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Monaco Monte Carlo, 19 Gennaio 2023. 1973-2023. Quel 19 Gennaio di cinquant’anni fa salutava e dava il primo buongiorno al Campionato del Mondo WRC. Esattamente come avrebbe fatto e come succede oggi, cioè partendo da quello che era già il simbolo più forte di quel ramo creativo e folle del Motorsport, il Rallye Monte-Carlo. Esattamente 50 anni fa il “Monte” aveva già cinquant’anni e mandava in scena la 42ma edizione della sua storia. E la storia, di lì qualche giorno, avrebbe scritto che a vincere quell’anno sarebbero stati Jean-Claude Andruet e Michèle Espinosi-Petit, detta “Biche”, con la Renault Alpine A110 #18.
Buongiorno al “Monte”, dunque, e buongiorno alla Stagione 2023 che da qui prende l’avvio per un arco di appuntamenti di 13 Prove Mondiali e che avrà il suo tramonto annuale al Rally Japan di metà Novembre. È la seconda stagione dell’era “ibrida”, e come tale è chiamata a dare alcune conferme e altre risposte, soprattutto inerenti all’affidabilità e alla “futuribilità” del sistema. Ma questo lo vedremo strada facendo. Come tutti gli anni e data sula particolarissima specificità, il Rallye Monte-Carlo non è in grado di emettere sentenze, ma può fornire un certo numero di indizi, in particolare i primi sugli assetti di Squadra.
L’inverno, cortissimo in verità, ha fatto più volte saltare la fantasia sulla sedia dell’attesa. L’evento centrale, in tal senso, si è concretizzato ai primi di Dicembre prima con quel certo spazio creato all’interno di M-Sport, e quindi con l’annuncio del (ormai atteso) ritorno di Ott Tanak, il quale aveva nel frattempo rescisso anzitempo il proprio contratto con Hyundai, naturalmente scatenando la solita ridda di ipotesi. Con Tanak di nuovo con Ford, e con Sébastien Loeb che non ha ancora battuto alcun colpo alla porta della stagione, anche le altre formazioni sono finalmente uscite dall’ufficiosità e hanno definito nel dettaglio i rispettivi organici.
Ott Tanak quindi con Ford M-Sport, e al suo fianco è pregevole la scelta di promuovere Pierre-Louis Loubet, giovane figlio d’arte che nel finale di stagione ’22 si è sbarazzato della concorrenza di allora garantendosi una prospettiva nel Team. La terza Puma Rally1 Hybrid è destinata al greco Jourdan Serderidis. Hyundai Shell Mobis WRT è andata incontro a una mezza rivoluzione. Thierry Neuville è tornato ad essere l’unico galletto del pollaio, e la sua è la stagione nella quale il belga non può sbagliare. Dani Sordo ha optato per una stagione ancora di “mezzo servizio” con Craig Breen, proveninte da M-Sport, e l’attacco della Squadra coreano-tedesca si rinforza con l’arrivo di Esapekka Lapi, ex Toyota Gazoo. Di non secondaria importanza è l’attribuzione del titolo di Team Principal a Cyril Abiteboul, ex Formula 1, Caterham, Renault, ex Mecachrome (Formula 2), nessuna esperienza specifica WRC. Si fissa, così e all’ultimo tuffo, il ritorno a una “gerarchia tradizionale” dopo la lunghissima reggenza di Julien Moncet, il bravissimo ingegnere “deputy team director” sotto la direzione del quale la Squadra ha portato a termine una delle stagioni più interessanti dal ritorno di Hyundai nel Mondiale del 2014.
Detto di Hyundai e di M-Sport, ma non chiarito ancora che sia per Neuville che per Tanak questo è il tipico anno in cui è vietato sbagliare, non resta che sintetizzare il piccolo movimento di Toyota Gazoo WRT, che comunque era la Squadra vincente, su tutta la linea e dunque quella logicamente propensa alle conferme. Toyota dunque cambia meno di tutte, così come aveva a suo tempo garantito Jari-Matti Latvala. Kalle Rovanpera è chiamato alla prova della difesa del Titolo, Elfyn Evans alla difesa della propria… reputazione, Sébastien Ogier non è chiamato a niente che non sia nelle sue intenzioni, ci mancherebbe. Esce dunque Esapekka Lappi ed è promosso Katsuta Takamoto.
Ops, ci siano dilungati e intanto Macchine e Equipaggi scendevano in strada per lo Shakedown del Monte-Carlo. Si comincia in modo promettente, con il migliore tempo di Sebastien Ogier. Alle sue spalle Kalle Rovanpera e Thierry Neuville.
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