WRC 2019, Mexico. L’en plein al millimetro di Ogier e Citroen

WRC 2019, Mexico. L’en plein al millimetro di Ogier e Citroen
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50 sfumature di Rosso. Ogier da maestro a guru. Domina il Rally, sorvola su un paio di minacciose turbolenze e incide al laser anche il Power Stage, en plein memorabile e rilancio Mondiale sul Corsica. Tanak e Evans Level 2, sul podio, Neuville sotto
11 marzo 2019

Leon, Mexico, 10 Marzo 2019. Al laser. La vittoria del Power Stage de Las Minas, terreno ideale per un’altra chiassosa riscossa di Kris Meeke, sfiora l’esoterismo della precisione. Non si può arrivare con gli occhi rossi e sudati dopo averci messo tutto fino all’ultima energia, e vincere di un decimo di secondo ridicolizzando un tempo strepitoso con la forza devastante di un ghigno finale risolutivo. Non si può, a meno di essere Sébastien Ogier. Meeke è il primo a non crederci, a rimanerci di sasso, il primo ad andare a “sottomettersi” complimentandosi con il Campione del Mondo di diritto.
Del resto lo si doveva sapere sin dall’inizio, e cioè che tra Ogier e il Messico c’è un feeling perfetto e particolare che sfiora l’intensità della complicità. Lo si sapeva, quattro vittorie più quella da Junior con la quale l’Asso aveva rotto il ghiaccio non potevano essere una sequenza casuale, ma come sempre è difficile crederci senza un’obiezione, magari quella della media statistica da mantenere. Più in generale e semplicemente è difficile credere all’incredibile. E Ogier è incredibile!
 

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Con il senno di poi la sua gara, sofferta nell’abitacolo della ormai bentornata Citroen nella declinazione C3 WRC, nella sala di regia al parco Assistenza di Leon, nei “live” e a casa di ogni appassionato, è stata più che perfetta, geniale. Ogier è andato in testa con la Prima Speciale del secondo giro del venerdì, la lunga e insidiosa El Chocolate. È rimasto al comando, a parte l’intermezzo Meeke della decima e prima del sabato, la Guanajuatito, fino alla fine. Ha vinto di un decimo di secondo sul votato Meeke il Power Stage finale sulla Las Minas. En plein, 30 punti, uno di quei risultati che si potrebbe fare a meno di commentare. Lo si deve commentare per quel tocco di genio che promuove il maestro a guru, il modo con cui Ogier si è librato sulle tre avversità incontrate sul cammino della sesta vittoria messicana: le due forature, una gestita con maestria e l’altra con un incredibile colpo di fortuna, la “azzeccatissima” uscita di strada di Lappi, e il piccolo inconveniente al differenziale di fine sabato. Per questo, un bel “più” in aggiunta alla lode per la Corsa perfetta. Sofferta, sì, e c’è da credere che sull’esa Campione del Mondo gravi una pressione niente male, e difficilmente perfettibile perché come sempre il Campione ci ha messo quel qualcosa di suo che, sconosciuto ai comuni mortali, è riuscito a sorprendere anche un mentore come Pierre Budar, Direttore di Citroen Racing. Per inciso, viste come sono andate le cose a Lappi e come è impostata l’Armata Rossa, è altresì chiaro che si punta al Titolo Piloti per celebrare quel 1919-2019 della Storia Citroen che urla incondizionatamente vittoria.
 

Ott Tanak. Ott non parla, evidentemente ha poco da dire e quel poco preferisce tenerlo per sé. Minimo minimo una certa insoddisfazione. Lasciando stare le posizioni, al termine della prima Tappa Tanak è dietro di quasi 40 secondi. Troppi per accampare scuse o reclamare dei diritti. I casi sono due: o Tanak non ha nessuna simpatia per il Rally Messico, oppure Tanak non ha ancora quel livello di necessaria confidenza con il compito di partire per primo. Aggiungiamo pure, visto come sono andate le cose alla sua Squadra gli anni scorsi, un po’ di paura per la meccanica. Magari tutte due/tre le cose. Alla fine della seconda tappa, solo grazie a un improvviso risveglio nel secondo dei due giri, il ritardo scende sotto i trenta secondi. Ancora troppi, ma almeno il risultato parziale della Tappa dice che, a partire meglio, Ogier si può ancora battere. Peccato che manchino solo sessanta chilometri, e che i giochi siano praticamente fatti.
Sì, sono fatti, Tanak vince le prime due speciali della domenica ma nella terza, il Power Stage Las Minas, non va neanche a punti. Gomme consumate con gli exploit precedenti, un’esecuzione finale non pulitissima, di fatto è la resa e la fine di una giornata no di un Rally ni. Per il livello del più recente Tanak, s’intende. Se ne riparla in Corsica, ordine di partenza uguale ma condizioni totalmente diverse. Sarà la verifica, il banco di prova, l’ennesimo “master degree” a cui un aspirante Campione del Mondo deve sottoporsi.
 

