WRC 2019. Australia. Sipario sul Mondiale. Hyundai, Tanak… convergenza

WRC 2019. Australia. Sipario sul Mondiale. Hyundai, Tanak… convergenza
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L’annullamento del Rally Australia chiude di fatto il 2019 del WRC e fissa i risultati della stagione. Hyundai è automaticamente Campione del Mondo Costruttori, Neuville e Ogier alle spalle di Tanak. Diseguali qualità
12 novembre 2019

Coffs Harbour, Australia, 12 Novembre. Con l’annullamento del Rally Australia, in conseguenza dello stato di emergenza a causa degli incendi che stanno devastando Queensland e Nuovo Galles del Sud, si chiude il sipario sulla stagione 2019 del Campionato del Mondo World Rally Car. Quel poco, ma molto importante, che doveva giocarsi nell’ultima Prova del Mondiale Down Under, resta invece fissato con il risultato al termine del Rally di Catalunya-Costa Daurada. In particolare l’assegnazione del Titolo Costruttori a Hyundai Motorsport.

Il Titolo Costruttori a Hyundai è il premio alla perseveranza… e a un tocco di genio. L’unità agonistica Motorsport della Casa Sud coreana ha ottenuto il giusto riconoscimento al termine di un lungo purgatorio, dopo aver attraversato… gli inferni di Volkswagen, M-Sport e Toyota. Sei anni, circa il doppio di un progetto medio di questo genere, ambizioso ma neanche troppo. 6 anni nei quai Hyundai e Alzenau hanno continuato a mettere molta carne al fuoco, attivando e sviluppando progetti su un vasto fronte di impegni, portando nuove idee, epurando e cambiando, vincendo e sbagliando, soffrendo anche di quei traumi da “sfioramento” del bersaglio. Sempre, in ogni caso, andando avanti, apparentemente imperturbabile.

La svolta, si direbbe, ma si potrebbe considerarlo un punto di maturazione, coincide con l’arrivo di Andrea Adamo al comando del Team Hyundai. Adamo ha rotto uno schema (e di sicuro, almeno sulle prime, anche i c------i a un sacco di gente), con una franchezza quasi spudorata, l’insofferenza alle ripetizioni e ai luoghi comuni, e con un estro pseudo filosofico al servizio della spesa di tutti i giorni. Adamo ha scavalcato la barriera formale delle ovvietà che imperano nei mondi d’élite per rimboccarsi le maniche a suo modo e puntare al sodo senza guardare in faccia nessuno. La panchina lunga del Team non è uno schema muovo, ma Adamo l’ha utilizzata in tutto il suo potenziale, turnover ragionato di 5 Equipaggi su tre Macchine, stupefacendo e magari creando anche delle antipatie (stai a vedere che la distanza di Mikkelsen dal “sistema” nasce lì), tappando così il buco di competitività della Macchina da lui stesso sbandierato ai quattro venti e dandosi così modo di recuperare la i20 Coupé WRC alla piena competitività. Per me non era una mossa evidente, ma è… evidente che aveva ragione lui.

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Poi, siccome la carbonara va fatta con gli ingredienti migliori sennò è uno schifo, è partito alla caccia di Tanak, dando per scontato che oggi o domani – come mai nessuno aveva visto che lo era già ieri? - era lui il Campione del Mondo prima ancora di diventarlo. Chissà come ha ingolosito il famelico estone! Con i soldi sicuramente, e finiamola di mettere sempre la passione al primo posto o il cuore prima dello stomaco, con un pelo di malizia sfruttando i punti deboli dell’accordo Toy-Tanak, e offrendo al “cliente” un’analisi costante e perfetta delle situazioni in evoluzione. Sono pronto a scommettere, soprattutto con una prontezza di riflessi che ha lasciato gli avversari congelati sui blocchi di partenza e il Pilota-bersaglio con un menù sempre completo e aggiornato, sempre di più succulento. Comunque sia e comunque vada, Adamo ha portato al Mondiale il peso di una finalmente diseguale qualità.

Intendiamoci, il lavoro di Adamo non è finito e finirà solo quando Tanak avrà vinto un Mondiale Piloti anche con una Hyundai. E su questa strada troverà ancora Toyota e ancora Sébastien Ogier. Se come si dice in giro Ogier può passare a Toyota, superando clausole, variabili, sponsor, soldi, mogli, contratti e marche, sono dell’avviso facile che stiamo per assistere a una delle più belle stagioni della Storia del WRC.

Con la cancellazione del Rally Australia, dunque, va in archivio anzitempo l’espressione virtuale della conclusione del Campionato e l’assegnazione del Titolo Costruttori. È stato un piccolo calvario nel dramma ambientale ben più grave. Dapprima sono state cancellate le Gare nazionali merged nell’Evento, poi è stato drasticamente ridimensionato l’impianto della Corsa. 21 Speciali, ma basate sulla ripetizione quasi ossessiva di 4 di queste, per di più in parte e a loro volta accorciate. Della grande foto originale restavano solo la Destination NSW, 7 volte, la Raleigh, 8 volte, la Graces e la Allens, 3 volte ciascuna, e dei 367 chilometri del disegno originale appena 94, neanche un terzo in una fisionomia di Rally completamente stravolta. A quel punto il primo interrogativo cruciale era quello relativo all’attribuzione del punteggio. Per regolamento un terzo in proporzione con la distanza totale coperta, e già in quel caso la trasferta della Squadra Toyota, a difesa del Titolo conquistato lo scorso anno, sarebbe risultata inutile. Anche vincendo tutto, Toyota non avrebbe potuto recuperare i 18 punti del gap. La decisione era un po’ tirata e discutibile ma, in considerazione della situazione pratica, applicabile e, infine, approvata. Comunque Hyundai non avrebbe “rubato” nulla, il merito era acquisito e derivato dal corso della lunga stagione. La cancellazione del Rally Australia ha tagliato la testa al toro.

L’altra questione in sospeso, certamente meno cruciale, era quella dell’assegnazione del ruolo di vicecampione del Mondo. Anche in questo caso la classifica resta quella congelata dopo il Rally di Spagna. Tanak 263 punti, Neuville 227, Ogier 217. A Thierry Neuville va per la… quinta volta, quarta consecutiva, la palma per il secondo posto. Qualcuno dice già che Neuville è l’eterno secondo, io no. Per parte sua, Sébastien Ogier cede lo scettro che ha detenuto per sei, fantastiche stagioni consecutive… un po’ meno di misura.

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