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Porto, 23 Maggio. Tutto da decidere, o tutto già in parte deciso sulla base delle… indecisioni iniziali? Riportare il Rally del Portogallo al Nord, e restituirlo alla “leggenda” che l’aveva accompagnato negli anni del primo fulgore non è un processo digitale né indolore. Né istantaneo, questo è certo. Quattordici anni dopo è tutto nuovo. Lo sono i Piloti, subentrati in una logica di avvicendamento generazionale, e alcune macchine portate a battesimo in Portogallo.
Sono nuove le strade, che i Piloti non conoscono, e anche il tipo di terreno che si presenta “double face”, con uno spesso strato di sedimento terroso da “spazzolare” al primo passaggio, quindi scivoloso e senza alcun grip, e più abrasivo e “aspro”, insidioso, rovinato dal passaggio del primo “turno” di Prove Speciali. Sono troppi i parametri da soppesare e tenere sotto controllo, senza contare i cambiamenti dell’ultimo minuto, come l’interruzione del primo passaggio sulla PS Ponte de Lima e all’annullamento del secondo, per poter pensare al ritorno della leggenda. Anzi, a qualcuno questa atmosfera di leggenda pare addirittura fuori luogo o solo in parte ricreata.
Latvala davanti, le altre due VW più indietro
Delle tre Volkswagen mangiatutto al termine della prova spettacolo di Lousada, solo una, e comunque quella di Latvala e non quella di Ogier che aveva vinto, ha rispettato il copione suggerito dalle fasi iniziali del Rally. Le altre due sono sgranate più indietro, in una sarabanda solo in parte prevedibile e solo in parte calcolabile. Mikkelsen è terzo, Ogier addirittura settimo con venticinque secondi di ritardo. “Mixed feelings, si dirà, ma il concetto vale per l’intera squadra e in varie forme. Primi e terzi va bene, per le Polo va benissimo. Latvala, che è salito al comando al termine della quarta Speciale, la terza effettiva, è quasi euforico. Una tantum è favorito dall’ordine di partenza, e la scivolosità del tracciato non gli dispiace. Al finlandese viene tutto facile, e il pilota sembra il primo a stupirsene.
Di tutt’altro avviso è Ogier, che vede compromesso il tentativo di uguagliare il record di quattro vittorie detenuto ancora da Alén e che resiste da quasi trent’anni. Non gli piace quello che si aspettava, e cioè di doversi sacrificare per fare lo “scopino”, non gli piace scoprire che al passaggio del secondo giro le strade sono troppo rovinate per attaccare incondizionatamente, non gli piace doversi dimenticare di velocità, aggressività e rendimento per concentrarsi sul risparmio delle gomme e sull’attenzione alle bucature. Bertelli, Paddon, Kubica ci sono cascati, e nessuno pare ricordare come e quando è avvenuto. Non gli piace, insomma, alla luce della prima giornata del Rally del Portogallo, il ritorno al Nord, e in quanto alla “leggenda” e alla passione del pubblico, come si fa a distrarsi dalle trappole del terreno per prestarvi attenzione? Bisognerà vedere se il secondo giorno di gara riuscirà a restituire al leader del campionato, se non il risultato almeno un po’ di buonumore.
Meeke galvanizzato dalla vittoria in Argentina
Sembra che il ritorno alla “leggenda” richieda un po’ di rodaggio, dunque. Un po’ come accade alle macchine nuove e rinnovate, o perfezionate, o migliorate. Oppure ai Piloti… rinnovati, smaltati da una vittoria meritata ma inaspettata, eppure taumaturgica come quella ottenuta nell’”inferno” dell’Argentina. Questo è Kris Meeke, “prodotto” del talento di Colin McRae, della perseveranza di Yves Matton, e di quella vittoria, dopo la quale la vita è diventata rosa. Non si nasconde dietro a un dito, l’irlandese, anzi… cambia dito.
Non dice più che non è cambiato nulla, sa bene e lo sente nell’atmosfera frizzante della fase più felice della sua carriera che qualcosa è cambiato. Allora prova a ricordare che in Argentina il successo è arrivato anche perché la sfortuna altrui gli ha dato una mano. Ma è come voler suggerire che, oggi che tutti sono di nuovo a posto, quel successo rispecchia anche il suo valore. Morale alto, contentezza, ieri l’anonimato, oggi… scusa Sebastien, ti devo lasciare, è arrivato Kris. Non c’è dubbio, la prima vittoria è una molla, un trampolino, fiducia in sé stessi. Bel Pilota, bella persona. Citroen ha fato bene a Meeke, e Meeke fa bene alla Citroen.
Il ritorno di Kubica
Bellissimo, si fa per dire, è anche il ritornato Kubica, con una macchina nuova fiammante, per giunta la Fiesta Evoluzione 2015 privilegio di pochi (ma pagata). Dopo aver dato forfait all’ultimo minuto in Argentina, sollevando così il coperchio su una situazione che ancor oggi si limita a definire “con problemi”, il più forte, e simpatico, polacco della Storia più che una nuova macchina ha una nuova Squadra e un progetto ristrutturato in funzione degli stessi obiettivi, ma più consono al loro raggiungimento. Kubica è adesso più vicino a M-Sport, e si preoccupa di amalgamare uomini vecchi e nuovi. Quelli vecchi rimasti, selezionati attentamente, quelli nuovi cercati, ma tutti con il comune denominatore di quella passione che spinge a dare il massimo, con la doppia speranza che tutti insieme gli diano qualcosa di più e che lo lascino, finalmente, pensare a fare una sola cosa: guidare.
Il decimo posto alla fine del primo giorno di gara non dice nulla… e dice tutto. C’è una foratura di mezzo, e la riconosciuta necessità di aver pazienza. Far girare tutto al meglio richiede un po’ di tempo, ma in fondo è necessario un po’ di tempo anche per mettere perfettamente a punto la nuova macchina, per capire come si comporta per effetto della diversa erogazione o come deve essere guidata per estrarne il massimo. Pazienza contro tempo, un buon training anche per moderare gli eccessi di quello che secondo molti è il Pilota più veloce, ma con una certa inclinazione per l’errore che rovina tutto.
Gli spunti e i quesiti emersi dal primo giorno di gara del Rally del Portogallo non hanno trovato ancora, sia chiaro, né conferme né risposte definitive. Nel contesto in cui Volkswagen è di nuovo in testa ad un Rally, pur con una logica di assegnazione dei ruoli leggermente diversa dalla consuetudine, la conferma del venerdì è che la macchina tedesca è sempre la più forte. Ma in fondo in quindici secondi dal leader attuale della corsa ci sono altre tre marche, nell’ordine Citroen, Hyundai e Ford, tutte cresciute o in “rodaggio”. È certo che il sabato del Portogallo sarà un po’ più chiaro negli esiti e meno evasivo in quanto a risposte, una su tutte quella relativa alla gomme.
Sabato tutti hanno scelto un “compound” tenero, utile per il primo passaggio sulle Speciali-sapone ma a rischio usura/foratura nel secondo. Tutti meno uno, Neuville, che ha scelto pneumatici più “duri” consapevole di perdere qualcosa oggi per avere le “morbide” domani. In assoluto la strategia del belga più chiacchierato sul mercato del momento non sembra aver pagato moltissimo, è nono e quindi anche questa è una domanda che ancora non ha la sua risposta esatta, ma come per Ogier, la “vera” gara di Neuville è ancora tutta da scoprire.
Altro che leggenda, qui è un Portogallo tutto da scoprire!
Piero Batini – Manrico Martella