WRC 2019. Argentina. Un Venerdì Da Leoni. Meeke, Tanak, infine Neuville

WRC 2019. Argentina. Un Venerdì Da Leoni. Meeke, Tanak, infine Neuville
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Prima tappa del Xion Rally Argentina all’insegna dei timori della vigilia. Maltempo, fango, massima attenzione all’imprevisto. Annullata la prima Amboy-Yacanto, Tanak, Meeke poi di nuovo Tanak, ma in testa va Neuville
27 aprile 2019

Villa Carlos Paz, Argentina, 26 Aprile 2019. I timori della vigilia vengono confermati. In modo meno drammatico rispetto alle previsioni più catastrofiche, ma è un fatto che la quinta del Mondiale 2019 diventa atipicamente più intensa e difficile per i 27 Equipaggi del 39° Xion Rally Argentina. La Prova più lunga del programma, la famigerata Amboy-Yacanto di trenta chilometri, viene annullata e si presenterà vergine eppure disastrata al secondo passaggio.
Inutile dire che la scommessa più difficile dei Piloti è quella di rimanere in strada, e secondariamente, quando vi riescono, evitare di pagare la penale della troppa prudenza. Che poi c’è chi se lo può permettere e chi no. Meeke sà, Ogier no, per esempio, Neuville solo in un certo senso. Ogni chilometro è come giocarsi un jolly, ogni speciale un fil rouge. Meglio evitare quelle sviste che nell’Argentina in queste condizioni verrebbero immancabilmente sanzionate con il massimo della pena. Ne viene fuori un Rally densamente imprevedibile e delicato, nervoso, ma il sottotono generalmente prudenziale paga e mette in vetrina un listino attendibile. Un po’ di botte e risposte, poi la sostanza è che in testa ci sono Neuville, Ogier a una dozzina di secondi, e Tanak a 13 e mezzo.
 

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Tutti bravi. Bravissimi, in verità. Tanak sembrava aver già messo un’ipoteca anche sull’Edizione 2019 del Rally vinto nel 2018. Non in termini di quantità, il suo vantaggio a una Speciale dalla fine della prima Tappa era ancora marginale, soprattutto nell’esagerato volume di imprevedibilità della Corsa, ma l’estone si era dimostrato ineccepibile sotto il profilo della qualità. Dopo aver vinto la “Provetta” inaugurale del Giovedì sera, Tanak amministrava durante il primo giro, contenendo il furore di un anno fa neanche fosse in regime di ricognizione, e sferrava l’attacco nel secondo passaggio, questa volta completo di Speciali, e pur dosando le sue iniezioni letali alla concorrenza tornava al comando del Rally. Era questo il senso della “Qualità” di Tanak, saper gestire in maniera diametralmente opposta, a seconda delle circostanze, il proprio talento e la forza della propria Macchina, a un certo momento era 1-2-3 Toyota, fino allo scorso anno una prerogativa quasi esclusiva del Sei-Volte-Campione-Del-Mondo.
 

Tanak “surfa” sulle difficoltà degli acquitrini della prima parte del Rally, poi quando le gomme ricominciano a “mordere” passa all’azione vera e propria, vince Bajadas-Villa del Dique, 24 chilometri, la seconda Amboy-Yacanto, trenta, riprende il comando delle operazioni e si presenta al via della Santa Rosa-San Augustin spinto dall’inerzia. Ma non va a finire come pensate, e come pensavamo anche noi, del resto. Tanak si gira nell’ultima frazione, c’è il sospetto di un guasto e il contro-sospetto che a provocarlo sia stata l’”offesa” di una toccata, perde una ventina di secondi e scende dal primo al terzo posto. Film già visto, ruolo cruciale variamente interpretato dai migliori.
Il Rally si riapre completamente auto livellandosi sugli imprevisti. 13 secondi di ritardo restano, in queste condizioni, un niente, ma la lezione non passa inosservata. Diciamo che Tanak resta tra i favoriti, ma adesso è costretto a sudare rischiando.
 

Come in Corsica alla fine del Rally, in testa alla fine della prima giornata di Gara salta su Thierry Neuville. Inaspettatamente, ma non troppo.
Anche l’Ufficiale Comandato Hyundai ha vissuto la prima Tappa all’ombra delle performances di Tanak e di Meeke, ma non ha concesso nulla e, tremendamente efficiente, ha finito per vincere le due Speciali cruciali, del primo e del secondo giro. Rimanendo così vicino alla linea di fuoco della Corsa ha ereditato dallo sbaglio di Tanak niente più e niente meno di quello che meritava, ovvero la leadership nonostante il dovere di partire per primo che è l’onore e l’onere del leader di Campionato. Neuville sembra stare benissimo, e soprattutto aver riacquistato fiducia e sicurezza. È vero che l’Argentina gli calza piuttosto bene, ma questo è un altro Argentina.
 

Non funziona altrettanto bene per Ogier, che prende un bello spavento al limite del… tetto e comunque conserva intatte tutte le sue chances consacrandosi alla prudenza che gli vale il secondo posto nell’assoluta al termine della Tappa. È anche questo un buon modo per esprimere solidità e per dimostrare che l’incrocio e somma di pressioni non riesce a scalfire la corazza del Campione. Sotto questo aspetto Citroen non poteva scegliere meglio.
L’incostanza di Kris Meeke è… inedita. Si dirà che c’era da aspettarsi che l’irlandese partisse a manetta per rimanere poi intrappolato in una delle sue sortite a effetto, invece non è così. Meeke ha vinto una Speciale, la prima Las Bajadas-Villa del Dique, ed è stato in testa per un intero giro del Rally. Solo nel finale della lunga Amboy, e senza poi capire perché, il tempo non è uscito come le sensazioni. A trenta secondi scarsi da Neuville non si può dire che Meeke sia ancora in corsa per la vittoria, soprattutto se si considera che in testa c’è il trio al comando anche del Campionato, ma non si può neanche dire che un podio sarebbe una… truffa.
 

Non è il Rally di Sordo, semmai è molto di più quello di Ostberg, decimo assoluto con la prima Citroen R5 al comando del WRC Pro, viene da incrociare le dita per il quinto posto di Mikkelsen, e siamo ancora in attesa di un segnale udibile da parte di Evans e Suninen (meglio comunque non sentirne parlare che sentirne parlar male).
Nel finale l’imprevisto ha il sopravvento. Oltre allo “spin” di Tanak c’è quello di Latvala e l’incidente di Lappi. Bandiera rossa, poi non era bandiera rossa ma solo uno sventolare clandestino, un po’ di confusione, a Latvala restituiscono un po’ di tempo perso, e tutti a casa.
Il tempo migliora, e il sabato dell’Argentina non è più così “pericoloso” per il maltempo.

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