andato forte, e sono rimasto anche un po’ sorpreso, ma più avanti, nel secondo giro, è cambiato tutto. Le piste smosse dal passaggio delle macchine hanno fatto affiorare i sassi. Tanti sassi. In Sardegna non dicono sassi o pietre, dicono sempre “pietre e sassi”, per farti capire quante ce ne sono. Ecco, nel secondo giro ti capita così: una pietra, un’altra pietra, una fila di pietre, pietre a perdita d’occhio. Bisogna vederle ed evitarle, e quando sono in fila, così, micidiali, bisogna impostare la traiettoria per evitarne il più possibile.»
È pericoloso?
«Non in senso stretto, ma per il risultato, per la gara, sì. Mi pare che sin dalle prime Speciali più di un Pilota non le ha gradite. Ma il pericolo, se parliamo di pericoli, è la polvere. Se ne sollevano delle nuvole spettacolari ma incredibili, e a causa dello scirocco capita che non sempre la polvere sia dietro. Ho dovuto rallentare per aspettare che la nuvola sollevata da un concorrente partito prima di me diradasse, e una volta è successo che un colpo di vento ha ribaltato la situazione e mi si è parato davanti un muro impenetrabile di polvere. Non ci ho visto più, no, non dalla rabbia, letteralmente, e sono andato dritto a un bivio! Calma Paolo, non esagerare.»
E la 208 T16, qui al confronto con i titani?
«Una rollsroysse! Tra le Pirelli e i Racing Lions ho un assetto perfetto, molto efficace e “confortevole” sulle strade diversamente lisce della Sardegna. In assoluto è Davide contro Golia, ma la mia 208 T16 è una R5, ricordate?»