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L’Alguer, 12 Giugno 2018 (e oltre). Save Sardinia? No, non ce n’è bisogno. Safe Sardinia, piuttosto. Ogni anno qualcuno se ne esce con la propaganda del ritorno del Rally Italia dalla Sardegna, dietrofront, al “continente”. Sanremo, Roma, Toscana a rotazione. Ogni anno una “giusta causa”, un urlo di dolore, un “testimonial”. È la pièce che a ogni edizione, da quindici, è portata in scena dalla Compagnia degli Scontenti. Ogni anno la platea della sceneggiata è semideserta, per fortuna, e solo qualche poltrona in prima fila è occupata da spettatori annoiati e altrettanto, generalmente e di default, scontenti di se stessi e della vita, al punto da non voler riconoscerne neanche gli evidenti lati buoni. Quest’anno si è preso il disturbo di alzare gli occhi dal piatto anche Makinen, per parlare di costi elevati e di logistica difficile, di pochi aeroporti e meno compagnie aeree.
È la pièce che a ogni edizione, da quindici, è portata in scena dalla Compagnia degli Scontenti
Benedetto figliolo, parla proprio il finlandese che logisticamente è imbarazzato anche a casa sua, che ha diviso il Team tra la propria fattoria e l’Estonia, due tronconi separati da un ben più ostico mare, e che anche per fare la spesa d’inverno deve affrontare una logistica poco agevole. Pane al pane, Campione irripetibile, tecnico di talento e Manager eccellente, Tommi, ma commentatore almeno inopportuno. Per non parlare di soldi e di costi, voce che, per quanto se ne sbandieri la sostanza responsabilizzatrice, è l’ultimo dei pensieri di un funzionario racing al servizio di una grande Casa automobilistica. Ma tant’è, bocca per parlare.
Si parla di costi e di impegno, e si vorrebbe togliere il Rally Italia alla Sardegna, si parla di spettatori, e si vorrebbe dar loro un Rally meno “impegnativo” per avere più pubblico a bordo strade. Poi, però, si parla di alzare il numero degli appuntamenti Mondiali del WRC e di fare bene attenzione a non lasciarsi sfuggire il controllo del pubblico indisciplinato o diseducato, vero, unico tallone d’Achille della disciplina. Contraddizioni, che però hanno il pregio di sollevare la questione in modo che se ne possa parlare riflettendo.
Andiamo con ordine. Costo delle prove di Campionato del Mondo. Non si può parlare di costo assoluto. Da una parte c’è il costo per organizzarle, dall’altro il costo per assistervi. La risultante è la bontà dell’investimento. Organizzare e assistere in Sardegna è certamente un plus dal punto di vista economico. Ma proprio in Sardegna, al costo organizzativo contribuiscono in modo sostanziale, caratteristico e decisamente attivo, la Regione e le organizzazioni legate alla ricettività. Dunque si tratta di un raro esempio di cooperazione, di sinergia tra le parti interessate o chiamate in causa. Per gli spettatori, in fin dei conti, la differenza è il costo del traghetto, che è anche la voce che, invece di finire nelle casse dell’Isola, prende la strada di… Napoli. Caro generalmente, ma non organizzandosi per tempo, e in quel periodo della stagione tutt’altro che inarrivabile. Restano disagio e oneri accessori per i Team. Parliamoci più o meno chiaro. Se è vero che un appuntamento Mondiale costa a uno dei 4 magnifici 1 o 2 milioni (sì stiamo parlando di milioni), la differenziale Sardegna non può essere che insignificante e, se chiamata in causa, pretestuosa.
Per gli spettatori, in fin dei conti, la differenza è il costo del traghetto, che è anche la voce che, invece di finire nelle casse dell’Isola, prende la strada di… Napoli
Vediamo, ora, cosa abbiamo in cambio dall’”esoso” Sardegna. Prima di tutto un Rally bellissimo. Tecnica, spettacolo e agonismo allo stato puro. Vedere per credere, rivivere la vittoria di Neuville e di Hyundai di quest’anno. Poi abbiamo un Rally esemplare. È la vetrina perfetta del Paese che lo ospita. È bello dal Parco Assistenza fino alla più remota delle Prove Speciali, dal lungomare di Alghero ai Monti di Alà. Tra tutte le Prove Speciali ce ne sono di bellissime, autentiche icone di questo Sport, Monte Lerno, e una superlativa. Per l’appunto quel Power Stage che si propone di essere allo stesso tempo vetrina dell’Anfitrione e del WRC. Tutto questo è stato costruito negli anni, cambiando, perfezionando, affinando senza sosta, modus operandi che è garanzia contro eventuali errori e problemi che dovessero presentarsi in futuro. Last but not least, Sardegna WRC è un volume di oltre centomila spettatori, che non strappano una toccata e fuga su questa o quella Speciale ma si concedono una v era, piena vacanza a tema WRC e Sardegna, o WRC in Sardegna.
