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Madonna Di Campiglio - Un successo di passione vera e di condivisione della stessa senza distinzioni, con tutti i presenti, per la ventisettesima edizione della classica tre giorni “storica” sulle Dolomiti. Al termine della dura gara in notturna, svetta una Lancia Aprilia in mezzo a molte agguerrite Porsche e qualche pezzo davvero raro, automobilisticamente parlando, con le vetture anteguerra protagoniste quando non te lo aspetti. La vera vittoria finale è però quella della passione, fatta di molte persone accomunate nel divertirsi e nel far divertire grazie ad automobili tutte singolarmente molto interessanti, se conosciute a fondo, oltretutto quest’anno graziate da un meteo veramente amico, come lo sono state anche strade e villeggianti accorsi per assistere.
In strada a ogni età
Manifestazioni per auto storiche se ne vedono di vario tipo in Italia, più spesso ci si ferma alla semplice ammirazione da livello statico, per le doti estetiche e di tecnica applicata, un esempio su tutti al riguardo è il noto Concorso Eleganza di Villa d’Este. Qualche volta capita di vederle in pista invece, come per la Coppa Intereuropa che fa tappa a Monza portando gloriose monoposto a rinverdire i propri fasti, ma quando si parla di percorrenze stradali attive si entra in una nicchia particolare, quella della regolarità sulle normali strade di tutti i giorni, che divengono per l’occasione strade speciali. È un tipo di manifestazione un po’ diversa da quello che potrebbe sembrare, se percepita solamente da fuori senza conoscere bene le dinamiche interne. Vedere brevemente queste macchine transitare è cosa diversa e meno coinvolgente che viverne da dentro l’evento intero, come abbiamo fatto noi quest’anno durante la nostra esperienza “Road to Winter Marathon” a bordo della nuova Porsche Cayenne.
La Winter Marathon che si disputa dal 1989 a Madonna di Campiglio è qualcosa in più di una semplice passerella, una vera messa alla prova per le 120 vetture iscritte all’edizione 2015, che si cimentano sui difficili fondi anche innevati, al freddo gelido del pieno inverno alpino. Le categorie sono diverse, con alcune rarissime auto anteguerra, arrivando sino alla produzione datata 1968, oppure al 1976 qualora si tratti di veicoli con rilevanza storica per il rally, piuttosto che collezionistica; in ogni caso si tratta di modelli a sola trazione anteriore, oppure sola posteriore. Al di là del discorso tecnico e dei coefficienti per l’assegnazione di punteggi e penalità, quel che affascina maggiormente chiunque è ritrovare sulle strade dei più bei passi delle Dolomiti, alcune tra le più fascinose ma anche popolari vetture del passato, senza però troppe limitazioni di sorta o cautele nell’uso, anzi, la maggior parte dei concorrenti non si risparmia certo.
Conta molto la precisione di guida nel mantenere un buon ritmo per lungo tempo, senza cadere in errori altrimenti sempre molto difficili da recuperare
In queste gare non serve essere dei piloti esageratamente focosi o temerari, ma nemmeno si può troppo dormire: conta molto la precisione di guida nel mantenere un buon ritmo per lungo tempo, senza cadere in errori altrimenti sempre molto difficili da recuperare. Sulla carta, vetture molto performanti come alcune rombanti Alfa Romeo e Porsche 911 degli anni Sessanta e Settanta, presenti al via insieme a una grintosa Renault Alpine A110 1800 e una Lancia Stratos, possono far credere sia gioco facile condurle al vertice della classifica, ma non è così. Quello che viene premiato è il mantenere un dato target di percorrenza che genericamente non è molto “tirato”, mentre quello che viene penalizzato, sbagliando un incrocio, esagerando col gas, o attardandosi nei trasferimenti da una prova all’altra, raramente si recupera quando i consumati “maestri” della regolarità, macinano chilometri sfiorando di poco i percorsi netti a ogni prova.
Poiché le prove cronometrate cominciano venerdì pomeriggio per terminare oltre le due nella notte del sabato, il buio gelido di Campiglio e della val Rendena porta un fascino unico, unito a molte difficoltà per tutti i concorrenti. Sulle difficili pendenze delle statali trentine, oscurità e ghiaccio non sono certo elementi amichevoli quando si guidano vicino al limite auto del passato prive di ausili idraulici (per sterzo e talvolta freni), elettronici (per trasmissione, telaio o altro che sia) e magari persino anche senza un valido riscaldamento; per non parlare ovviamente di navigatore inteso nel senso moderno e integrato (a web e GPS) del termine. Il must è arrivare alla fine senza intoppi, vista la difficoltà. Le prove sono tutte concatenate e in sequenza diretta, da curare particolarmente nella guida, se si vuole puntare al risultato, non certo una passeggiata come si potrebbe pensare. La regolarità in montagna si rivela qui fra le più semplici, ma al contempo anche più dure e più umane competizioni per auto d’epoca.
