WRC 2019. Monte-Carlo. Ouverture. Tanak (Toyota)

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Si parte, ed è subito Tanak. Stagione 2019. Troppi indizi di stagione del secolo. La Guerra dei Seb? Toyota degli “Unni”, o saranno Hyundai Citroen a scatenare l’inferno? E sei poi M-Sport…? Troppe e troppo belle da vedere, questo è certo
25 gennaio 2019

Monte Carlo, Principato di Monaco, 24 Gennaio 2019. Che poi è Gap. Il centro del Monte-Carlo è Gap, anche se la Région Sud si estende dalle Alpi alla Costa Azzurra. Il centro del Rally non è il Principato bensì la Montagna, la neve, quando c’è, il ghiaccio, che c’è, i tornanti e i suoi passi storici, l’atmosfera d’altri e futuri tempi. Così è, per i miti e per le icone della Storia. Così è il Rallye de Monte-Carlo.

L’inverno, inteso coma pausa, è stato breve ma infinito. Le novità sono tante, quasi troppe, e il Mondiale World Rally Car eccita la fantasia alla riscossa sovreccitando l’immaginazione e, ancora di più, l’attesa. Per fortuna siamo ormai dentro.

Shakedown fatto. Meeke, Ogier, Lappi. Bene le Citroen. Per quel che vale. Voglio dire, aspettiamo. Il piatto è congelato, lo si andrà a vedere solo domenica a mezzogiorno. Da qui al primo Power Stage dell’anno (confermato in toto) è praticamente impossibile cercare di dare uno sguardo oltre la punta del naso. È possibile tutto e il contrario di tutto, e non si sa da dove iniziare.

Lo farei dalla novità “strutturale” più evidente, il WRC 2 Pro, che si “splitta” dalla vecchia categoria per distinguere tra WRC 2 Pro e il WRC 2 di sempre. Più che una suddivisione è un vero e proprio upgrade che riconosce, e richiama all’ordine, l’impegno di Marche e Team. Chi deciderà di partecipare una qua e una là, privatamente, correrà sul vecchio standard, chi invece intenderà schierare una Squadra ad almeno 7 appuntamenti, di cui almeno 1 oltre Oceano, e andare a caccia di punti al meglio di 8 risultati si metterà in aperta competizione per un Titolo Mondiale Team e Costruttori, Piloti e Navigatori. Hanno aderito M-Sport, Greensmith e Pieniazek, Skoda, Kopecki e Rovanpera (ma Pietarinen in Svezia), Citroen, Bonato e Ostberg. Hyundai non pervenuta. Al Monte-Carlo solo Greensmith e Rovanpera.

Dai veniamo al sodo. Chi vince? Il “vecchio” Sébastien Loeb o il “giovane” Sébastien Ogier? La mente di dio ci ha privati della possibilità di un confronto a armi pari, anzi con la stessa arma. Non si può avere tutto dalla vita, non torneremo sull’argomento, già sapete come la pensiamo. Certo, per certi versi attuale, per altri improponibile, il confronto regge il cartellone, la copertina del “Monte”. Non è l’unica proposta, altresì, ci sono altre candidate. Si starà a vedere, intanto possiamo star certi che sia l’uno che l’altro, i Seb, glaciali e apparentemente indifferenti all’argomento, terranno un occhio e un orecchio fissi sull’”avversario” non ritenuto poi tanto tale, per questa o quella ragione. Io rimango dell’idea, smentita in Catalunya, che neanche un dio può tornare e vincere, così, come se il tempo non passasse mai.

Sébastien Ogier in azione
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E siamo all’inizio vero, inside the Rally con le prime due Prove Speciali del programma di 16 in totale, le due serali e inaugurali, la Bréole-Selonnet, 20 chilometri, e Avançon-Notre Dame del Laus, altri 20. Un bell’inizio. Tosto, buio, ghiacciato a tratti. Tanak vince la prima davanti a Meeke e Ogier, Neuville la seconda davanti a Ogier e Tanak. 40 chilometri di Speciali, sul totale di 323, che cominciano a disseminare il Rally di indizi. Ricordiamo che da quest’anno il massimo consentito è di 350 chilometri cronometrati in totale, una riduzione notevole rispetto al passato, 500, e un valore non più confrontabile se si torna davvero indietro nel tempo, per esempio a uno di quei Safari Rally da 5.000 chilometri.

