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Marmaris, Turchia, 12 Settembre 2019. Secondo Turchia dei… tempi moderni. L’anno scorso è stato il Rally più duro della Stagione. Addirittura micidiale. Pochi potrebbero non essere d’accordo. Di sicuro non Ott Tanak, che 12 mesi fa vinse il Rally risalendo praticamente tutta la top ten sulle disgrazie altrui e beneficiando esageratamente dei limiti della Macchina, capitalizzati come sorsi d’acqua nel deserto.
È stato il Rally più duro della carriera di Ogier, lo ha detto lui anticipando la consapevolezza del ricordo combinata con una situazione quanto mai scomoda. È d’accordo Neuville, che come il collega Ogier ha visto le due facce di una stessa medaglia dagli anatemi imprevedibili e cinici. E lo confermano gli organizzatori, bravi, esaltati dal fatto di detenere un Rally davvero significativo nel panorama e nella storia attuale del WRC. L’anno scorso fu dunque Tanak, Latvala e Paddon (a proposito, il neozelandese avrà una seconda chance M-Sport WRC+ per l’uotima dell’anno), un’ecatombe di Rally2, tra cui Ogier, Neuville, Evans, Ostberg, Breen, e ben 4 R5 nella top ten.
Contro il Rally che definisce le medie più basse dell’intero calendario del WRC, e le maggiori insidie, sono tutti pronti con tutti i mezzi, non solo tecnici. Dall’autocritica alla scaramanzia, dal bluff alla retorica, tutto è buono purché possa portare un po’ di acqua al proprio mulino… o sottrarla al mulino altrui.
Tanak, torniamo al leader del Campionato con quaranta punti di vantaggio, ora fa il filosofo. Ricorda che saranno i 316 chilometri più difficili della stagione e che varrà assolutamente la pena accontentarsi, nel caso, di quello che passa il convento. Solo che il “convento” ha fatto autocritica ed è corso ai ripari. Aveva la Macchina dichiaratamente più lenta del lotto lo scorso anno, e due settimane dopo era già al lavoro sui miglioramenti da ottenere quest’anno. Soprattutto sospensioni. Ce ne sono di nuove. Quelle provate dal fidanzato di Valentina in Sardegna, e ora a disposizione di tutte le Yaris WRC+. Dovessero funzionare forse Tanak, ma anche Latvala e Meeke, ricordiamo che anche la corsa al Titolo Marche è ancora aperta, non dovranno poi “accontentarsi” troppo. Intanto Meeke, che ha ottenuto da Makinen il rinnovo della licenza di uccidere, ha staccato il primo tempo dello Shakedown. Poi ridimensionato nella prima Prova Speciale, la spettacolare due-chilometri cittadina, ma l’irlandese non ha mai corso il “nuovo” Turchia, lo scorso anno era già stato licenziato da Citroen, e quindi corre esplorando.
Neuville è su una spiaggia minata. Andrea Adamo ha attirato su di sé tutta l’attenzione perniciosa della vigilia in modo da risparmiare agli Equipaggi il fuoco di fila delle solite domande. Si dice sotto pressione lui, quella gigantesca che egli stesso si mette addosso, “rivendica” personalmente, ma a nome della Squadra, l’obbligo di non commettere più errori antropomorfizzando la i20 Coupé, e sollecita i suoi a conquistare, non a raccogliere regali. Ergo, la leadership del Marche fino alla fine, o l’ergastolo morale. Per inciso, e per Adamo, si va per vincere. Capito Thierry?
A maggior ragione, che poi è la stessa, Ogier se la vedrà brutta, probabilmente più volte nel corso dei tre giorni di bagarre. Dei tre in corsa per la vittoria del Mondiale è il più lontano, ha un solo compagno di Squadra, il centenario di Citroen che bussa alle porte della sua Macchina e la Storia che pesa: in Turchia Citroen ha vinto il suo primo WRC su terra, era il 2003 e un certo Sainz... Pierre Budar ha imparato la lezione Adamo e chiama a raccolta la responsabilità dell’intera Squadra per dare al sei volte Campione del Mondo la C3 WRC che merita. Ciononostante per Ogier è un po’ il Rally o-la-va-o-la-spacca, ogni riferimento alle strade turche è puramente casuale, la Corsa dalla quale il fuoriclasse francese deve spremere il massimo, naturalmente correndo inevitabilmente qualche rischio.
Le Toyota sono le Macchine da battere, le Hyundai sono migliorate costantemente, la Ford migliorano impercettibilmente ogni Rally che passa (ma soffrono di un micidiale turnover, Evans ancora non è a posto), le Citroen saranno migliorate proprio in funzione del Rally più difficile sulla terra ma anche… sulla carta, c’è da giurarlo.
Difficile vedere qualcuno più avanti degli altri. C’è quel singolare equilibrio tra competitività e necessità tattiche contingenti che caratterizza il finire delle Stagioni, pesantemente condizionato dall’inerzia possibile per chi è davanti e dagli ultimatum per chi segue e vede scemare le occasioni di ripresa.
C’è caldo, asciutto, polvere sicura, un mare stupendo e un certo clima di sospensione. A Marmaris non si parla di trasferimenti, di trattative, di offerte, di proposte indecenti. Non è strano, tuttavia. Il mercato Piloti si prende un attimo di respiro per… trattenere il fiato. Il Rally più difficile…
Sulla doppietta Hyundai che ha firmato il Super Special Stage, primi con lo stesso tempo Neuville e Mikkelsen, e sulla sorpresa del terzo posto di Pontus Tidemand promosso da M-Sport alla guida di una WRC+, si va a ricaricare le batterie dei pacemaker per il terribile Venerdì del Rally Turkey Marmaris. Due giri di tre Speciali per un totale di 160 chilometri cronometrati. La terza, la Uli, si direbbe quasi “umana” con i suoi neanche 17 chilometri. In compenso la prima, İçmeler, è già di oltre 24 “kappa”, e in mezzo c’è lo spettro dell’inquietante Çetibeli, oltre 38 chilometri di dannazione tra i sassi. La memoria vola inevitabilmente veloce ai bellissimi Acropoli d’un tempo.
Foto: Manrico Martella