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Trier - Oltre duecentomila spettatori. Un mare di appassionati che si sono dati appuntamento con una data storica del Mondiale Rally, una delle ultime della serie inaugurata tre stagioni fa. Un appuntamento rimandato di anno in anno per la terza occasione, è vero, ma questo rende onore all’incertezza dello Sport e, semmai, esalta l’impresa apparsa per ben due volte impossibile, negata dall’imperscrutabile cinismo della sorte.
VW conquista anche l'ultimo fortino del WRC
Adesso anche l’ultimo, agognato tassello del puzzle è andato al suo posto, e Volkswagen può ben tirare un grande sospiro di sollievo. Era andata male nel 2013, idem l’anno successivo, ma non c’è stato due senza tre, e adesso la lunga riga di successi ottenuti dalla Squadra di Jost Capito si arricchisce di un nuovo record. Le Polo R WRC hanno vinto tutti i Rally del Campionato del Mondo a cui hanno partecipato, almeno una volta, e quella del Germania diventa una data storica di una storia corta tre anni ma non meno travolgente, entusiasmante. Chissà cosa sarebbe successo se questo non fosse accaduto, se ancora una volta la Volkswagen se ne fosse uscita dal Rally di Casa con le corna spuntate.
Nulla di serio, probabilmente, nessuna “panchina saltata”, nessun “giocatore” condannato alla panchina. Solo, probabilmente, una maggiore, desolata considerazione dell’imponderabile ultra umano. Magari una risata ironica. Adesso la Squadra tedesca per definizione può guardare avanti con maggiore serenità, e non minore impegno, al futuro primato che la vedrebbe imbattuta per un intero ciclo prima dell’avvento del nuovo regolamento che mescolerà di nuovo le carte nel 2017. E intanto, dopo la Golf GTI di Kleint che aveva scritto il nome della Casa nell’albo d’oro del Rally di Germania non ancora Mondiale, era l’ormai lontanissimo 1987, anche una Polo entra nella leggenda del Rally tedesco.
Pressione alle stelle
C’era pressione sui Piloti Volkswagen? Sì, moltissima, senza alcun dubbio. Il modo con cui i Piloti avevano buttato via i successi del 2013 e 2014 non poteva avere un antidoto scientifico, e due edizioni di sfortunate, umane circostanze hanno finito per pesare, posto che la rivincita poteva passare solo attraverso un categorico uno-due-tre, come un macigno sulla gara dei tre Piloti VW. Ne è dimostrazione il fatto che, dopo aver dominato in lungo e in largo venerdì e sabato, vincendo 14 prove speciali, sette venerdì, sei sabato e una soltanto domenica, le due singole giornate e stando sempre, costantemente in testa, Ogier, ormai al sicuro, alla fine ha “mollato” e ha lasciato che la sua Corsa finisse sulla potente onda inerziale dei primi due giorni di gara. Neanche uno dei sei punti messi in palio dal Power Stage finale, i tre andati a Latvala, e di conseguenza un anonimo, quasi incredibile quarto posto nella giornata finale, alle spalle oltre che del Compagno di Squadra, anche dei redivivi Dani Sordo e Elfin Evans. Se non è sentire la pressione questo…
Ma anche in questa circostanza Ogier è stato da manuale. Questa era una situazione sostanzialmente nuova. L’imperativo di Volkswagen di vincere, l’”opportunità” che fossero tutte e tre le macchine a dominarlo, e il peso della… storia. Ecco come Ogier, di fronte all’incognita della congiuntura e alla… cabala, ha deciso di cancellare tutte le ambizioni personali e si è messo completamente a disposizione della “missione”. Della “congiuntura” dell‘ultimo giorno di gara ha approfittato Latvala, vincitore alla fine di sei Speciali, che aveva invece morso il freno, e che non aveva capito come mai non era riuscito ad andare forte come le sensazioni gli dicevano (pressione Jari, pressione…). Dunque il finlandese si era di buon grado “accodato” al leader del Rally, del Mondiale e della Squadra consapevole che anche in quell’incerto e “sacrificale” secondo posto c’era una parte chiave del “lavoro” assegnato ai Piloti dal Boss.
