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Ajaccio, 2 Ottobre. Non è solo tornare dall’Australia e ritrovare la “vecchia” cara Europa. È fare un salto in un altro pianeta e in un’altra epoca, seppure non troppo lontane entrambe, e ritrovare il Tour de Corse, il Giru de Corsica, che riapre le sue porte al Mondiale, e viceversa il WRC che torna su queste curve del mito dopo essere stato lontano per ben sette anni. Insomma, era ora!
Peccato che i Titoli siano ormai tutti assegnati, Sebastien Ogier, Julien Ingrassia, Volkswagen, perché il Corsica diventerebbe un Mondiale Colosseo, memorabile. Peccato, ma non è detto. Il Corsica resta un Rally quasi inquietante per le sue spietate difficoltà. Le prove speciali lunghissime, gli asfalti in un campionario completissimo, compresi alcuni acuti di prototipi di manto stradale, poche palettate di bitume quasi fossile che delimitano una striscia improbabile per una moto, figuriamoci per le auto-missile del WRC! E gli scenari da mozzare il fiato, mare, roccia, montagna, nuvole, e la tipologia delle strade, interminabili serpenti di asfalto tra il costone di roccia e lo strapiombo sul mare. E le curve!
Il logo del Tour de Corse è una curva stilizzata, il suo nick name è Rally delle 10.000 curve. Nessuno lo sa, se è un modo di dire o una cifra simbolica. Nessuno si è mai preso la briga di contarle, e nessuno ha pensato di farlo sul radar o sulle note riscritte o scritte, come nella maggior parte dei casi, per la prima volta. Altro per la testa. Altri pensieri più densi del rispetto e della verifica di un soprannome emblematico. «Se non sono diecimila, la cifra reale non può essere molto lontana» - si limitano a dire i navigatori – «In compenso non c’è un rettilineo, su tutto il percorso, più lungo di 200 metri!». E se non sono diecimila sono un milione le varianti di… curva. Appena accennate, in una catena infinita di destra-sinistra, pochi gradi in un senso, pochissimi nell’altro, quasi una linea ottica che ne infila una decina, come perline di una collana. Oppure i “classici” tornanti, come e quanti ne vorranno Piloti e Navigatori. C’è addirittura un rampino, Speciali numeri 3 e 5, per il quale gli organizzatori hanno previsto una via alternativa, nel caso il lavoretto di freno a mano non funzioni troppo bene o che la macchina sia di quelle difficili da manovrare.
Peccato, dicono, ma non è affatto detto che la battaglia si sviluppi non meno avvincente su altri temi.
Tutto sommato è un Rally per vedere come se la cava Sebastien Ogier, già allo stato dell’arte nell’amministrare il vantaggio tecnico che la sua Volkswgen gli da, anche in un Corsica che non si risolve, nel bene, in una prova-capolavoro e, nel male, neanche con un errore di “media levatura”. Un Rally la cui vittoria va cercata nella costanza di rendimento alla distanza, sulle diecine di chilometri di ogni PS, perché se c’è tempo e strada per recuperare, c’è tempo e distanze per farsi saltare i nervi dalla stanchezza. Delle nove Speciali in programmi, fatta eccezione l’ultima, che essendo Power Stage è di poco al di sopra dei 15 chilometri, le altre otto che compongono il puzzle di tre giorni infernali di Rally sono tutte comprese tra un minimo di trenta e un massimo di poco meno di cinquanta chilometri! Altra roba!
Peccato che i Titoli siamo assegnati, ma niente affatto, insomma, perché sarà un Rally che tutti i migliori si sentiranno in dovere di cercare di vincere.
C’è chi è preoccupato per il meteo. E fa bene ad esserlo, soprattutto quando si tratterà di scegliere le gomme pensando a mezza speciale sul bagnato e un finale sotto il sole, o viceversa
C’è chi è preoccupato per il meteo. E fa bene ad esserlo, soprattutto quando si tratterà di scegliere le gomme pensando a mezza speciale sul bagnato e un finale sotto il sole, o viceversa. O quando l’asfalto sembrerà liquido e buio come un torrente in piena. O in quei casi in cui l’asfalto troppo abrasivo con il secco diventa troppo scivoloso con l’umido.
