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Llandudno, Galles, 3 Ottobre 2019. Bisogna essere preparati e carichi: non è roba da poco. Il gran finale del Mondiale World Rally Car inizia dal Galles, e ci sarà presumibilmente da trattenere il fiato fino a metà Novembre per vederci finalmente chiaro. Poi, ogni occasione è buona per cambiare idea e le carte in tavola. Non ci si abitua mai ai colpi di scena, alle sorprese, ai rovesciamenti di fronte di un Campionato che è di anno in anno più sorprendente, avvincente e combattuto. Non è proprio questo che desiderano, da sempre, gli appassionati?
Nulla è scontato, anche quando sembra poterlo essere. Non vuol dire che gli attori non sono all’altezza del palcoscenico, significa soltanto che il copione è difficile, la sceneggiatura raffinata, e che la maglia del thriller è troppo fitta per lasciare passare anche il minimo, attendibile indizio di soluzione del “giallo”.
Il punto dopo 11 Rally disputati, 11 capitoli dei 14 del romanzo.
Ott Tanak. Per buona parte della Stagione è stato il riferimento numero 1 in una possibile, probabile, poi “quasi” certa prospettiva. Grazie alla maturazione del Pilota, che affonda le sue radici non solo nell’esperienza ma nella speciale matrice di apprendimento di quegli anni con M-Sport in cui l’Imperatore aveva un Delfino. E grazie all’imbattibilità della Toyota Yaris WRC, la Macchina che più e prima delle altre ha raggiunto un tetto impressionante di competitività. Alla velocità da capogiro espressa dalla Vettura e di conseguenza da Tanak”, su cui si è modellata la metafora del binomio in volo, irraggiungibile, malauguratamente ha fatto risconto la roulette russa dei drammatici stop di affidabilità di Sardegna e Turchia, due passi falsi imperdonabili (ma… perdonati) di cui uno, l’Italia, limitato nei danni. 5 vittorie, 2 podi, nessun ritiro, due mezzi-stop. Fanno un totale di 210 punti con una curva favorevole fino al Portogallo, 20 punti a Rally di media, poi in discesa dall’estate per un rendimento “medio” nelle successive 4 Gare di “appena” 17 Punti e mezzo. Power Stage, Tanak va 8 volte a punti per un totale di 30 e 3 successi nell’ultima sfida. Si può star certi che Tanak cercherà di vincere in Galles, anche per tornare in media.
Sébastien Ogier. I Super Campioni portano a esagerare. È chiaro che quando un dominatore di sei Mondiali consecutivi preoccupa crea sconcerto, e quando inverte la tendenza… sconvolge. La Vittoria in Turchia ha avuto questo effetto e ha rilanciato nella stratosfera il potenziale del Pilota e della Citroen Ufficiale. Bilancio. 3 vittorie, 4 podi, nessun ritiro ma almeno tre Prove insoddisfacenti, Italia, Turchia, Argentina, 11 volte a punti nei Power Stage, per un totale di 36 punti e due vittorie. Quei punti, quel non mollare fino all’ultimo, conteranno. Il totale non basta a garantire nulla, ma in questa condizione, con 193 punti, 17 di ritardo da Tanak e 90 ancora disponibili, su Ogier si deve tornare a scommettere. Si può star certi che Ogier cercherà di vincere in Galles, per tradurre l’exploit turco in tendenza e per ritoccare il record di 5 vittorie, negli ultimi 6 anni, che gli appartiene.
Thierry Neuville. Il Neuville 4 volte secondo e una terzo negli ultimi 7 Mondiali. E ora le cose non sembrano migliori. 2 vittorie, 3 podi, il ritiro del Cile, 35 punti in 10 Power Stage, di cui uno vinto. Meno alti, ma anche meno bassi rispetto agli Avversari con i quali è in corsa, ottimo rendimento Power Stage. Si direbbe il più regolare dei tre, ma in questo caso bisogna ammettere che, a questo Mondiale, la regolarità non paga abbastanza. Per questo si può star certi che Neuville cercherà di vincere in Galles, ne va delle residue e ancora non negoziabili ambizioni.
Lo scorso anno, dopo Turchia, tre Rally alla fine, stessi Galles, Spagna, Australia, Neuville era primo con 177 punti, Tanak secondo con 164, Ogier terzo con 154. Un ottimo motivo per non azzardare un bel niente. Situazione ingarbugliata. Un’idea ce l’ho, non diversa da quella che mi sono fatto da un po’. Non mi lascio influenzare troppo dagli ultimi eventi e, comunque, non ve la dico. Non mi va di discutere!
Shakedown a Gwydir, non si arriva a 5 chilometri ma si scopre che in Gran Bretagna può anche essere “umido”, contrariamente ai test di una decina di giorni addietro. Kris Meeke spazza via tutti lanciando la Toyota un secondo e uno davanti alle Citroen di Ogier e Lappi e la Ford di Evans, tornato tra noi. Poi si parte da Liverpool, ambientazione Beatles, naturalmente, si passa il Mersey e si scende a Oulton Park per la prima Speciale del 75° Galles. Asfalto, circuito, 3 chilometri e mezzo di spettacolo in notturna, un po’ Rallycross, ma senza salto e uno alla volta.
La prima battaglia che si scopre è nella WRC 2. Con una stessa Golf GTI, Solberg. Peter, il padre ex Campione del Mondo, 2003, e il figlio Oliver, diciott’anni dieci giorni fa. Non conta nulla, troppo poca strada, ancora. Padre batte figlio. Poi arrivano i mostri. Il tempo di Solberg padre resiste a lungo, migliore anche di quello di Ogier, e cede solo agli attacchi di Neuville e di Meeke. Il nordirlandese completa il piccolo en plein di giornata. Tanak, i fari puntati sulle cime degli alberi fa spegnere il motore e perde quasi nove secondi. Che succede? Niente. Domani è un altro giorno, di quelli veri. 9 Speciali, 120 chilometri di cronometro. Nient’altro da dichiarare
Ah, sì. Piove, autunno pieno. Si sapeva.
Foto: Manrico Martella