Più auto, meno VIP
Se le marche automobilistiche rappresentate alla partenza erano ben diciannove quest’anno, nessun grande nome del jet set, o protagonista del cosiddetto gossip nostrano, era fragorosamente presente alla Winter Marathon, come talvolta si vide in passato. Fortunatamente erano invece tante le persone amanti sul serio dei motori, affiancate da turisti e sciatori incuriositi. Tra gli iscritti di questa edizione 2015 c’era anche Ivan Capelli, uomo noto e dai molteplici ruoli nel mondo automobilistico, non solo commentatore TV e presidente dell’ACI Milano. Proprio lui era tra i più conosciuti al grande pubblico di Campiglio, con la sua singolare Volvo PV544 del 1965. L’ex-pilota di F1 si è in breve ben adattato al contesto, anche se poi la gara non è stata per lui soddisfacente in quanto a classifica finale (solo sessantottesimo).
Se le marche automobilistiche rappresentate alla partenza erano ben diciannove quest’anno, nessun grande nome del jet set, o protagonista del cosiddetto gossip nostrano, era fragorosamente presente alla Winter Marathon, come talvolta si vide in passato
Con Ivan abbiamo parlato di Monza e di Autodromo Nazionale, perchè la società che lo gestisce, la SIAS, è diretta emanazione di ACI Milano e proprio qui a Campiglio, scopriamo per sua parola che a breve sarà presentato il rinnovato staff con una ridefinizione interna dei ruoli, volta al rinnovamento, grazie anche al nuovo direttore Francesco Ferri. Soprattutto, parlando di storiche, Capelli ci ha confermato di voler riportare quanto prima l’appuntamento della Coppa Intereuropa a essere ricco di contenuti e ambito dagli appassionati anche stranieri come era un tempo. Le possibilità sono di avere già in estate 2015 ben due eventi dedicati ai veicoli storici in autodromo, abbinando alla manifestazione FIA di giugno anche raduni di club, che facciano eventi collaterali ma intensi per gli amanti del genere, appoggiandosi logisticamente su Monza includendo magari anche il mondo delle due ruote.
Nel primo giorno campigliese di preparazione alla Winter, si osserva come buona parte degli iscritti si accinga ad affrontare l’avventura con vetture Porsche: sono più di terzo, questo perché auto notoriamente tra le migliori in quanto a trazione, forti del posizionamento posteriore di motore (quindi massa) e trasmissione. Tra le tedesche di Stoccarda, spiccavano i due gioiellini portati da Porsche Italia: la sempre interessante e fascinosamente semplice 356 A Speedster del 1956, condotta dalla coppia Gentile - Salzano e la potente e vistosa RS Carrera del 1973 (prima 911 con l'aggiunta del nome Carrera e anche prima con pneumatici di dimensioni diverse tra i due assi) affidata niente meno che a Felix Bräutigam (Vice Presidente Europa di Porsche AG) e Pietro Innocenti (Direttore Generale di Porsche Italia). Se alcune delle partenti ci hanno colpito a prima vista per notorietà o singolarità, come le inglesi Triumph, MG e Austin Healey, una sensazione quasi unica è stata il vedere insieme ben sei Lancia Aprilia, vetture scelte da molti concorrenti della zona inseguendo la giusta intuizione per cui nelle recenti stagioni della regolarità tricolore, le doti telaistiche di queste piccole vetture italiane combinate ai coefficienti per anzianità si rivelano un’incredibile arma, dando ottime possibilità di vittoria. Tre di queste, finiranno infatti tra le prime otto in classifica.
La gara
Sintetizzando la pura parte agonistica, che per molti è certamente la più importante, sono stati Alberto Aliverti e Alberto Maffi a vincere la Winter Marathon 2015. Il percorso prevedeva quarantacinque prove cronometrate con partenza alle 14.00 del venerdì da Campiglio e arrivo alle due di notte, per un totale di 427 km, con il Pordoi quale punto di maggiore altezza raggiunta, a 2239 metri s.l.m. Non abbiamo invidiato lo sforzo che imponevano certe vetture, ma parlando con i concorrenti e seguendoli sulle ben più confortevoli Porsche Cayenne del gruppo Media, abbiamo scoperto quanto possa essere emozionante e gratificante potersi sentire un tutt’uno con la propria automobile e un confidente compagno di viaggio, godersi il cielo stellato, ma soprattutto tagliare il traguardo finale. Se per molti la preparazione è maniacale in cerca del risultato, per altri invece l’avventura è bella a prescindere, sin dal momento dell’iscrizione, come ci hanno raccontato ad esempio un giornalista dell’Europa settentrionale innamorato delle Alfa (con cui ha corso), o la coppia padre e figlio venuti dalla più calda Sicilia. Nel complesso dell’evento, la prestazione è quindi solo seconda alla condivisione della passione per le auto classiche.
