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Audi sugli scudi nella 6 Ore di Spa: a cogliere la vittoria è stata la R18 e-tron quattro n.8, affidata a Lucas di Grassi, Loic Duval e Oliver Jarvis. Dopo la squalifica comminata a Silverstone alla vettura gemella, la n.7, la casa di Ingolstadt torna sul gradino più alto del podio. Lo spunto della Audi vincitrice è stata buona in partenza: Lucas di Grassi, sulla R18 e-tron quattro n.8 ha sopravanzato la Toyota TS050 Hybrid, conquistando il terzo posto. Approfittando del traffico, di Grassi è riuscito a superare la Porsche 919 Hybrid n.2 di Lieb, salendo in seconda posizione dopo circa quindici minuti dall'inizio della corsa. Dopo il ritiro della TS050 Hybrid n.5, al comando della corsa, a meno di due ore dalla fine della gara, Jarvis è balzato in testa.
A circa 60 minuti dal termine della corsa, Stefan Mucke è stato protagonista di un grave incidente: il pilota tedesco ha perso il controllo della sua Ford GT n.66 all'Eau Rouge ed è impattato contro le barriere. Mucke, per fortuna, è uscito con le sue gambe dalla vettura. Jarvis ha approfittato del regime di Safety Car per rientrare ai box; la Audi R18 e-tron quattro è stata portata nel box per lavorare sul retrotreno della vettura; il pilota britannico è rientrato in pista al comando, che ha mantenuto fino alla bandiera a scacchi.
Seconda posizione per la Porsche 919 Hybrid n.2, di Romain Dumas, Neel Jani e Marc Lieb. La 919 Hybrid n.2, affidata a Lieb, è stata superata dalla Audi R18 e-tron quattro n.8 affidata a di Grassi a seguito di una partenza che aveva visto il pilota tedesco mantenere la posizione iniziale. Dopo aver perso il secondo posto, Lieb, su una 919 Hybrid n.2 in ambasce, è stato autore di un giro decisamente lento, che lo ha visto precipitare al sesto posto in classifica. La vettura della casa di Zuffenhausen ha accusato problemi al sistema ibrido e non ha potuto dunque erogare la massima potenza. A completare il podio troviamo una vettura LMP1 privata: si tratta della Rebellion R-One n.13, di Matheo Tuscher, Dominik Krahaimer e Alexandre Imperatori. Quarto posto per la vettura gemella, la Rebellion R-One n.12, affidata a Nico Prost, Nelson Piquet Junior e Nick Heidfeld.
Quinta posizione per la Audi R18 e-tron quattro n.7, di Marcel Fassler, André Lotterer e Benoit Tréluyer. Tréluyer, sulla Audi R18 e-tron quattro n.7 in partenza, è salito in quinta posizione, ma è stato poi sopravanzato da Conway, sulla TS050 Hybrid n.6. Si è poi reso necessario un lunghissimo pit stop per la riparazione del fondo piatto della R18 e-tron quattro n.7, danneggiato in precedenza. Tréluyer è rientrato in pista in diciannovesima posizione. I problemi non sono finiti qui: dopo essere risalito in classifica, infatti, Fassler - subentrato a Tréluyer - ha toccato la Signatech Alpine n.36 di Stéphane Richelmi, danneggiando il muso della R18 e-tron quattro. Questa manovra, inoltre, è costata una penalità all'equipaggio. A dieci minuti dal termine della corsa, Fassler è stato speronato dalla Ligier JS P2 n.43 di Albuquerque a La Source, finendo contro le barriere.
Ritiro per la Porsche 919 Hybrid n.1 campione del mondo in carica, affidata a Brendon Hartley, Mark Webber e Timo Bernhard. Brendon Hartley, sulla Porsche 919 Hybrid n.1 scattata dalla pole position, ha mantenuto la prima posizione in partenza, davanti alla vettura gemella, la 919 Hybrid n.2. Dopo circa un'ora dall'inizio della gara, Bernhard - subentrato ad Hartley - ha perso la testa della corsa ed ha rimediato una foratura allo pneumatico anteriore sinistro.
Il pilota tedesco ha dovuto compiere quasi un giro intero per rientrare ai box, cercando di non danneggiare la vettura. Nella sosta è stato effettuato anche il cambio pilota: a salire in macchina è stato Mark Webber. Dopo pochi minuti dall'inizio del nuovo stint, la 919 Hybrid n.1 - in quinta posizione - ha subito nuovamente la foratura dello stesso pneumatico, l'anteriore sinistro, ed è ulteriormente precipitata in classifica. Dopo due ore dall'inizio della corsa, la 919 Hybrid n.1, affidata ad Hartley, è rientrata nuovamente ai box, per riparare la sospensione danneggiata a causa delle forature.
Entrambe le Toyota sono state costrette al ritiro in Belgio: motore ko per la TS050 Hybrid n.5, di Anthony Davidson, Kazuki Nakajima e Sébastien Buemi fuori dalla gara mentre si trovava al comando della corsa; problema elettronico al propulsore, invece, per la vettura gemella, la n.6., affidata a Stéphane Sarrazin, Mike Conway e Kamui Kobayashi. Il nuovo motore V6 biturbo con doppio sistema di recupero dell'energia e batteria agli ioni di litio è sicuramente più performante di quello dello scorso anno, ma pecca ancora per quanto riguarda l'affidabilità.
