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Torsby, Svezia, 16 Febbraio 2019. Rally meraviglioso e brutale. È la definizione stupenda che emerge dalle parole di Mads Ostberg, uno dei “declassati” ingiustamente dalla scorsa stagione, l’altro è Hayden Paddon, che ha trovato il ripescaggio favorevole nel WRC 2 Pro. Al momento, Svezia meraviglioso e… il norvegese sta mettendo in fila e in silenzio Rovanpera e Greensmith, rispettivamente l’astro nascente e il dominatore della categoria al Monte-Carlo.
È così. Un Rally meraviglioso, con scenari mozzafiato, tramonti su orizzonti lontani e silenziosi, foreste illuminate da flash di sole, distese di bianco e fili di fumo che vanno in cielo dopo aver scaldato case e famiglie isolate nella campagna. E allo stesso tempo è il Rally impietoso che esalta e avvilisce con la stessa, cinica disinvoltura, che porta in cielo un Pilota e il giorno dopo lo elimina brutalmente dalla scena. Di chi parliamo? Di Teemu Suninen.
L’incantesimo si è rotto. Prima nel corso della prima Hagfors, decima Speciale. Il solito banco di neve, il muro su cui puoi rimbalzare a fare un figurone, oppure che puoi sfondare per finire incastrato nel fosso o nella neve. Dipendi dagli spettatori, a quel punto, dal loro numero e dalla voglia che hanno di toglierti d’impaccio. Quella il finlandese rivelazione del 67° Rally di Svezia la passa. Male ma va avanti. Dall’incredibile, eppur consapevole primo posto alle retrovie, l’ottavo posto che ti riporta al ruolo di comparsa dopo averti fatto annusare il profumo della gloria.
Poi la batosta finale, un tonneau neanche ben riuscito nel corso della quattordicesima, la seconda Vargasen, perché interrotto dalla presenza dell’alto fusto al limitare del bosco. La macchina fermata sul fianco addosso al tronco dell’albero, comunque troppo danneggiata per consentire all’Equipaggio di riprendere la Corsa. Fine del cinema. Via libera, assolutamente libera per Ott Tanak e la sua Toyota numero 8. Un Monstre.
Due vittorie all’inizio del secondo giro, notoriamente il più difficile dopo un primo magnifico e “ghiacciatamente” svedese. Poi remi in barca, ma timone saldamente stretto tra le mani e sguardo di ghiaccio fisso sull’orizzonte, concentratissimo a mantenere ritmo e attenzione per non incorrere in errori. Non è aria di poterselo permettere. Nessuno vuol vedere uscire l’orso che c’è in Tommi Makinen.
Tanak è perfetto. Torna alla mente per la potenza e il controllo, l’istinto del dominatore e la paziente e attenta, perfetta gestione delle risorse, una lezione fondamentale che l’estone ha imparato bene alla scuola del Campione del Mondo quell’anno che correvano insieme da Malcom Wilson. Non si può dire che Tanak si diverta. Lo ammette. La posta in gioco è troppo alta per permettersi il lusso del divertimento, ma il dominio del copione e la impeccabile simbiosi con la Macchina più veloce del momento rendono enormemente più piacevole la vita. Questo sì. Soprattutto se le scocciature sono ammassate e improbabilmente reattive a un minuto di distanza.
Affari loro. A pari merito sui due gradini inferiori del Podio alla fine della seconda Tappa. Parliamo di Esapekka Lappi, grande risveglio e reazione d’orgoglio di grande livello, e l’aiuto dell’”Assistenza Veloce” Ogier. Chiaro che ora che il destino delle Citroen è nelle mani della “seconda guida”. E parliamo di Andreas Mikkelsen, chiarendo che a questo giro il norvegese di Hyundai non finirà di stupirci e, se continua così, di rimpinguare il proprio conto di fiducia, in caduta libera verso il rosso.
Ancora al di qua di quel muro del minuto che taglia fuori, al momento, Evans, Meeke e Loeb c’è Thierry Neuville. Il ritiro di venerdì di Ogier, con un Tanak di queste dimensioni e con la pazienza di Neuville sembra essere una disgrazia irrimediabile. Non c’è dubbio che l’affare d’oro lo sta facendo proprio il belga troppe volte secondo in questi ultimi anni. Il che non vuol dire che il passato debba valere un credito di diritto, soprattutto ora che lo scenario si apre all’intrusione dell’Asso Toyota, ma è un aspetto che ha un’importanza primordiale nel conto della Storia e del morale.
Con appena qualche increspatura, la giravolta da una manciata di secondi durante la seconda Vargasen per sua fortuna non determinante, Neuville sta facendo perfettamente il suo “dovere”, rispettando quasi alla lettera l’irrimandabile ordine di Scuderia Hyundai. Mancano ancora cinquanta chilometri, le due Likenas di 21 chilometri e l’ultima Torsby di poco meno di nove. Due secondi, poco più, da Lappi e da Mikkelsen. Compagno di Squadra. Sì, il Podio è a portata di mano. Bel colpo Hyundai, sarebbe. Le tre Macchine, comprendendo anche Lob, sono tutte nei primi sette posti, senz’altro in risultato d’équipe importante che si rispecchia abbastanza fedelmente nel risultato della Tappa.
Tanak è in testa con un margine che solo un pivello può bruciare. Il Rally si direbbe assegnato, ma non è così per i punti. Il Power Stage diventa di Gara in Gara più importante. Quello di Torsby, che finisce praticamente nel Parco Assistenza del Rally, è importantissimo per Lappi nella difesa della piazza d’onore, e basilare per il salto in avanti che Neuville considera come un obbligo di responsabilità. Come è successo al Monte-Carlo, tuttavia, i 5 punti del power Stage possono essere una necessità ma anche un punto d’orgoglio, a seconda, per esempio, che ci si chiami Ogier oppure Meeke e Latvala. Potrebbero essere punti… vitali, per esempio, anche per l’ennesima resurrezione di Re Loeb, o di consolazione e parziale riscatto per Suninen.
Già capito che è un Power Stage cui si arriverà sovreccitati e che manderà il cuore a mille.
Photo Credits: Manrico Martella, Aurel Petitnicolas, Simone Calvelli, Fabrizio Buraglio, Claudio Cavion