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Porto, 25 Maggio. Niente da fare. Chi s’illudeva che l’egemonia dell’impero Volkswagen WRC fosse agli sgoccioli se ne torna scornato nel limbo frustrante dell’attesa. Anzi, prima di tutto deve farsi un attimo da parte e lasciar passare l’armata germanica reduce dall’ennesimo trionfo. Ennesimo ma, se possibile, ancora più speciale.
Nel calderone della già strabiliante serie, qualcosa come 25 vittorie su trenta Rally mondiali, infatti, arriva il “plus” esaltatore di sapore della vittoria sotto forma di “tripletta”, o uno-due-tre, o full podium, è lo stesso, la terza in due anni. È questo il segno dell’arroganza e dell’ingordigia nello sport, contesto nel quale il segnale è accettato in positivo come forma di esaltazione della perfezione tecnica e agonistica. Se c’era bisogno di un “movente”, infine, è giusto rilevare che quello che passerà alla storia del WRC come il “Massacro di Fafe”, arriva all’indomani di quell’eclissi argentina più rara di una congiunzione astrale. Insomma, poteva Volkswagen vincere meglio di così?
"Salvo" il record di Biasion
La risposta è sì, perché poteva vincere Ogier e mettere tre successi in fila uguagliando il record di Biasion e Siviero, e così raggiungere quota cinque e il mitico Markku Alén. Sarà per un’altra volta. Oppure Ogier poteva vincere e basta, e onorare con una gara in più il suo “credo” etico di “tiranno” del Mondiale. Ma è più “onesto” dire che no, non è facile immaginare una vittoria di Volkswagen più netta e entusiasmante, articolata e varia nella sua “offerta” spettacolare.
Latvala ha gestito il 49° Rally del Portogallo con uno smalto da consumato maestro, aggiungendo alla velocità che nessuno osa non riconoscergli anche quel tocco d’artista nel gestire la strategia di gara, o la scelta delle gomme
Innanzitutto perché a Jari Matti Latvala va un applauso particolare, scrosciante. Il finlandese, dietro alle prediche di vendetta di un inizio di Campionato non certo esaltante, ha espresso un talento particolare e sinora poco conosciuto, tenendo sotto controllo proprio quella parte del patrimonio del campione che talvolta è la più difficile da gestire, l’irruenza e la fragilità dell’errore. Latvala ha gestito il 49° Rally del Portogallo con uno smalto da consumato maestro, aggiungendo alla velocità che nessuno osa non riconoscergli anche quel tocco d’artista nel gestire la strategia di gara, o la scelta delle gomme, e nel mostrare quella punta di cinismo necessario per superare una serie di impasse psicologici.
Latvala vs Meeke vs Ogier
Il primo giorno, per esempio, è apparso subito chiaro che, per l’ordine di partenza e per le caratteristiche del fondo del percorso, Sebastien Ogier non avrebbe mai vinto quella tappa. C’era necessità di individuare rapidamente un Campione ad interim, e Latvala si è fatto immediatamente avanti prendendo in mano le redini della situazione senza timori e riverenze per il compagno di Squadra sacrificato dalle circostanze.
FIA World Rally Championship - Rally de PortugalDani Sordo/ Marc Marti @ FAFENext Live Stage on WRC+: SS16 FAFE Powerstage - 12:00-13:00 (CEST)
Posted by WRC on Domenica 24 maggio 2015
A quel punto davanti alla strada di Latvala si proiettavano le figure di due fantasmi. Quello degli attacchi di Kris Meeke, l’irlandese cui la vittoria in argentina, a sorpresa ma non per caso, aveva messo le ali, e il fantasma del ritorno di Ogier, inevitabile e potente, nei due giorni successivi.
La gara di Latvala va vista così. Innanzitutto alla luce dell’efficacia di un atteggiamento caratteriale che è parte della sua forza, poi nella refrattarietà alla pressione e all’errore, un aspetto fino al Portogallo ancora da accertare, e infine nella grandissima, micrometrica capacità di controllo della sua Gara, anche questa in un certo senso nuova, trasformata in una morsa d’acciaio nella quale sono rimasti stritolati non solo Ogier, ma appunto Meeke e Mikkelsen, l’altro compagno di Squadra che ha completato l’entusiasmante podio con cui VW ha celebrato il ritorno del Mondiale WRC in Europa.
