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In un contesto di profonde trasformazioni nell'industria automobilistica, Volvo sembra che ci abbia ripensato sulla sua strategia di transizione verso l'elettrico. Nonostante la Casa, di proprietà del colosso cinese Geely, avesse annunciato un futuro completamente elettrico entro il 2030, la realtà del mercato globale si è rivelata ben diversa. Geely ha sfruttato Volvo come trampolino di lancio per sviluppare altri marchi come Zeekr, Lynk & Co e Polestar, migliorando la qualità dei prodotti e integrando tecnologie avanzate. Tuttavia, la grande sfida dell'elettrificazione sembra incontrare ostacoli significativi, soprattutto fuori dalla Cina, dove l'adozione delle auto elettriche non è così rapida e diffusa come previsto.
Il CEO di Volvo, Jim Rowan, ha recentemente ammesso che i mercati e i consumatori si stanno muovendo a velocità diverse verso l'elettrificazione, con un chiaro gap tra le promesse fatte e la domanda effettiva. Il caso della Norvegia, spesso citato come esempio di successo nell'adozione di auto elettriche, rappresenta un'eccezione più che la regola: grazie ai proventi del petrolio, il paese scandinavo può permettersi una rapida transizione. Tuttavia, nonostante l'aumento esponenziale delle vendite di auto elettriche, il consumo di petrolio in Norvegia non è diminuito a causa dell'uso continuo di veicoli pesanti come camion e furgoni diesel per il trasporto merci. Questo scenario evidenzia come il mercato europeo, più ampio e complesso, non stia reagendo secondo le aspettative.
In Europa, la Volvo si è trovata costretta a mantenere una produzione ibrida e termica per garantire le vendite. Nonostante la presentazione di nuovi modelli completamente elettrici, come la EX90, le vendite non stanno raggiungendo i numeri necessari per sostenere un'azienda delle dimensioni di Volvo. I modelli storici, come la V50 e la V70, che un tempo garantivano volumi importanti, sono stati sostituiti da auto elettriche i cui numeri sono considerati "risibili" dal punto di vista del mercato. In paesi come l'Italia, Volvo riesce a malapena a vendere poche centinaia di veicoli elettrici, mentre un’azienda per sopravvivere ha bisogno di vendere decine di migliaia di unità all'anno.
Questa situazione ha portato a un ripensamento strategico: Volvo non può abbandonare completamente il motore termico. Le normative europee spingono verso l'elettrificazione, ma la realtà economica e la domanda dei consumatori sono ben lontane dall'allinearsi a questa visione. Anche il ritorno del diesel, con tecnologie più pulite ed efficienti, non sembra così lontano, considerando che Volvo in passato è stata una delle prime a sviluppare motori ibridi diesel plug-in. La Casa, per mantenere la sua competitività, potrebbe dover rispolverare tecnologie termiche per riuscire a bilanciare il proprio portafoglio di prodotti e affrontare la concorrenza dei marchi cinesi, che offrono veicoli termici a prezzi decisamente inferiori rispetto a quelli europei.
Volvo non è l'unica a dover fare i conti con una transizione più complicata del previsto. Anche altre case automobilistiche stanno rivedendo i loro piani a causa dei costi elevati di produzione delle auto elettriche e della riluttanza dei consumatori a comprare veicoli elettrici nonostante gli incentivi statali. La politica, che inizialmente aveva spinto fortemente verso la transizione elettrica, si trova ora ad affrontare problemi legati all'occupazione e alla competitività delle industrie europee. Il mercato cinese, con i suoi prodotti più economici, rappresenta una minaccia per l'industria automobilistica europea.
In definitiva, Volvo e altre case automobilistiche stanno cercando di adattarsi a un mercato in continua e imprevista evoluzione, bilanciando gli investimenti tra elettrico e termico. Mentre l'elettrificazione rimane l'obiettivo a lungo termine, la realtà del mercato impone un approccio più pragmatico e flessibile. In questo contesto, il ritorno del diesel e dei motori ibridi potrebbe essere inevitabile per garantire la sopravvivenza di aziende che devono fare i conti con i costi della transizione e con la concorrenza globale.