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Ecco una sfida interessante, dove entrano in gioco molte variabili inedite o quasi dimenticate. Il Rally di Turchia, che torna nel programma del Mondiale World Rally Car dopo 8 anni incute rispetto, anche timore. C’è chi si affretta ad enfatizzarne le caratteristiche di durezza, soprattutto del terreno costantemente insidioso, e magari esagera definendolo il “testamento delle Macchine”. Magari esagera, ma rende l’idea, molto più che il tradizionale accostamento con i Rally dell’Acropoli o di Argentina. Di fatto pietre, rocce e sassi, sassi acuminati, non si vedono, dicono i ricognitori. Certo, un leggero strato di terra ben livellata nasconde il “mistero”, comunque in agguato e pronto a uscire allo scoperto al primo passaggio delle Supercar del WRC.
L’”Armata Rossa”, lo Squadrone Citroën Total Abu Dhabi WR delle C3 WRC evoluzione, è pronta a raccogliere la sfida. Lo fa manifestando una grande prontezza di riflessi e rispondendo alle “esigenze” della Corsa con grande duttilità e efficienza, sin dallo shakedown, e al termine del Prologo cittadino di giovedì sera.
La certificazione di competitività arriva con le prime battute del palinsesto vero, il venerdì della prima Tappa che inizia con la micidiale, interminabile, più lunga del Rally Cetibeli, buongiorno Speciale di 38 chilometri micidiale per tutti meno uno, quello che apre la strada, nella polvere.
Se la aggiudicano Craig Breen e Scott Martin con la C3 WRC+ #11, con un tempo strepitoso, quasi cinque secondi su Paddon e un ordine di grandezza dei venti su Neuville e Ogier. Così le Citroën vincono il “mistero”, passando immediatamente al comando del Rally, ma non la “maledizione” che le accompagna dall’inizio della stagione. Il primo giro si completa sull’onda di quella prima consacrazione, solo con un maggiore controllo delle circostanze, e con il secondo posto assoluto. Tutto accade sulla ripetizione della Cetibeli, prima Speciale del pomeriggio, quasi subito la C3 WRC di Breen corre sicura al centro della carreggiata, una misura prudenziale, ma non può evitare una pietra aguzza che provoca la foratura lenta. 25 chilometri in questo modo, con l’incubo di lasciare tutto lì, la conclusione della Prova e l’amara constatazione che 45 secondi sono evaporati con la polvere. Dal secondo posto assoluto all’ottavo. Via, si riparte.
Mads Ostberg e Torstein Etiksen, con la C3 #10, ne rilevano la “missione”, salgono al terzo posto e con la massima circospezione continuano a correre nel massimo della sicurezza. Non basta, il secondo giro è “drammatico” per tutti, le tanto temute pietre del Turchia sono emerse dalla polvere e diventano il simbolo della lotteria del Rally. Questione di gomme, anche. Obbligatorio scegliere “duro”, ma chi rischia con le “semi” ed è fortunato ne trae un grande vantaggio.
Ostberg non ha la stessa fortuna, fora, distrugge lo pneumatico nella quinta speciale, e durante la seconda Ula, sesta e penultima Speciale della Tappa, urta una roccia che provoca la rottura di una sospensione. Peggio di così…
Al Qassimi si era dovuto fermare durante la quinta Speciale. Non una bellissima giornata!