Ora, ricordate quante volte avete letto o sentito dire, o voi stessi pensato, che Latvala poteva anche essere considerato una meteora, che non sarebbe mai riuscito a vincere “davvero”, ossia con continuità? Noi no, mettiamo le mani avanti, non l’abbiamo mai scritto, né pensato, ma per il semplice fatto che non ci siamo mai occupati di Latvala a fondo. Certo vederlo buttare il Rally di Casa Volkswagen, per fare un esempio calzante, porta a fare dei pensieri, ma forse a prevalere, in quel caso, è stata la simpatia indulgente per chi va forte e sa entusiasmare.
Latvala, lo "strano" finlandese
Difatti Jari Mattila Latvala è uno strano finlandese, non di quelli che sembrano grigie statue di triste nebbia ghiacciata, ma piuttosto una miscela caratteriale esplosiva mandata in temperatura dal sole del Mediterraneo. Latvala ricorda un grandissimo finlandese, indimenticabile fuoriclasse dell’Enduro: Mika Ahola, il più latino dei Giganti del Nord. È espressivo, spontaneo, sincero e immediato. Ispira simpatia e complicità, mai il sospetto di un doppio gioco di ruolo o formale. E se talvolta la freddezza nei Campioni piace perché è vista come un’arma chirurgica, il Campione che piace a tutti è quello capace di stare allo stesso modo al tavolo dell’interlocutore, della trattativa o della cena, dell’impegno e della baldoria.
Dunque dal primo giorno di gara, lasciando stare il Super Special Test del giovedì vinto da Mikkelsen, Latvala si è dedicato alle varie “specialità” che contribuiscono alla composizione della vittoria. All’attacco, beninteso, di Mikkelsen, ringalluzzito dal buon esordio, e di Meeke che, guarda un po’, sembrava proprio poter replicare la performance argentina, e di meritare di essere diventato l’oggetto della più interessante scoperta della stagione WRC in corso. Meeke ha corso bene venerdì, ma ha sbagliato sabato, vincendo due speciali e avvicinandosi moltissimo a Latvala, ma mandando in crisi le gomme fino ad essere costretto ad una seppure onorevole resa.
Dire che Latvala ha attaccato Ogier non è ortodosso, semmai, infatti, sabato e soprattutto domenica è accaduto il contrario, ma è anche vero che Latvala ha spinto forte il primo giorno “vero” di gara anche per mettere più spazio possibile tra sé e il Campione del Mondo condannato dall’ordine di partenza, consapevole che Ogier non si sarebbe mai dato per vinto. Poi è venuto il lungo periodo della difesa del primato. Latvala è andato in testa al Rally vincendo la quarta Speciale, e ci è rimasto fino alla fine.
Trionfo Volkswagen
Nelle restanti 11 PS ha vinto due sole volte, ma anche in quelle perse è riuscito a controllare lo svantaggio con una condotta perfettamente lineare. L’altro nemico di Latvala, in quelle giornate delicatissime, era fuori e dentro. Fuori nelle difficilissime condizione del fondo, da scivolosissimo a distrutto dal passaggio delle macchine, dentro perché proprio in quelle condizioni è più facile cadere nella debolezza psicologica che è il territorio d’origine dell’errore. Ma niente paura, nessun errore. Impeccabile e freddo come un… finlandese, Latvala ha gestito perfettamente il resto della corsa, dimostrando pari efficacia quando si è trattato de attaccare e quando era tempo di difendersi.
La giornata finale, culminata con lo spettacolo della doppia Fafe, un monumento del Rally portoghese che ha attirato diecine di migliaia di spettatori in uno strabiliante happening, proponeva due ipotesi di attacco. Quello di Ogier a Latvala, e quello di Mikkelsen a Meeke. Ogier ha vinto il round ma non l’incontro, concludendo al secondo posto il Rally, ma recuperando anche i tre punti del Power Stage, e dunque l’impronta finale del Rally del Portogallo è il riuscito attacco di Mikkelsen, veloce ma soprattuto molto regolare, che ha agganciato e superato l’irlandese offrendo così a Vollswagen un buon motivo per considerare questa vittoria un autentico trionfo.