Le due Toyota sono state beffate in partenza: la TS050 Hybrid n.6, affidata a Mike Conway, è scivolata in sesta posizione, davanti alla gemella, la n.5, nelle mani di Buemi. Buemi è successivamente riuscito a sopravanzare la Audi R18 e-tron quattro n.7, agguantando la quarta posizione; anche Conway ha poi superato la Audi n.7, affidata a Tréluyer. Dopo un'ora di gara, Buemi, sulla TS050 Hybrid n.5, ha preso la testa della corsa, mantenuta anche dopo il cambio pilota, con l'arrivo nell'abitacolo di Anthony Davidson. A meno di due ore dal termine della gara, del fumo ha cominciato a fuoriuscire copiosamente dalla vettura della casa giapponese, e Nakajima è stato costretto a rientrare ai box.
Alla ripartenza dopo il full course yellow per un incidente che ha visto coinvolta la Aston Martin Vantage n.95 di Nicki Thiim, Kobayashi, sulla Toyota TS050 Hybrid n.6, ha superato l'Audi R18 e-tron quattro n.8 per la terza posizione. Dopo la metà della gara, la TS050 Hybrid n.6 ha subito una perdita d'olio; dopo sette minuti ai box per ovviare al problema, Sarrazin è rientrato in pista in sesta posizione. La gara, però, era destinata a finire anzitempo: a due ore circa dalla fine della corsa, la Toyota TS050 Hybrid n.6 è stata costretta al ritiro.
Nella classe LMP2, vittoria per la Signatech Alpine A460 Nissan n.36, affidata a Gustavo Menezes, Nicolas Lapierre e Stéphane Richelmi. Lapierre ha letteralmente strappato di mano la vittoria a Pipo Derani, sulla Ligier JS P2 Nissan n.31 della Extreme Speed Motorsports, grazie ad un sorpasso all'esterno sulla Fagnes. Sul secondo gradino del podio è salito proprio l'equipaggio di Derani, Ryan Dalziel e Christopher Cumming. Completa la top three la Ligier JS P2 Nissan n.43, di Filipe Albuquerque, Ricardo Gonzales e Bruno Senna.
René Rast, reduce da una prestazione straordinaria in qualifica al volante della ORECA 05 Nissan n.26 della G-Drive Racing, ha preso il comando della corsa in partenza. Dopo pochi giri dall'inizio della gara, Nelson Panciatici, sulla Alpine A460 Nissan n. 35, ha toccato Vitaly Petrov, in pista al volante della sua BR01 n.37 della SMP Racing. Entrambi i piloti sono finiti in testacoda. A prendere il comando della corsa è stata poi la ORECA 05 Nissan n.44, della Manor, affidata a James Jakes. Nathanael Berthon, subentrato sulla ORECA 05 Nissan n.26 nella terza ora di gara, è stato protagonista di un contatto con una GTE.
A poco più di due ore dal termine della gara, la svolta: Dominik Krahaimer, al volante della LMP1 privata Rebellion R-One n.13, ha toccato il posteriore della ORECA 05 Nissan n.44, al comando in LMP2, facendo finire entrambe le vetture in testacoda. A prendere la testa della corsa in questa classe è stata la l'ORECA 05 Nissan n.36, affidata a Menezes, poi sopravanzata dalla Ligier JS P2 n.31, prima della battaglia finale di cui sopra.
In LGMTE Pro vittoria per la Ferrari 488 GTE n.71, di Davide Rigon e Sam Bird, preparata da AF Corse. Si conferma, dunque il dominio delle Ferrari 488 GTE, scattate dalla prima fila: Gimmi Bruni, sulla n.51, ha beffato al via Sam Bird, al volante sulla n.71 che ha visto il via della corsa in pole position. Bird non si è però perso d'animo, restando alle calcagna di Bruni nel primo stint di gara.
Nicki Thiim, sulla Aston Martin Vantage n.95, è stato protagonista di uno spettacolare incidente, per fortuna senza alcuna conseguenza: dopo un contatto con la Gibson n.38, affidata a Dolan, Thiim è finito contro le barriere, e la sua Vantage si è girata su se stessa. La Ferrari 488 GTE n.51, al comando sino alla fine della corsa, ha abbandonato un disperato James Calado a meno di dieci minuti dalla fine. Dopo il ritiro della Ferrari, sul podio salgono la Ford GT n.67, di Marino Franchitti, Andy Priaulx e Harry Tincknell e la Aston Martin Vantage n.97, affidata a Richie Stanaway, Fernando Rees e Jonathan Adam.
Successo nella classe LMGTE Am per la Aston Martin Vantage V8 n.98, affidata a Paul Dalla Lana, Pedro Lamy e Matthias Lauda, davanti alla Ferrari F458 Italia n.83 di AF Corse, nelle mani di Francois Perrodo, Emmanuel Collard e Rui Aguas e alla Chevrolet Corvette n.50 della Larbre Competition, di Yutaka Yamagishi, Pierre Ragues e Paolo Ruberti.
Foto: Manrico Martella e Stefano Iori, Agenzia Pure WRC