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Luis, una parte del WRC di oggi sembra piangere una popolarità che non è abbastanza. Ritieni che i “piagnucoloni” siano nel giusto?
«No, direi che in questo momento il WRC ha una grandissima popolarità. Io vedo il Mondiale bene, molto bene. Negli anni in cui vinceva Loeb, praticamente c’erano due squadre soltanto, e vinceva sempre la stessa. Adesso ne abbiamo quattro, la Toyota è in arrivo, l’anno prossimo andiamo a correre in Cina e forse torniamo in Giordania, lungo le Prove speciali del Mondiale c’è sempre un mare di gente. A vedere la folla al Montjuic, direi che non c’è davvero da lamentarsi. È un grande successo, e vuol dire che la strada presa dal WRC è quella giusta.»
Ma la comunicazione sembra volere ancora qualcosa di più, la televisione…
«Ma, guarda, mi pare evidente che a proposito di televisione si stia facendo tantissimo. Se ci riferiamo alla nostra epoca, quando correvo con Carlos, anche fatte le dovute proporzioni tecnologiche, direi che si faceva ben poco. Considera solo i Media Red Bull, fanno tantissimo e con una qualità elevatissima. E pensa che alla Super Speciale del Montjuic c’erano, mi hanno detto, ben 80 televisioni a riprendere l’evento. Io credo, insomma, che il momento è buono, e che la popolarità e il successo siano molto alti.»
A giudicare dai “selfie” che ti chiedono, sei ancora uno degli sportivi più popolari dell’ambiente. Vuol dire che l’età media dell’appassionato è piuttosto alta?
«Ma no, ti riferisci sicuramente alla Spagna, e forse dipende più semplicemente dal fatto che nel mio Paese io continuo ad apparire alla televisione, e molti mi ascoltano alla radio o mi incontro agli eventi a cui partecipo. Certo, in Spagna sono molto popolare, ma anche perché quando vincevamo noi… eravamo solo noi a vincere. Tutti i giornali e i media parlavano solo di noi. Oggi ci sono Campioni del Calcio, del Basket, del Motociclismo, e la popolarità di conseguenza è più distribuita. Se poi parliamo di “età media”, a parte il fatto che proprio il RACC ha fatto delle statistiche, credo che siamo tra i 25 e i 35 anni, e dunque fuori dal sospetto che la nostra epoca sia ancora così presente a livello di “maggioranza”.»
So che Carlos è molto contento della nuova Peugeot, e potrebbe anche essere il suo anno. Mi aspetto che comunque possa fare molto bene
Volkswagen ha la Macchina più forte, il Pilota più forte, non ci sono dubbi, e due Piloti che sono a ruota. Ovvero sono di gran lunga i più forti. Quale è, secondo te, il segreto del “Volkswagen Winning System”?
«Per me il segreto, che tanto segreto non è, è la pianificazione. Quando si incomincia, è molto importante non sbagliare direzione, perché è come il Rally, se sbagli strada non puoi “tagliare”, devi tornare indietro e ripartire da capo, e perdi molto tempo, è tutto da rifare. Quando Volkswagen ha cominciato credo che abbia fatto la scelta giusta affidandosi all’esperienza di Carlos, e non lo dico perché era il mio Pilota ed è mio amico. Lo dicono gli ingegneri, lo sviluppo della Polo R deve molto a Carlos Sainz. Ma quello è solo l’inizio. Anche le scelte e l’impegno fanno parte della pianificazione di cui parlo. Oggi Volkswagen ha il Pilota più forte, e direi di almeno un paio di step rispetto agli altri, ha ingegneri straordinari, e un’organizzazione straordinariamente efficiente. Tutto questo fa sì che Volkswagen sia oggi invincibile.»
Pianificazione è un po’ “scienza”. Credi che ci sia anche una forza di passione che incita sistematicamente l’”armata” a “scatenare questo inferno”? Non è un elemento importante del sistema che non può essere “copiato” dagli altri?
