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Llandudno, 15 Novembre. Beh, non c’è dubbio, ormai l’hanno capita tutti quanti. Essere arrivati al termine della maratona del secondo giorno del Rally Galles Gran Bretagna è allo stesso tempo un premio e il più importante degli ammonimenti.
Nove prove speciali, 142 chilometri contro il cronometro su un totale di quasi settecento, e un’interminabile programma di gara concluso quando da queste parti non resta da fare altro che andare a nanna, sono gli elementi impressionanti che compongono lo schema esemplare di una grande giornata di Rally. E un buon motivo per tirare tardi. Lo è per una folla di appassionati che meritano la bravura e l’impegno dei più forti specialisti del Mondo, per un lungo week end a completa disposizione della passione britannica. Uno spettacolo che vale l’eternità dei Rally.
Vento e pioggia, a piacere, ma da queste parti non fa notizia. Un po’ di sole sì, ma non basta certo a modificare il coefficiente dell’impegno minato dal tarlo dell’incertezza. Ecco perché arrivare alla fine di una delle giornate più massacranti e incerte dell’intera stagione, la Corsica sembra già dimenticata, deve per forza appagare e, ove necessario o almeno opportuno, placare gli ardori.
Non è cambiato nulla, in testa alla corsa, rispetto alla prima giornata. Ogier ha fattoi sue quattro speciali e, sostanzialmente, controllato la tappa che comunque ha vinto. Di precisione, magari rinunciando ad una punta di orgoglio, e con la testa all’assurda sciagura che ha colpito la sua Capitale, ma puntuale laddove c’era da assecondare la situazione ed ottenere il massimo.
Consapevole di avere l’”arma” imbattibile, e di essere il migliore soldato della sua armata, Ogier ha vinto la tappa quasi senza combattere. Del resto, lo scenario nel quale si è mosso il fuoriclasse francese era quello di una fortezza più che di un campo di battaglia.
Alle sue spalle, infatti, come previsto sia Meeke che Mikkelsen si sono guardati bene dal cercare di rimescolare le carte, puntando invece al concreto. Mikkelsen ha anche vinto un paio di Prove, ma non si è mai mosso abbastanza da insidiare Meeke davanti a lui, e il lavoro più bello lo ha fatto proprio l’irlandese.
Accantonata sin dall’inizio l’ambizione di mettersi in mostra davanti al suo pubblico, Meeke ha capito subito qual era il suo posto, o meglio a quale distanza dagli inarrivabili Ogier e Volkswagen. Così facendo ha corso in modo perfettamente regolare e “pulito”, spaziando liberamente in quel cuscinetto-limbo di un minuto tra i due Piloti Volkswagen, ed è andato all’ambito riposo del sabato sera con un secondo posto che, date le circostanze, lo premia in un modo che è solo meno appariscente di una vittoria.
Massima circospezione, la “legge” per queste condizioni, e perfetta attenzione contro i rischi potenzialmente enormi di un qualsiasi eccesso. È il massimo risultato possibile, perfetto equilibrio nella relazione tra aspirazione e reali possibilità.
Fuori dal podio, per capire quanto giochi di fino lo stress di una giornata così pesante, basta riferirsi a un paio di eventi cruciali. Il primo ha per protagonista Thierry Neuville, davvero “sciagurato. “Libero” da ogni tipo di pressione, il belga è partito come un fulmine nelle prime due speciali, e le ha vinte entrambe, ma non è riuscito a controllare l’euforia e, solo tre speciali più avanti, lungo il primo passaggio sulla Dryfnant, ha messo la macchina sul tetto, e per di più in mezzo alla strada cosicché il primo ad accorgersene è stato il sopraggiungente Ogier. Niente da aggiungere, ammesso pure che il belga non sia troppo fortunato.
Il secondo evento è nel confronto tra Ostberg, Sordo e Tanak. Il più “tranquillo” doveva essere Ostberg, quarto all’inizio della giornata con un buon margine. Questo non ha impedito al norvegese di andare a “cercarsi” una foratura, di finire in un fosso, fumarsi con gli interessi quei trenta secondi che erano un capitale e, a fine giornata, ritrovarsi quattro posizioni più in basso.
Addirittura alle spalle di Paddon e Evans che, per la verità, non si sono mai visti. Senza colpe Sordo, ma anche senza fortuna, se è vero che la sua i20 ha accusato un problema al cambio e per questo lo spagnolo ha pasticciato su un “rampino” della seconda Dyfi, decima speciale del Rally.
È così che il “colpo gobbo” lo fa Ott Tanak, non solo vincitore della terzultima speciale, la Chirk Castle, ma ora quarto a… quattro Prove dalla fine. L’estone non è nei giochi per il podio, naturalmente, ma il risultato che sfiora è buono per l’avvenire, e di certa soddisfazione per M-Sport.
500 successi in tre anni a partire dal Montecarlo del 2013, su un totale di 713. A parte l’espressiva pietra miliare nella storia della Squadra di Jost Capito, è il dato relativo che è sbalorditivo. 500 su 713, una media stratosferica del 70% di vittorie
Dopo la 13ma Speciale il service, su i “trespoli” con la batteria di fari di profondità, e le ultime due prove speciali, Dyfnant 2 e Aberhirnant, partono con il buio. È un finale spettacolare, che risveglia anche una certa motivazione. Non è un caso che Mikkelsen vinca la penultima prova, e Ogier la quindicesima e ultima della giornata. I due compagni di squadra alimentano e si giocano la sfida della 500ma vittoria della Polo R WRC.
E tocca a Ogier anche questa medaglia. 500 successi in tre anni a partire dal Montecarlo del 2013, su un totale di 713. A parte l’espressiva pietra miliare nella storia della Squadra di Jost Capito, è il dato relativo che è sbalorditivo. 500 su 713, una media stratosferica del 70% di vittorie.