Volvo T6 Roadster Hot Rod

Volvo T6 Roadster Hot Rod
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Ci voleva la passione degli svedesi per far rivivere il mito americano...
2 novembre 2005

Qual è il simbolo degli USA nel mondo dell’auto? Ok, quei grossi V8 e quelle infinite cabriolet con tanto di pinne che andavano tanto di moda un (bel) po’ di tempo fa sono ormai entrati nell’immaginari collettivo come ambasciatori della cultura americana su quattro ruote. Ma volendo esagerare davvero, avventurandoci nel campo delle personalizzazioni? Allora le paroline magiche sono due: hot rod. Sì, quei veicolo coloratissimi realizzati da abili artigiani sulla base di qualche vecchia carcassa, rimessa completamente a nuovo e dotata di motori più potenti, assetto ultraribassato e ogni altro intervento possa venirvi in mente.
Anche in questo caso l’epoca d’oro degli hot rod è ormai tramontata, ma dimenticarli è impossibile, complice anche un ricca filmografia, che passa dalla sigla di Happy Days ad American Graffiti.
Così, cosa hanno pensato di fare in volvo per attirare l’attenzione del pubblico americano al SEMA di Las Vegas? Naturalmente un bel hot rod in puro stile locale, ma con un gusto per i dettagli costruttivi e il design che tradisce un’attenzione tutta… svedese.
E così, nell’era delle contaminazioni e della globalizzazione, ecco a voi questo specialissimo hot rod con il marchio Volvo!

Pazza idea…
di smettere per un momento i  panni del costruttore attento alla sicurezza, all’ecologia e all’equilibrio del design, per provare a dire agli americani come si realizza una delle loro specialità preferite. Il risultato? Un veicolo dalle forme classiche, almeno per un hot rod, con il cofano lungo e stretto, che ospita un grande radiatore frontale, personalizzato secondo lo stile inconfondibile della casa svedese. Sempre come vuole la tradizione, il padiglione è compatto e arretrato, morbidamente raccordato con una coda tondeggiante. Le ruote sono esterne rispetto alla carrozzeria e senza passaruota, mentre il parabrezza fortemente inclinato dona all’insieme un ulteriore elemento di dinamismo.

Le prestazioni non sono state dichiarate, ma si annunciano elettrizzanti, dal momento che sotto il cofano pulsa il sei cilindri di 2.9 litri dotato di due turbocompressori montato originariamente sulla S80, con una potenza che già di serie raggiunge i 272 CV.
Il cambio è automatico a cinque marce, mentre l’impianto frenante vede all’anteriore dischi da 330 mm e pinze a sei pistoncini e al retrotreno i dischi della S80.
I cerchi? Semplicemente monumentali, come si conviene a un veicolo di questa categoria: all’anteriore vantano un diametro di 20 pollici, che diventano addirittura 22 al retrotreno.

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