C’è chi ha saltato l’Australia per andare a provare in Corsica. Come Robert Kubica. Ha provato in condizioni che forse non si vedranno neanche per un quarto d’ora sui tre giorni di gara. Anzi, che si rimpiangeranno se arriverà uno di quelli che chiamano “Medicane”, l’uragano del mediterraneo. Insomma, Kubica ha provato con l’asciutto e troverà bagnato, e nella migliore delle ipotesi viscido. Ma magari non è stato tempo perso. Non lo è se lo shakedown vale qualcosa pur con i suoi meno di 4 chilometri di sviluppo, il dieci per cento di una prova “media” del Corsica, poco più dell’1% dello sviluppo totale delle PS del Rally, 332 Km di asfalti e manetta sulle Prove Speciali.
È del polacco il miglior tempo, dunque, su cinque passaggi, di otto decimi più veloce di Chris Meeke e di un secondo e tre migliore di Jari-Matti Latvala. Ed ecco altri tre motivi per non dover lacrimare e rimpiangere i Titoli già assegnati. Kubica, Meeke, Latvala. Che Kubica possa portare a casa quel risultato sensazione che gli varrebbe la stagione? Con il bagnato, potrebbe anche starci. Che Meeke riscatti con una prova all’altro capo del diametro, parliamo di globo ma anche di tipologia di Rally, le alterne fortune da Argentina in poi? Bello, Meeke è uno che va forte e che sa farsi apprezzare più di quanto sappia indispettire, Boss Matton compreso nella gamma, e una sua prestazione maiuscola scatenerebbe ben più che un entusiasmo da tifosi. E sì, per Latvala un successo al Corsica varrebbe di sicuro come una “bella” in campo neutro. Titoli a parte, squadra a parte.
Ma ce ne sono altri ancora, di buoni motivi per non essere d’accordo con gli organizzatori che lamentano scarsa “grinta” possibile. I due “ragazzi” di Hyundai, per esempio. Neuville ha vinto in Corsica nel 2011, Sordo nel 2012, e quest’ultimo ha anche due buoni ricordi Mondiali, i podi WRC del 2006 e 2007, segno anche che Dani proprio un ragazzino non lo è più.
Mentre si incupisce il cielo del Corsica, si decide per un Rally Mondiale anche in Cina, l’anno prossimo, che Michelin ha inventato una gomma per prove speciali lunghe in condizioni di asciutto e almeno fino al 2019 il programma Volkswagen WRC è al sicuro
Un buon motivo è avere il tempo di qualche news, tra il curioso e il rassicurante, prima della notte sul Monte Calvo. Sapere che, mentre si incupisce il cielo del Corsica, si decide per un Rally Mondiale anche in Cina, l’anno prossimo, che Michelin ha inventato una gomma per prove speciali lunghe in condizioni di asciutto, che ha chiamato “Tour” ma che al Tour potrebbe anche essere inutile, e che almeno fino al 2019 il programma Volkswagen WRC è al sicuro, su un altro sistema solare rispetto alle comete degli “scandali”, per chi è facile a scandalizzarsi, industriali.
Il migliore dei motivi, pare a noi, è comunque che un Rally così “carico” sotto tanti punti di vista, dai tratti e dai colori forti, verrebbe da dire, sia di nuovo nel Mondiale, che voglia restarci a tutti i costi per un bel pezzo e che possa riproporre la sua maestosa scenografia e quella ruvidezza di agonismo tipica di strade che a noi “normali” farebbero venire tuttalpiù la voglia di passeggiare. E poi c’è molto in quel “giru” fantastico ed esclusivo dell’Isola che, compasso puntato a Corte dove è fissato il parco di assistenza, non si ferma più di un giorno ad Ajaccio, uno a Bastia, uno a Porto Vecchio.
E intanto piove a dirotto!