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Salou, Spagna, 28 Ottobre 2018. Non ci avrei scommesso, non ci avrei creduto, non pensavo fosse possibile. E invece è stato. È successo l’incredibile, l’impossibile. Bisogna sentirsi in colpa per non averlo immaginato con sufficiente convinzione? Mea culpa? No. Direi che possiamo assolverci nel nome dell’evento inedito, straordinario. E per questo strabiliante, perché potentissimo.
Del resto, per un lungo momento, fa fatica a crederci anche lui, l’autore dell’impresa, Sébastien Loeb che ha appena tagliato il traguardo della Santa Marina ottenendo il terzo tempo del Power Stage alle spalle di Tanak e Ogier, che hanno fatto meglio del Cannibale nell’ultima frazione del RallyRACC ma che non hanno potuto evitare di essere divorati senza pietà dal mostruoso Campione.
Loeb sale sul tetto della C3 WRC, si felicita con Daniel Elena, il Navigatore e guru storico, si complimenta con Sébastien Ogier per la bellissima battaglia di cui sono stati protagonisti…
Già, Seb Loeb, Seb Ogier. Quanto tempo è passato, quanta acqua sotto i ponti, quanti dissapori e polemiche passati agli archivi del WRC solleticando quell’aria di fronda tipica dei grandi dualismi, confronti senza tempo dentro e fuori dalle traiettorie inflessibili dello Sport. Domani, tra qualche settimana magari, ma oggi tutto questo è cancellato, ridimensionato, senza senso. Si erano sbagliati, ci eravamo sbagliati tutti. L’errore era stato quello di considerare il binomio Loeb-Ogier come l’elemento chiave di un passaggio di consegne. La fine dell’era di un Loeb insaziabile e riluttante ad abdicare necessaria per aprire l’era di un Ogier impaziente e affamato. Il Rally di Spagna, la vittoria di Loeb e il secondo posto di Ogier hanno dimostrato che parliamo di due Campioni contemporanei, contestuali, solo di diversa età e carriera. Tutto qui, strano ma vero. Il bello è che potrebbero esserlo ancora per un po’ di tempo, già domani. Ameno che il Dio non decida di aver detto, con la strepitosa, chiara, esemplare vittoria al Catalunya, davvero l’ultima parola.
E qui ci aspettiamo il miracolo di Pierre Budar, il quale giura che non ha esaminato il caso di Loeb proiettato nel Team Citroen Total, che non c’è stato tempo e che non sa esattamente di cosa dovranno parlare nei prossimi giorni per decidere nelle prossime settimane. Il ritiro di Peugeot dal Mondiale Rallycross, con la conseguente “disoccupazione” di Loeb, ha preso di sorpresa anche il Direttore di Citroen Racing. Lo strano è che tutto resta, al momento, fissato in un Team Citroen con due C3 WRC.
Bah. Chissà, ma non facciamo come i molti che non sono mai contenti, gustiamoci a fondo il grande momento del Rally di Catalogna, le sue perle di Sport e di varia Umanità.
La vittoria di Loeb è arrivata in una cornice di circostanze tipiche dei grandi momento di tensione agonistica. Questo è vero e non toglie nulla allo strapotere e all’impresa della “Belva”. In pochi punti, il primo successo stagionale di Citroen, a un anno esatto dall’omologo Catalunya vinto da Kris Meeke, arriva dopo gli acuti di Tanak e di Latvala avviliti da una, due, tre forature.
Arriva dopo le due ripartenze dell’Asso di Haguenau che doveva mettere a registro, calibrare il suo talento e la sua intemperanza per le… mezze misure con le prestazioni e il comportamento delle nuove WRC, sulla terra, di nuovo sull’asfalto, dopo sei anni sul bagnato. Arriva, anche, sgattaiolando tra i due contendenti al Titolo di Campione del Mondo a tratti troppo prudenti, indecisi, in diverse circostanze “conservativi”. Arriva, è giusto anche questo, osando una scelta di gomme estrema e coraggiosa, una sfida agli elementi con quattro gomme dure e lisce contro i (dite “gli”? Io no) pneumatici da pioggia scelti dai suoi avversari. Certo, con il Mondiale in gioco ridurre rischi evidenti è legittimo, ma è pur certo che certe scelte estreme sono una prerogativa dei fuoriclasse.