Da parte nostra, avendo seguito dal freddo e dal vivo la nottata lungo i tornanti ghiacciati e i passi a volte immersi nel cielo stellato oltre che nella neve, ci siamo accorti di situazioni davvero difficili nel buio e su un terreno davvero tosto, per macchine prive spesso di assistenze alla sicurezza e di comfort (basti pensare ai concorrenti su vetture cabriolet, aperte). Sono stati diversi i ritiri per noie meccaniche lungo le quarantacinque prove, con i 427 chilometri del percorso che ci hanno fatto “perdere” 37 degli equipaggi iscritti e costretto molti di quelli arrivati a eseguire interventi di assistenza in corsa, piuttosto che guidare senza la piena efficienza del veicolo. Dopo aver valicato ben undici passi in una sola notte, i portacolori della scuderia Franciacorta Motori, freschi vincitori del titolo italiano 2014 nella categoria Top Car, hanno come vuole la regola della competizione concluso la loro gara senza sbavature, forti dell’affidabilità di una Lancia Aprilia del 1940, precedendo con 260 penalità l'esperto duo Margiotta-Perno, su Porsche 356 A Coupé del 1955. Sebbene la regola dei punteggi favorisca lievemente i modelli più datati, è quasi sconvolgente pensare che la scenografica Bentley 3 Litre del 1925 sia arrivata a un soffio dal podio, condotta da Luca Patron e Massimo Casale, i quali la hanno portata integra sino alla fine delle per loro durissime prove, con 289 penalità. I vicentini si sono messi alle spalle uno degli equipaggi favoriti della vigilia, Di Pietra-Di Pietra su Fiat 508 C del 1938, che ha chiuso con 312 penalità totali.
Sebbene la regola dei punteggi favorisca lievemente i modelli più datati, è quasi sconvolgente pensare che la scenografica Bentley 3 Litre del 1925 sia arrivata a un soffio dal podio
Per quanto riguarda le scuderie, il successo è andato al Loro Piana Classic Car Team, grazie ai piazzamenti ottenuti da Aghem-Conti, Patron-Casale e Canè-Galliani; seconda e terza rispettivamente le squadre Franciacorta Motori e Classic Team. A proposito di scuderie dobbiamo notare anche qui come lo spirito della Winter Marathon sia diverso dalle normali gare di prestazione velocistica contemporanee. Oggi giorno in pista si parla solo di Team e di business, per riuscire a correre su una monoposto in un campionato titolato, qui invece ci piace riscoprire questo termine italiano: Scuderia, dove persone amiche e non collegate solamente da un freddo interesse temporaneo, condividono vetture e si passano consigli, anche se non tutti, per allestirle e misurarsi poi a pari livello di dotazione tecnica, divertendosi. Tra le scuderie maggiormente in vista dell’edizione 2015, anche quelle di Centro Porsche Brescia, Volvo Italia e Automobilismo storico Alfa Romeo.
Il primo equipaggio straniero all’arrivo è stato quello formato dai sammarinesi Bollini-Galassi su Porsche 356 A Cabriolet del 1957, che hanno prevalso sui tedeschi Mach-Jan (Volvo 121, 1959) e sulle svizzere Pasquale-Sibilia (Jaguar S-Type, 1966), queste ultime vincitrici della speciale classifica per equipaggi femminili.
Una gara nella gara, il Trofeo APT, è stata disputata per i primi trentadue equipaggi iscritti il giovedì sera, un gradito antipasto sul laghetto ghiacciato appositamente illuminato a giorno: bella la vittoria di Benetti-Battagliola su Porsche 356 Speedster, conquistata battendo Roversi-Bellini su Lancia Aurelia B20 del 1954 e Scarabelli-Adorni, su Lancia Fulvia Coupé HF, del 1966.
Il sabato
Il giorno di chiusura della manifestazione è quello più rilassato, ma non certo più lieve sotto il punto di vista fisico per i protagonisti, poiché tutti gli equipaggi sono stanchi dopo una notte intensissima, che ha messo a dura prova anche quelli più preparati e in forma. Quest’anno per fortuna non vi sono state precipitazioni o vento forte, non ha nevicato, ma in ogni caso piloti e vetture hanno dato tutto e anche di più talvolta, con temperature scese sino a -9 gradi durante la notte. Non è scontato per nessuno arrivare alla fine senza intoppi vista la difficoltà: le prove sono infatti tutte concatenate e da curare particolarmente se si vuole puntare al risultato, non certo una passeggiata come si potrebbe pensare. Abbiamo personalmente visto qualche errore di guida (e chi non lo farebbe, in simili condizioni), con uscite di strada e necessità di recupero tramite carro attrezzi, qualche carrozzeria ammaccata e qualche sintomo da raffreddamento, oltre che da “rimbambimento” per mancanza sonno. Insomma, la varietà di elementi da coordinare in questa gara è ampia, fortunatamente però sempre gestibile con le risorse a disposizione. Nel relativamente caldo e riposante pomeriggio di sabato 24 gennaio però, qualcuno è di nuovo chiamato a essere protagonista in pista, non appena reintegrate le forze: è il piccolo lago ghiacciato al centro di Madonna di Campiglio che diviene nuovamente teatro a cielo aperto.