Di certo il Messico di Tanak non può essere considerato un passo falso. Anzi, viste le difficoltà, il risultato finale, modellato sull’assalto riuscito alla seconda piazza di Evans, è molto più che un limitare i danni, è amministrare al meglio una situazione difficile. Una dimostrazione di buon “passo” sul cammino delle non celate aspirazioni, che può essere trasferito paro paro anche sul “comportamento” della Squadra, che potremmo definire quanto meno “consistent” e che ha il suo riflesso evidente e positivo nella classifica Mondiale dei Costruttori.
Non è andata bene a Neuville, anche se non malissimo. Credo che bisognerebbe andare a tastare il polso dell’Ufficiale Hyundai. Non per la febbre o il disagio da altitudine, che pure sono un problema, ma per il morale e la pressione. Il quarto posto portato a casa dal Messico non si risolve niente. Anzi. Non dà a Andrea Adamo la gioia della prima vittoria da quando l’Ingegnere è subentrato a Michel Nandan alla guida del Team. Non consente al pilota di sfuggire al timore di passare da eterno secondo a… debuttante terzo. Non porta acqua al mulino del Costruttori, che è l’edificio minimo imperativo su cui si basa la stagione di Hyundai. Come si è arrivati a una situazione così difficile? In tre passi, più o meno il contrario del “passo” di Ogier. La foratura pronti via della i20 Coupé di Neuville sulla prima El Chocolate, quaranta secondi buttati lì e un “buongiorno” da cui non ci si può riprendere
 

La scomparsa di Mikkelsen che, due vittorie parziali e tre Speciali da leader del Rally, esce di scena a causa di una foratura e la conseguente rottura, poco più avanti, della sospensione. Lo sfortunato stop di Sordo, una defaillance elettrica che Adamo definisce “inaccettabile”, ma che è pur sempre una circostanza che si può definire fortuita. Da solo e in quelle condizioni, è già tanto che Neuville abbia trovato la forza di onorare l’impegno. Senza dubbio è pregevole la reazione che porta al terzo posto nel Power Stage, e viene buono anche il quarto posto. Che sia necessario un completo reset? Non credo, una serie così densamente sfortunata esce dai parametri di valutazione, anche attribuendo il massimo della pena agli errori. Si ripartirà dal Corsica con altri aggiustamenti, questo è probabile, con qualche decimo di bar di pressione in più, quasi certo, e con il potenziale concretamente dimostrabile che c’è. Però, sì, un’occhiatina a Neuville, da qui al Corsica, io gliela darei.
E poi c’è Elfin Evans, terzo assoluto. Gara straordinaria, e la gioia smisurata di Malcom Wilson che torna a considerare il gallese come un figlio. Il figliol prodigo al contrario, tutto sommato, visto quanto ci è voluto per confermarlo in Squadra. 
 

Evans non ha niente da recriminare, e non si è minimamente avvicinato ai rischi che proprio in casa M-Sport vengono considerati peccati mortali e di cui si è reso colpevole Teemu Suninen. Ha guidato bene e “con prudenza”, nessun acuto assoluto ma neanche una piccolissima stonatura, una gara lucidissima e senza ombre che rende onore al Pilota elevandone di certo il valore assoluto. Evans non ha “osato” insidiare Ogier, anche se a un certo punto, in particolare nella baraonda della decima Speciale, sembrava poterne avere il “coraggio”, e non si è scomposto in pericolose reazioni quando Tanak è arrivato alle sue spalle deciso a superarlo. Ottimo.
E grande anche Kris Meeke, direi. Sinteticamente, come abbiamo già detto, una vittima della legge di Murphy. In testa quando Ogier fora e gli annullano la Speciale, Guanajuatito, nella successiva Otates è Meeke a bucare ma nessuno gli restituisce un solo secondo, e precipita dal primo al quinto posto. Il minuto e mezzo di ritardo è solo l’inizio, si passa all’altro minuto e mezzo e passa una speciale dopo per il cedimento di una sospensione, e così via, cose di questo genere. A spasso nelle prime due di Sabato, vinte da Tanak, Meeke dichiara che risparmia le gomme per vincere il Power stage. È gli va malino anche quella, beffato da quel secondo con cui Ogier vince tutto…
Meeke non dovrebbe prendersela, e non da a vedere di farlo. Oltre al quinto posto a quelle condizioni, c’è un bel Rally da registrare, un grande morale e l’ottimo stato di forma, prestazioni in assoluto entusiasmanti, una grande, sconosciuta “misura” nell’azione del migliore Kris, e un buon quarto posto nel Mondiale.
Mondiale che resta in mano a Tanak, 65 punti, però con Ogier di nuovo alle sue spalle, 61 punti. Come accennavamo a un certo punto, Neuville è ora terzo a sei e dieci punti dai battistrada.
Corsica, Fine Marzo. Asfalto.
 

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