E quali sarebbero questi indizi? Il primo è una conferma. Ott Tanak sta da dio sul sedile della Yaris WRC, e da dio riprende il discorso da dove lo aveva lasciato lo scorso anno, interferenze tipo Australia a parte. Sarà affar serio battere l’estone, che si considera migliorato, alla guida di una Macchina già perfetta sul finire della stagione scorsa e ulteriormente, lo dice lui, migliorata.

Secondo indizio. Ogier. Apre la strada, che conosce come le sue tasche, ma è pur sempre un grosso terno da giocare in favore degli altri. Eppure Ogier c’è, apre le porte della notte ed è battistrada efficace al punto da riuscire a mantenere il contatto con l’intrattabile Tanak. Niente da dire di più, che non si sia almeno ipotizzato: il Campione del Mondo, e porto sei, non ha scelto un momento a caso per sedersi finalmente sulla Macchina che lo ha aspettato per sei anni. Ogier sulla C3 WRC è come un colpo di spugna su un lungo periodo di frustrazione. E uno dei motivi globalmente più intensi di questa stagione agli inizi.

Terzo indizio. Neuville. Ci siamo. Presente. Forse non così in vantaggio come un anno fa, ma con il dovere di mischia, ovvero di non poter più tirarsi indietro, neanche per una sola Prova Speciale. Adamo deve aver messo in chiaro gli ordini, e sul piano di battaglia sono disseminati solo obiettivi in rosso. Neuville diventa addirittura coraggioso e gioca subito forte. Rinuncia alle gomme chiodate, rischia e perde nella prima di notte, ma vince la seconda e riscatta una buona parte del disavanzo. È terzo, anche lui ancora in contatto con Tanak, nuova unità di misura del WRC Plus.

Thierry Neuville
Thierry Neuville

Meeke parte forte. Qualcuno aveva dei dubbi al riguardo? Shakedown vinto e tra i primi a farsi sotto a Tanak. Esce dalla seconda notturna con una gomma a terra. Non sa darsi una spiegazione. Forse non ci ha pensato neanche per un minuto. Sta bene, vedremo come risolve il rebus da meno un minuto e come, senza farsi torto, riuscirà a fare andare in visibilio i suoi fans (noi tra quelli). Del resto, non credo che Makinen abbia chiesto al Nord Irlandese di vincere il Mondiale. Nonostante il danno, comunque, Meeke se la passa più o meno come altri della sua “specie” che non hanno brillato per particolari acuti. Parliamo di Latvala, Mikkelsen, Lappi, Evans, per lo più questioni di assetti, e addirittura di sua Maestà Loeb, a dire il vero a sua volta rallentato dai chiodi. Decisamente, una scelta tendenzialmente prudenziale ma rivelatasi inopportuna sulla seconda Speciale.

In linea di massima, insomma, si parte con un sacco di gente contenta. Tra i più felici, senza dubbio, bisogna eleggere Tanak, che ha ritrovato lucide e letali le sue armi, e Ogier, che ne ha una tutta nuova e, a quanto pare, effettivamente assai pericolosa.

Ora, il Monte-Carlo non è tipicamente il Rally dei verdetti, anzi è più di ogni altro l’appuntamento con gli alibi e i colpi di scena. Aspettiamo le sei Prove di Venerdì, tre più tre per una lunghezza media di circa venti chilometri, poco più, per cercare di avere un quadro più chiaro. Il tempo previsto è buono, fino a domenica. Il dilemma diventa quella temperatura che, ballando tra sopra e sotto lo zero, rende difficilissimo il rapporto con il ghiaccio, una delle variabili tremende di quel Rally sostanzialmente asfalto che ogni volta si interpreta diversamente.

Foto: PURE WRC AGENCY; Manrico Martella, Demis Milesi, Carlo Franchi, Simone Calvelli e Aurel Petitnicolas

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