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Olbia - Sébastien Ogier, il vincitore, ha detto che il Rally d’Italia Sardegna non gli piaceva troppo, ma quest’anno… E così Thierry Neuville, secondo classificato, che in questa edizione l’ha trovato perfetto. Non restava che interpellare l’Architetto che l’ha disegnato, Nicola Imperio. Chiamato indirettamente in causa dai protagonisti, ha sollevato la nostra curiosità.
Chi è Nicola Imperio?
«Nicola Imperio è prima di tutto un uomo di Sport, un grande appassionato che ha dedicato quasi trent’anni ai Rally. Ho corso, ho vinto tre Campionati Italiani, in Africa al Faraoni. Per la prima volta ho portato nei Raid una Lancia Delta e ho vinto il Rally di Sardegna che si faceva tanti anni fa, e con la stessa macchina sono andato a correre in Grecia, quattro mesi dopo. Un‘esperienza bellissima. Avrò 300 gare alle spalle, e credo di avere una buona conoscenza del settore, anche se mi rendo conto che non si finisce mai d’imparare e di crescere».
«Ho sempre creduto che non bisogna mai avere paura di misurarsi con gli altri, e nello stesso tempo che per crescere bisogna essere capace di mettersi dei “paletti”. Apprezzo e fanno bene i complimenti, ma ascolto e vado in cerca anche delle critiche, perché è attraverso entrambi che si riesce a crescere davvero. Vivo ad Olbia. Per trent’anni ho fatto l’impiegato comunale, ma ho avuto la fortuna di potermi ritagliare il tempo, tra aspettative e ferie, da dedicare alle macchine. Da dieci anni, da quando il Rally è arrivato in Sardegna, ho aperto una mia attività, che si chiama LRT Sardinia, Logistic Rally Testing Sardinia, che si occupa dello sviluppo tecnico in collaborazione con le case costruttrici, sia di auto che di gomme. Un po’ come un calciatore, ho smesso di giocare al pallone ma sono voluto rimanere nell’ambiente».
“Per la prima volta ho portato nei Raid una Lancia Delta e ho vinto il Rally di Sardegna che si faceva tanti anni fa Avrò 300 gare alle spalle, e credo di avere una buona conoscenza del settore, anche se mi rendo conto che non si finisce mai d’imparare e di crescere”
Nicola Imperio, dunque, di professione tracciatore (anche). Per la prima volta hai firmato il percorso del Rally d’Italia Sardegna…
«Firmare il tracciato del Mondiale, quest’anno, è stata una grande responsabilità, perché mi sono caricato sulle spalle un lavoro che fino ad ora era stato fatto da un grande professionista, Carlo Cassina. Questo non bisogna mai dimenticarlo, perché è spesso facile dimenticarsi del passato, ed io non sono abituato a farlo. Confrontarmi con un grande professionista che ha sempre fatto cose di altissimo livello mi ha stimolato a realizzare una cosa che fosse all’altezza del mio predecessore e del potenziale esprimibile dal territorio della Sardegna. Inoltre volevo condensare nel mio lavoro tutto quello che al Mondiale la Sardegna aveva saputo dare. Parlo di difficoltà, di bellezza dei paesaggi. Il desiderio di realizzare una cartolina dell’Isola».
“Volevo condensare nel mio lavoro tutto quello che al Mondiale la Sardegna aveva saputo dare. Parlo di difficoltà, di bellezza dei paesaggi”
Ogni tracciatore ha la sua esperienza, e realizza un’opera che rispecchia in un certo senso la sua personalità. Quale è stata la tua filosofia?