«No, direi che non c’è un modello. Esiste una forma di intendere l’impegno, un modo di lavorare, ma non credo che quello di Volkswagen sia un modello così speciale. Tutti possono farlo, molti già lo fanno, e tutto sommato le Macchine sono abbastanza semplici. Non c’è un “center diff”, non una elettronica spinta, niente che non possa essere affrontato tecnicamente anche dagli altri. La nostra differenza è la pianificazione e l’aderenza totale a quella corretta. È come seguire una strada ben segnata.»
Molti indicano anche Jost Capito come uno degli artefici del successo delle Polo R. che tipo è?
«Jost Capito è un personaggio molto speciale. Ha un entusiasmo enorme, e un’esperienza gigantesca. Dall’Enduro, alla Dakar vinta con un Camion, alle automobili. Ma quello che secondo me lo rende veramente speciale è che è una persona che non si mette al vertice, ma lavora e vive in mezzo alla sua gente. Considera tutti perfettamente sullo stesso piano. Parla e ascolta tutti con lo stesso rispetto e attenzione. Ha una grande personalità ed è dunque il tipo ideale per essere il leader di una Squadra come questa… ma quello che mi piace di più di lui è che non fa alcuna distinzione di importanza tra gli elementi del Team. E ha carisma. C’è bisogno di carisma. Vedi Wilson, Andersson, Richards. Quando sei un leader devi avere carisma.»
Pensi che la Macchine del regolamento 2017 porteranno dei vantaggi?
«Credo che saranno molto più spettacolari. Cambierà l’aerodinamica, la macchina sarà più larga, la “bride” del turbo passera da un diametro di 33 a 36, e questo, dicono, saranno circa 80 cavalli in più. Sarà una macchina più leggera, 25 chili in meno, con un differenziale centrale attivo. Sono tanti cambiamenti, importanti. Credo che le nuove macchine saranno altrettanto sicure ma molto veloci e più spettacolari. Quello che devono continuare a fare è… il rumore.»
Jost Capito è un personaggio molto speciale. Ha un entusiasmo enorme, e un’esperienza gigantesca. Dall’Enduro, alla Dakar vinta con un Camion, alle automobili. Ma quello che secondo me lo rende veramente speciale è che è una persona che non si mette al veramente speciale è che è una persona che non si mette al vertice, ma lavora e vive in mezzo alla sua gente
Cambiamo argomento. Cosa pensi del tuo amico Carlos Sainz Pilota della Dakar?
«So che Carlos è molto contento della nuova Peugeot, e potrebbe anche essere il suo anno. Mi aspetto che comunque possa fare molto bene.»
Non rimpiangi di non essere ancora al suo fianco?
«No, no no. Lui mi ha chiamato più volte per questo, ma io non ho mai avuto molta voglia di fare la Dakar.»
Torniamo a noi: che pensi di Andreas Mikkelsen (il giorno prima)?
«Andreas? Bravissimo! È il giovane perfetto per una “formazione” perfetta. Ogier l’imbattibile, Latvala il solo che può vincer di quando in quando, e il giovane che non è più una promessa, perché ha già iniziato a mantenerla. Prima di tutto, Mikkelsen è una persona straordinaria, sempre eccezionalmente disponibile e positivo. Ha solo 26 anni e va già fortissimo su tutti i tipi di terreno. Ha molto talento, e sono sicuro che molto presto lo vedremo vincere il suo primo Rally Mondiale!»
Emettiamo per favore il verdetto. Volkswagen e Ogier, sono accusati di “uccidere” il WRC. Qual è la tua ultima parola al riguardo?
«A me e a tutti gli appassionati piace vedere le Volkswagen in azione, piace vederle vincere. Hanno il 90 per cento di vittorie, e i suoi Piloti sono bravissimi. Forse è vero che lo spettatore vorrebbe qualche volta veder vincere anche altri Piloti, ma per il momento Sebastien Ogier è praticamente intoccabile. È forte in tutto, un grandissimo stratega, e sa pianificare le sue corse alla perfezione. Questa è la situazione.
Ma facciamo un esempio, Usain Bolt vince sempre, ma tutti vogliamo vedere Usain Bolt in azione. Ecco, Volkswgen e Ogier hanno portato il livello sportivo e agonistico, e le performance del Rally su un livello decisamente più alto, e questo per tutti gli appassionati, tifosi o no, è lo spettacolo. Altro che uccidere il WRC!»