Si disputano il Trofeo MA-FRA, riservato alle vetture anteguerra scoperte, quindi il Trofeo TAG Heuer Barozzi, una sfida a eliminazione diretta riservata ai primi trentadue equipaggi classificati della Winter Marathon. Due premi a disposizione da giocarsi su un fondo molto insidioso, con il pubblico che assiste appassionato alle evoluzioni durante le prove di abilità, sul percorso realizzato per mettere di traverso queste arzille vecchiette. Quello che si disputa nel piccolo circuito è uno spettacolo vero, più abbordabile per tutti gli spettatori rispetto alle prove cronometrate, anche per i neofiti, in quanto nessuna delle vetture riesce a stare dritta, mentre si combattono le varie fasi eliminatorie. Dopo un’apertura di solo intrattenimento, per la Volvo di Ivan Capelli, in questo particolare confronto dove le prove erano tutte di tempo prossimo ai quaranta secondi, sono stati Francesco e Giuseppe Di Pietra i migliori tra le vetture anteguerra, portando al successo la loro Fiat 508 C del 1938. Nel classico trofeo a eliminazione diretta riservato ai primi trentadue equipaggi, si sono imposti invece i mantovani Luciano Lui e Guido Ceccardi su Fiat 1100/103 del 1953; i portacolori del Classic Team hanno prevalso per soli tre centesimi in finale sui vincitori dello scorso anno Barcella-Ghidotti, mentre il terzo gradino del podio è stato conquistato dai piacentini Fontanella-Malta.
Punto di vero rilassamento finale per tutti (piloti, meccanici e addetti di ogni livello) nonché di gratificazione conclusiva per i migliori, è alla sera di questo sabato, quando nel Pala Campiglio avvengono le premiazioni, al caldo. Chiunque può rivivere insieme ad amici le tante sensazioni di un lungo weekend, quest’anno introdotte e arricchite di aneddoti dalla conduzione dell’esperto Guido Schittone, subito a suo agio nell’ambiente genuino della Winter Marathon. Capita così di scoprire che tra i molti, alcuni equipaggi sono arrivati per pura fortuna alla fine, altri stoicamente resistendo a perdite di benzina o fari bruciati, qualcuno invece ha semplicemente portato a termine un bellissimo viaggio congiunto senza badare al risultato, un viaggio capace di saldare i rapporti umani prima di quelli con le proprie vetture.
Albo d'oro
2014 Canè - Galliani Lancia Aprilia 1938
2013 Margiotta - Perno Morris Mini Cooper S 1965
2012 Salviato - Salviato Lancia Aprilia 1939
2011 Canè - Galliani Lancia Aprilia 1938
2010 Fortin - Pilè Fiat 600 1957
2009 Canè - Galliani Lancia Aprilia 1938
2008 Gamberini - Nobili Fiat 1100/103 TV 1956
2007 Canè - Galliani BMW 503 1956
2006 Canè - Galliani BMW 328 1938
2005 Fontanella - Malta Porsche 356 A Coupé 1955
2004 Ferrari - Ferrari Abarth 750 Zagato 1957
2003 Oberti - Viaro Alfa Romeo Giulietta Sprint 1960
2002 Mazzetti - Specchia Triumph Spitfire Mk II 1965
2001 Perbellini - Giansante Porsche 356 A Coupé 1956
2000 Valseriati - Sabbadini Porsche 356 B Cabriolet 1962
1999 Sisti - Nobili Alfa Romeo Giulia Super 1965
1998 Colombo - Bernardis Fiat 1100/103 TV 1954
1997 Ferrari - Pasini Volkswagen Karmann Ghia 1965
1996 Ferrari - Pasini Volkswagen Karmann Ghia 1965
1995 Canè - Galliani Porsche 356 A Speedster 1957
1994 Vesco - Bocelli Simca Abarth 1150 SS 1963
1993 Sisti - Grazzi Alfa Romeo Giulia Super 1965
1992 Gramitto Ricci - Majocchi Jaguar E-Type 1962
1991 Becagli - Giannini Lancia Flaminia Coupé 1962
1990 Marin - Marin OSCA 1600 GT Zagato 1961
1989 Valseriati - Saporetti Porsche 356 B Coupé 1963
Omar Fumagalli