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Audi Sport, il marchio sportivo della casa di Ingolstadt, sta vivendo un momento positivo, anche grazie all’arrivo del restyling della RS3, vettura da 400 CV che punta a conquistare i mercati extraeuropei. In occasione della presentazione internazionale dell’auto, nell’affascinante cornice dell’Oman, abbiamo incontrato Stephan Winkelmann, responsabile di Audi Sport. E proprio dalla RS3 comincia la nostra chiacchierata.
La RS3 introduce un propulsore cinque cilindri potenziato, una scelta atipica e originale, basata sull’heritage di Audi. Cosa possiamo dire di questa macchina?
«Ha fatto un riassunto molto sintetico e corretto. Noi siamo in questo segmento perché vogliamo attrarre nuovi clienti giovani e far sì che restino fedeli ad Audi Sport. Non saremmo rimasti in un segmento così piccolo, d’ingresso, se non avessimo creato qualcosa di veramente esclusivo. La RS3 vanta un motore cinque cilindri, pesa 26 kg in meno, sviluppa 400 CV: un propulsore eccezionale, che si inserisce nella storia di Audi, come il turbo, il 4x4, la carrozzeria in alluminio. Tutti questi aspetti sono importanti per noi, e in questo caso questo motore rappresentava la scelta giusta. Abbiamo poi deciso di offrire due opzioni a livello di carrozzeria, la berlina e la Sportback, perché vogliamo conquistare fette sempre maggiori del mercato extraeuropeo. Senza la Sportback, specialmente in America e in Asia, non si va molto lontano».
Qual è la percezione di Audi Sport in America?
«Audi Sport in America ha un alto potenziale, pur avendo una gamma relativamente piccola. Intanto abbiamo cambiato il nome da Quattro in Audi Sport, e secondo noi è stata la scelta giusta, perché lega il marchio alla storia di Audi nel motorsport, che è molto credibile. A mio avviso, in America c’è molto da fare sulla notorietà del brand, e naturalmente dobbiamo ampliare la gamma. Il mercato c’è, e ha forte potenziale».
Si parla molto di elettrificazione; ne avevamo già discusso l’altra volta, in merito alla R8 e al mantenimento della performance nel tempo, alla costanza delle prestazioni a parità di energia. Chiaramente per l’elettrico è ancora presto, ma forse si potrebbe pensare ad una plug-in hybrid, visto e considerato che questa è direzione intrapresa nel caso dei prodotti di serie...
«Noi siamo un produttore piccolo, per cui dobbiamo decidere se sia il momento giusto per introdurre un plug-in hybrid che riduce le emissioni, oppure rimandare ad una fase successiva e puntare sull’eccellente tecnologia che abbiamo oggi. È una decisione che dovremo prendere abbastanza in fretta, però non è facilissimo, perché deve convincere il cliente per quanto riguarda la modalità di accelerazione, la velocità massima, l’autonomia e il peso della vettura. Tutto questo non deve essere paragonato all’ultima generazione dei motori a scoppio, ma agli altri elettrici sul mercato».
Per quanto riguarda il 2016, come siete andati?
«Siamo cresciuti del 18% in termini di consegne. Il nostro obiettivo primario, però, non è la crescita dei volumi. Abbiamo deciso di implementare una strategia prodotto orientata maggiormente ai SUV, alle vetture da commercializzare a livello mondiale. La crescita deve venire da questo approccio, ma non vogliamo fare di tutte le Audi delle RS. Anche quest’anno sicuramente cresceremo, anche grazie alla RS3, che sta avendo già un forte successo».
A Ginevra siete andati bene, avete presentato la RS5 Coupé…
«Secondo me è una macchina bellissima, che rappresenta il baricentro del marchio: da un lato abbiamo la R8 e dall’altro la RS6 Avant. Per me la RS5 Coupé, con quel motore e quel design, è veramente una grande auto».
Il V6 turbo non l’avremmo messo se non avesse dato le stesse garanzie di un V8, anzi meglio, in termini di guidabilità e di sound
Abbiamo ricevuto delle critiche sul fatto che abbiate abbandonato l’otto cilindri e siate passati al sei. Come rispondete a queste critiche?
«Posso rispondere che la macchina bisogna guidarla, e che questo cambiamento secondo me è dovuto. Il V6 turbo non l’avremmo messo se non avesse dato le stesse garanzie di un V8, anzi meglio, in termini di guidabilità e di sound».
Parliamo della LMS: ci sono due team in Italia che l’hanno già comprata. Mi piace molto il modo in cui avete interpretato il TCR. Questa vettura ha delle particolarità notevoli, come il tetto che si può rimuovere, come quello delle GT3, il sedile in carbonio... Come mai ci avete messo così tanto ad arrivare nel TCR?
«Non lo so perché abbiano aspettato tanto; quando sono arrivato, io, da fan del motorsport in generale e di quello clienti in particolare, ho osservato attentamente la piramide. Oggi con la R8 GT3 abbiamo la classe regina; io non credo nel GTE, perché è troppo costoso e troppo limitato come volumi. Abbiamo discusso sul fatto che nel TCR potesse entrare un brand premium e ho ritenuto giusto che fosse così. Abbiamo scelto la berlina. Abbiamo optato per il TCR perché è un segmento che crea attenzione; ci sono campionati in tutto il mondo. La vettura è per giovani, con un budget limitato, e vogliamo farla vedere in pista. E non è finita qua: a New York presenteremo una novità».
La TT Cup proseguirà?
«Vedremo. Credo che la TT Cup dia poca visibilità, è solo una cosa tedesca, e le macchine non si vendono. Io avrei fatto altre scelte: il motorsport si fa solo in caso in cui dia visibilità a livello mondiale; serve per incrementare le vendite».