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La 49ma edizione del Rally del Portogallo torna su piste che sono state l’epicentro di episodi indimenticabili del WRC, una su tutti la leggendaria prova di Fafe, con una parziale revisione della formula. Attingendo ai lustri del passato si vuole riproporre in chiave più moderna un successo che è nel magico equilibrio tra aspetti tecnici e umani modellati dalla passione. A pochi giorni ormai dal via, è chiaro che l’impegno per produrre una manifestazione eccezionale viene da tutti. Dagli organizzatori ai Team, dalla Case coinvolte nel romanzo del Mondiale ai Piloti che ne sono i protagonisti assoluti.
Più che dagli aspetti tecnici del Rally del Portogallo, siamo affascinati da questa forma di impegno e dal particolare “profumo” che emana dal Rally ancor prima di iniziare.
È un termine che si usa spesso, ma questo Portogallo è davvero particolare?
«Come altri rally della storia del WRC, il Portogallo ha effettivamente qualcosa di speciale, e proprio per questo la sua fama si accresce ad ogni edizione che passa. Ma prima di definire quello che distingue questa Corsa, vale la pena di affidarsi alla prima impressione che salta alla mente: il Portogallo è un Rally bellissimo!».
E cosa lo rende così speciale?
«Direi che, tecnicamente, nel Rally del Portogallo c’è sempre stata una tradizione di grande durezza dei tracciati e una notevole complessità del percorso. È una prova complicata, che va affrontata con molta attenzione e, anche se non è un’”esclusiva” del Portogallo, con la massima attenzione a non commettere errori, anche piccoli».
“Tecnicamente”… ma c’è dell’altro?
«Eccome se c’è dell’altro! C’è che la componente tecnica relativa alla durezza e alla complessità del percorso si coniuga perfettamente, da sempre in Portogallo, con una passione del pubblico che è eccezionale, assolutamente fuori dal comune. Volendo trovare un’analogia e una definizione, se dell’Argentina si può dire che è il Rally della “Fiesta”, parlo di atmosfera, non di auto, il Portogallo è il Rally della “Passione”».
E come si esprime questa “passione”?
«Lo vedrai. A prima vista dai centomila spettatori che parteciperanno all’Evento. Poi dal calore di questo pubblico eccezionale. È un pubblico da stadio, una marea entusiasta che accompagna ogni metro del Rally, per tutta la sua durata. Già ai miei tempi, quando correvamo il Mondiale con Miki Biasion, il Rally era seguito “live”, attraverso le informazioni irradiate via etere da una moltitudine di radio. Facevano a gara a passare agli spettatori le informazioni e ad attualizzare l’andamento della corsa».
Esisteva anche una specie di sfida alle macchine, come nella corrida: rimanere sulla strada fino ad un attimo prima che queste sopraggiungessero. Follia pura
Grande Pubblico è anche grande impegno organizzativo e per la sicurezza…
«Sì, certamente. Una volta il pubblico aveva un atteggiamento sfrenato, che potremmo definire tipicamente “iberico”. Avete visto le immagini del Portogallo di trent’ani fa rispolverate dalla Pubblicità di Audi? Sono scene che rendono perfettamente le condizioni nelle quali si correva allora, immagini che trasudano adrenalina e passione, quella passione che fa sognare chi assiste al Rally ma anche chi corre. Figuratevi che gli spettatori erano soliti sciamare lungo le strade fino all’ultimo momento, e che esisteva anche una specie di sfida alle macchine, come nella corrida rimanere sulla strada fino ad un attimo prima che queste sopraggiungessero. Follia pura, al giorno d’oggi sarebbe una cosa assolutamente, del tutto inimmaginabile. Ma gli organizzatori hanno saputo, con pazienza e molto lavoro, eliminare questi aspetti folclorici ma pericolosissimi della passione, e oggi il Rally del Portogallo è una delle corse meglio organizzate, con un pubblico che è sempre oceanico ma tra i più disciplinati».
“Ai tuoi tempi”… che tempi erano?
«Erano i “nostri” tempi, i tempi della più grande gloria italiana nel WRC. Anche questa, ora nei ricordi, è una storia di passione. Il Portogallo ha un significato chiaro nella nostra storia, basta fare un paio di esempi. Nel 1986, prima del famoso sciopero dei Piloti a causa del grave incidente di Santos, che coinvolse il pubblico, Miki Biasion e io eravamo in testa con la S4. Altro esempio, più importante. Markku Alén detiene il record di vittorie, cinque successi tra il 1975 e il 1987. Oggi Sebastien Ogier arriva in Portogallo con già quattro successi all’attivo ma ben due record nel mirino. Il secondo è quello delle tre vittorie consecutive, ’88, ’89 e 1990, di Miki Biasion. Solo nel 1988 avevo dovuto cedere, per un memorabile e spettacolare incidente al Safari, il posto di Navigatore a Cassina. Prima o poi qualcuno dovrà pur battere il nostro record, ma intanto è già notevole il fatto che abbia resistito per un quarto di secolo!».