Poi tutto è arrivato nello stile di Loeb. Implacabile. È cresciuto per due giorni adattandosi alle diverse e variabili circostanze di terreno e meteo, ed è esploso il terzo giorno. Anche l’incertezza della terza Speciale, penultima del Rally, a quel punto è vista come un tiro mancino del gatto che gioca con i topolini.
La vittoria numero 79, conquistata dopo un digiuno che durava dall’Argentina del 2013 e ottenuta in questo modo, non lascia spazio a dubbi. Loeb è il fuoriclasse che, con un talento smisurato, può stare al di sopra, oltre la Storia, in una Storia non condivisa, tutta sua. Nove volte Campione del Mondo e, ora, nove volte vincitore del Rally di Spagna.
A lato del capolavoro di Loeb c’è il cammino del Mondiale, tortuoso e imprevedibile, avvincente fino all’ultima prova, decisiva, in Australia.
Con la doppia disfatta in Galles e Spagna, Tanak è praticamente sceso dal treno in corsa. Sono cose che si dicono con dispiacere, ma fanno parte del gioco. Dopo aver sparato le sue cartucce migliori, in Finlandia, Germania e Turchia tornando prepotentemente in corsa, Tanak ha sbagliato grossolanamente i bersagli Galles e Spagna e ora torna a debita distanza dai battistrada Neuville e Ogier. Non è del tutto colpa sua, un radiatore rotto e una foratura, ma certamente delle circostanze senza compromessi che lui stesso aveva creato portando il WRC su un livello insostenibile per tutti. Il sesto posto accompagnato da Lappi e Latvala, e il Power Stage vinto in Spagna lo mantiene a portata di Titolo, ma per vincere, adesso, c’è bisogno che il mondo vada sottosopra... Down Under.
Ogier e Neuville si sono guardati bene dall’accettare la sfida lanciata da Loeb. Solo Ogier non ha resistito nel finale di Gara, e comunque dopo aver passato la mano nelle due prime Speciali adottando anche lui le gomme della sicurezza. All’inizio si sarebbe detto che entrambi avrebbero tentato di stabilire una distanza incolmabile attaccando il Rally. In realtà, a parte l’evidente impossibilità di contrastare le andature di Tanak e Latvala e di una intrattabile Toyota, a tutti e due è sembrato meglio e più prudente cercare di stare solo davanti all’avversario diretto. In questo modo, in realtà, sia Neuville che Ogier hanno fatto gara a sé, con più alti e bassi il belga, più regolare e incisivo il francese. Solo nel finale, nelle ultime due frazioni, il confronto è diventato in qualche modo diretto, in ragione tuttavia della corsa ai punti del Power Stage. A Ogier è andata bene, secondo tempo da 4 punti e secondo posto assoluto, a Neuville è andata male, una foratura, fuori dai punti Power e appena quarto a causa di una toccata su una pietra tirata dentro da Elfyn Evans, altra vera, positiva sorpresa del Rally, salito meritatamente sul podio all’ultimo tuffo.
Con il secondo posto e il Power Stage, Ogier conquista 22 punti, e qui finisce la fuga di Neuville, iniziata in Portogallo, culminata in Italia e riassorbita nei seguenti cinque Rally fino alla Spagna. Adesso Ogier è tornato al comando del Campionato, tre miseri punti, 204 contro 201 dopo dodici Prove. L’Australia è cruciale. se uno dei due vince è Campione del Mondo anche senza i punti Power Stage. Se vince un altro e Neuville è davanti a Ogier, il Power Stage diventa il centro del Mondiale. A Ogier basta ripetere la “strategia” del Catalunya, stare davanti all’avversario. A Neuville non basta, deve vincere, o stare davanti e fare una grande differenza nella Speciale finale. Chiaro che Neuville ha ben poche scelte, deve partire per vincere. Chiaro anche che Ogier, partendo per primo, avrà una vita ben più dura.
Tensioni dell’ultimo minuto garantite, meglio rilassarsi con gli altri spunti eccellenti del RallyRACC nelle categorie WRC di supporto e inferiori. Kalle Rovanpera, per esempio, ha vinto il WRC2 di Spagna doppiando il successo del Galles, due su due per il giovanissimo talento finlandese. L’altra grande notizia del giorno abbagliato dal successo di Loeb è che Enrico Brazzoli e Luca Beltrame, Peugeot 208 R2B, sono Campioni del Mondo WRC3.