«La filosofia viene dopo. Quest’anno avevamo poco tempo a disposizione, perché la scorsa edizione era andata in scena ad ottobre, e a Gennaio, in occasione del Montecarlo, noi dovevano già presentare ai Team un’idea progettuale. L’idea di base, e dunque anche la filosofia, è stata quella di prendere le cose più belle delle edizioni precedenti. Insieme al progetto, dovevamo imbastire l’intera struttura dell’evento, e quest’anno abbiamo deciso di compattare il Rally, passando da quattro a due giorni di gara. Questo anche per rispettare la crisi economica, ed è un’iniziativa che i Team hanno apprezzato. Pensate all’ospitalità di 540 commissari di percorso, per il numero di giorni di gara. Quindi più fattori sono confluiti nella realizzazione del progetto. Non si parla solo di “strade”, ma di un complesso di caratteristiche che lo compongono, di un quadro ma anche della sua cornice».
“Il discorso strettamente tecnico è diventato ormai abbastanza semplice. Principalmente perché, con il lavoro fatto negli ultimi anni con l’Ente Foreste, che è uno dei partner più importanti del Rally, è stato facile, perché loro sanno perfettamente ormai com’è un Rally moderno”
Dal punto di vista sportivo, che impronta hai cercato di dare al tracciato? Guidato, veloce, difficile?
«Direi che il discorso strettamente tecnico è diventato ormai abbastanza semplice. Principalmente perché, con il lavoro fatto negli ultimi anni con l’Ente Foreste, che è uno dei partner più importanti del Rally, è stato facile, perché loro sanno perfettamente ormai com’è un Rally moderno. Deve essere più scorrevole, più veloce. E infatti siamo passati dalla media di circa 85 km/h del primo anno ai circa 95 km/h di quest’anno. È un Rally veloce, quello che piace ai Piloti di adesso, perché le macchine di oggi permettono queste performance. I tracciati molo tecnici, come Cipro per esempio, sono ormai in decadenza. Al contrario, basta guardare alla Finlandia, il Rally che è il più veloce ed anche uno di quelli di maggior successo».
Rischio forature. A sentire i Piloti è lo spauracchio del Sardegna…
«Sì, è sempre stato lo spauracchio dei Piloti. Quest’anno, però, anche in questo senso qualcosa è cambiato. Perché con la buona stagione il fondo delle strade è meno distrutto e distruttivo (per le gomme), meno soggetto a rivelare le sue parti peggiori. Che le cose sono cambiate lo hanno dimostrato anche i Piloti dell’Italiano, che non hanno trovato le loro strade disastrate dal passaggio del Mondiale, e anche loro hanno apprezzato. Ho parlato di questo con Andreucci, che me ne ha data conferma. Il discorso delle forature, poi, è stato ridimensionato dal 2008, quando i regolamenti hanno vietato le mousse, cosicché i Piloti sono oggi portati a prestare la massima attenzione alla pista, e a… tagliare di meno sul bordo della curva evitando di buttarsi sullo sporco. Mi è dispiaciuto per Latvala, che era in grado di vincere la gara, ed è stato sfortunato. Una pietra che ha rotto le uova nel suo paniere».
Ogier, Neuville, hanno esplicitamente apprezzato il Rally di quest’anno… hanno trovato stupendo il percorso. Questo significa che hai fatto almeno un buon lavoro…
«Del giudizio dei Piloti sono onorato. E anche un po’ emozionato, essendo la prima volta che firmo il percorso del Mondiale. Ho lavorato con la Volkswagen agli inizi di Giugno per dei test di sviluppo e delle gomme, e per quel lavoro ho scelto delle piste, per esempio sul Grighine dove è passato anche il Sardegna Rally Race, Mondiale Cross-Country Rally per le moto, che avrebbero in qualche modo rispecchiato le piste del Mondiale. E già allora loro avevano apprezzato le scelte. Come ho detto, sono impegnato in un lavoro di sviluppo con le Case Costruttrici, anche di Pneumatici, e quindi abbino la mia esperienza del territorio a quella utile per lo sviluppo tecnico delle macchine e dei componenti. Questo mi fa contento, perché significa che anche questa è una parte del mio lavoro è apprezzata».