Tutto questo è l’esempio totale che il Sardegna offre al mondo del WRC. Che vuol dire modello organizzativo globale, collaborazioni di altissimo livello ma anche di base, coinvolgimento di individualità, gruppi, associazioni, corpi volontari locali, e una colossale operazione di coordinamento. Che vuol dire, soprattutto, modello di sicurezza, che il Sardegna ha elaborato e messo a punto in Sardegna, e che oggi serve a tutti i Rally del Mondiale. Si tratta di una filosofia di sistema e di una gigantesca opera di educazione, know-how che funziona in Sardegna e che non può essere trasferito con un corriere o via internet in altro luogo.
Ecco un’idea del sistema, dell’imponenza dell’”opera” e dell’apparato di sicurezza di un Rally come l’Italia Sardegna.
Funziona così. Attenti ai numeri impressionanti che si aggiungono a uno standard di 50 medici e paramedici, 11 mezzi antincendio, 2 elicotteri, 40 ambulanze, 2 e 4 ruote motrici, e un ospedale da campo. Ecco le operazioni principali in successione cronologica.
4 mesi prima dell’Evento. Rilevamento del percorso e delle zone spettatori. In totale, per l’Edizione 2018 del RIS sono state progettate e allestite 40 zone, le ormai famose zone riservate e protette che sono autentici capolavori di sicurezza e di ospitalità, più altre 12 zone protette ma senza pubblico, per i fotografi su staccate pericolose, Power Stage, podio. Le scelte di queste aree, individuabili e riconoscibili da un semplice e geniale sistema di reti e fettucce dai colori specifici e vistosi, si basano sui seguenti parametri, nell’ordine: sicurezza, spettacolarità, facilità d'accesso, parcheggi.
le ormai famose zone riservate e protette che sono autentici capolavori di sicurezza e di ospitalità
3 mesi prima. Road Book di servizio e piano di distribuzione e localizzazione dei Commissari di Percorso, stiamo parlando di 700 persone, volontarie ma esperte, che arrivano da tutto il mondo, in media una ogni 150 metri, e delle protezioni.
2 mesi prima. Revisione piani zone pubblico e allestimenti vari. 15 giorni prima. Allestimenti definitivi e di dettaglio. Fettucce e indicazioni varie, reti e protezioni varie. Un piccolo dato, aneddotico ma significativo, per il Rally e lungo il percorso vengono utilizzate qualcosa come mille balle e rotoballe di paglia di protezione. Il lavoro viene svolto seguendo alla lettera disegni e piani studiati a lungo e approvati, ed è seguito da supervisori che a loro volta fanno capo a Siviero. Alla fine le stesse squadre di lavoro smontano tutto e ripuliscono, immediatamente dopo il passaggio della macchina “scopa”.
Non è finita. Nelle 2 ore precedenti ogni passaggio su ciascuna delle 20 prove speciali del Rally, un convoglio apripista ha il compito di garantire la sicurezza del pubblico e degli addetti. È una carovana di circa 10 auto, ognuna con uno scopo differente per un totale di 20 persone che sistemano e controllano il pubblico assieme ai Commissari di percorso. Sulla penultima macchina che passa prima della prima da corsa c’è Tiziano Siviero in persona, la cui vocina esce da un megafono per regolare, suggerire, riposizionare se necessario commissari e spettatori. L’ultima, la “Zero”, è l’auto dell’Apripista ufficiale, in questo caso un Pilota esperto come Max Rendina.
Bene. Tutto questo si traduce nel giusto elogio degli Organizzatori sardi, “oriundi” sardi e appassionati sardi che mettono e tengono insieme il Rally Sardegna. Notare come il nome sta bene in piedi anche senza il complemento “Italia”. Gente che si fa un mazzo così, notare come per mazzo non si sa bene cosa s’intenda ma quanto bene rende l’idea, che al “costo”, significativamente senza guadagnare poi molto e personalmente, portano un guadagno enorme agli appassionati e alla disciplina che li ha forgiati. Io parlo di Tiziano Siviero perché ne conosco bene il mito e le qualità della persona, ma “RIS” è un sacco di altre persone competenti e appassionate, che conosco e no, dico Turitto, Russo, Imperio, Carlino, Pirisinu, Mele, Brunello, Solaroli, De Mori, Furlanetto, parte emergente di un immenso iceberg che fanno del Rally in Sardegna un granito prezioso.
Sulla penultima macchina che passa prima della prima da corsa c’è Tiziano Siviero in persona, la cui vocina esce da un megafono per regolare, suggerire, riposizionare se necessario commissari e spettatori
Si parla molto, adesso, di allungare la lista degli appuntamenti Mondiali. Brividi al pensiero del ritorno del Safari Rally in Kenia, certamente in un altro format rispetto all’originale, eccitazione per l’eventuale ingresso del Giappone e calor rosso per l’arrivo del Cile da attaccare all’Argentina, una settimana prima o quella dopo. Bene, grandi idee per una grande disciplina in crescita continua e, soprattutto, in grande fermento. Per tutti questi, ecco, il modello Sardegna è a disposizione.
Grazie Tommi. Di sicuro l’hai buttata lì, una critica di dettaglio pur sapendo cosa vuol dire Sardegna Italia. Niente di grave, anzi, ci hai dato la scossa e ci abbiamo riflettuto. Grazie, dunque.