Nel week end di Volkswagen, si sono svegliati tutti e molti hanno fatto vedere qualcosa di veramente buono
Quello più a rischio, almeno all’inizio del Rally, era forse Andreas Mikkelsen, che si era subito dovuto accorgere che un altro Pilota “sotto pressione” era intenzionato a mettere le ruote della sua Citroen in mezzo alla marcia trionfale annunciata di Volkswagen, Chris Meeke. Per fortuna di Mikkelsen, e per sfortuna dell’irlandese, Meeke usciva di strada, e sostanzialmente di scena, già durante la sesta speciale del Rally. Con le due Hyundai di Sordo e Neuville, “vivi” ma non altrettanto costanti, Mikkelsen non ha avuto difficoltà a prendere le misure, e la sua gara da guardiano di coda dell’armata Volkswagen è risultata forse un pelo anonima, ma non meno determinante sul piano del risultato finale voluto. Grande risultato globale, grandissima Squadra. Vengono in mente le parole di Luis Moya, leggendario navigatore di Carlos Sainz e ora ambasciatore Volkswagen nel WRC: “Impossibile immaginarne una migliore di questa!”
E gli altri?
Parliamo degli altri. Per fortuna, nel week end di Volkswagen, si sono svegliati tutti e molti hanno fatto vedere qualcosa di veramente buono, ma questo non significa che hanno girato pagina e che da domani, Australia, le cose andranno in modo rivoluzionario. È importante che i “minacciati” Sordo e, indirettamente, Neuville si siano presi il cuore in mano e che abbiano restituito a Hyundai la dignità di ruolo che merita. Quarti e quinti dopo essersi alternati nella posizione per tutto il fine settimana. Non male per loro, peggio forse per il neo-promosso (dall’Australia) Paddon che è scomparso dal ruolo di lieta sorpresa a causa di un turbo capriccioso.
Ingarbugliata la situazione di Citroen. Le Ds3 vanno forte, e quando possono lo dimostrano, ma non tutto fila liscio. Senza gloria e senza infamia Ostberg, settimo, partito male e ripresosi strada facendo, ma Meeke, che si è rimangiato in tre gare la gloria acquisita con la vittoria in Argentina, e che va fortissimo, non si discute, è una spina nel fianco. Non è costante, e anche questa volta è scivolato su una buccia di banana… anzi di terra, fumandosi grosso modo almeno un quarto posto, se non addirittura il podio, importante. L’irlandese va messo a registro, e tocca ancora una volta al suo mentore moderno, Yves Matton, che non può dormire sonni tranquilli. Una pausa di respiro meno affannoso viene dall’eccellente debutto sulla Ds3 di Stephane Lefebvre, decimo e per poco non vincitore di una speciale alla sua prima apparizione tra i Grandi con una Macchina da grandi.
Venerdì non era certo giorno di… Fiesta. Evans e Tanak erano sesto e settimo. Evans era risalito fino al quinto posto, ma poi un problema di freno a mano ne aveva… frenato la scalata. L’”Elfo” non si è dato per vinto e, se non altro, nel finale è riuscito a tenere dietro la Citroen di Ostberg e a vincere una speciale, la terz’ultima del Rally, privando Volkswagen dell’en plein. Note finali, in ordine sparso. Perso per strada sin dall’inizio Esapekka Lappi, la Skoda Fabia R5 si è mantenuta sulla cresta dell’onda con la vittoria di Jan Kopecky. La nuova macchina va forte, e Al-Attiyah, il “Principe” del Qatar vincitore della Dakar e fino a qualche tempo fa maggiore candidato alla vittoria tra le WRC2, l’ha scelta per finire la stagione e ne è entusiasta.
A Ogier, in Australia, per fare il tris Mondiale basterà arrivare davanti a Latvala. Match point
Kubica: conto salato dal meccanico
Va fortissimo anche, e non manca un Rally che lo confermi, Robert Kubica. A un pelo dal punto di Power Stage, il polacco tuttavia ha ancora una volta “speso”. Molto. Motori, parabrezza, ruote e sospensioni sul conto del meccanico, senza parlare della fattura del carrozziere, ma contrariamente a quanto pensano in molti, e cioè che Kubica non caverà un ragno dal buco, questo è un Pilota da tenere in seria considerazione, senza lasciarsi fuorviare dal fatto che, per prendere le misure della nuova disciplina, il polacco naturalizzato, di fatto, italiano, ha scelto la via dell’oltre-il-limite.
Buona la prova di Andrea Crugnola, ventiduesimo assoluto con la Renault Clio R3 e, pur senza avversari, vincitore di categoria, e buon per Max Rendina che, nonostante una foratura che gli è costata un incidente e l’obbligo a rimontare, torna in testa al Mondiale Produzione con la sua Evo Lancer X. Si passa ora al Rally di Australia, dal dieci settembre. Volswagen può portare a casa tre Titoli: Piloti, Navigatori e Costruttori. A Ogier, che ha già vinto sei volte quest’anno, per fare il tris Mondiale basta arrivare davanti a Latvala. Match point.
Piero Batini-Manrico Martella