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Il Volvo Studio Milano è tornato a far parlare della più nota a nobile, tra le doti del marchio svedese: la sicurezza, da sempre valore principale in un’auto Volvo. L’occasione è quella dei sessanta anni di vita delle cinture di sicurezza a tre punti di ancoraggio, su cui occorrerebbe riflettere ancora oggi e il lancio della nuova campagna E.V.A. (Equal Vehicle for All) basata sul concetto di sicurezza condivisa. Obiettivo non da tutti? Arrivare ad auto ugualmente sicure, per tutte le tipologie di occupanti (cosa che oggi per molte gamme auto non accade).
Occorre riconoscere a Volvo quanto in effetti si sforza di fare, meglio di altri e non solo per business, ora pare anche non solo per se stessa. Anche oggi, che la finanza ha spostato il baricentro del gruppo dall'Europa e la Svezia verso la Cina. Molti hanno forse di che imparare da Volvo, in tema di sicurezza, sia nella storia sia nel presente tecnologico, dove gli svedesi non lesinano novità anche forti e capaci di “limitare” privacy o gusti di molti automobilisti. Sono i sistemi per la prevenzione degli effetti della velocità eccessiva (es. limite fisso a 180 Km/h) della distrazione e della guida in stato di alterazione psicofisica (telecamere fisse sul conducente).
Vedremo se qualcuno raccoglie e avvia un dibattito ad alto livello, tra costruttori, puntando sul concetto di condivisione e responsabilità per la sicurezza del traffico in generale, concentrandosi sui comportamenti di chi si siede alla guida e non solo di tecnica nell’auto.
“La Sicurezza da sempre guida le nostre azioni - dichiara Michele Crisci, Presidente Volvo Car Italia - da questa tradizione viene il progetto di condivisione a favore di tutti. Riteniamo che un costruttore abbia il dovere di occuparsi di ogni fattore che influisce sulla sicurezza del traffico, compresi i comportamenti umani. Abbiamo proposte che fanno discutere, l’importante è portare l’attenzione e il dibattito su questi temi. Ci si chiede se un costruttore debba o meno lasciare il veicolo prendere il controllo in certe situazioni di guida; di fatto, accade già da tempo. Ad esempio con la frenata automatica del City Safety. Il principio è lo stesso, la tecnologia annunciata non fa che espandere quanto già applicato, in caso di necessità.”.
MALCOSTUME. A dare supporto nel dibattito aperto, insieme al database Volvo (per ora non ancora ufficialmente “scaricato” da nessun costruttore) ci sono anche i brutti dati che escono dagli archivi della Polizia Stradale e delle Assicurazioni. In Italia purtroppo ci sono pesanti limiti culturali, sociali e in pratica di abitudine che remano contro la sicurezza generale in strada e alzano i costi sociali dell'incidente stradale (stimati in 19 miliardi annui). Basta contare le numerose sanzioni inflitte, leggendone i dettagli spesso tutti legati al comportamento umano (velocità o disattenzione) e i risarcimenti erogati, elevati a dismisura rispetto al data-freeze nelle scatole nere (dove installate). Il tutto nonostante i progressi delle vetture. Una sorta di piccolo individualismo nazional-popolare, o irresponsabile ignoranza, che troppi ancora hanno quando siedono alla guida.
Proprio qui si potrà inserire la tecnologia pilotata in modo intelligente, artificialmente intelligente, per la sicurezza nelle nuove auto come quelle che Volvo potenzialmente ha già pronte. Ma dovranno essere sistemi prima di tutto non disattivabili, suggeriamo noi, prima ancora che condivisi tra tutti i costruttori. Dovranno poi andare in sintonia con il resto del circolante stradale e qui entra in campo la normativa, con la politica. Un percorso utile ma ancora da definire, quindi, insieme.
La sostanza del progetto sociale E.V.A., vede Volvo che condivide le proprie conoscenze maturate in quaranta anni di ricerca attraverso una ‘biblioteca’ digitale accessibile anche ai costruttori rivali, al fine di rendere tutte le auto più sicure. Si richiama quel senso civico che guidò le scelte Volvo nel 1959, quando non brevettò le cinture di sicurezza a tre punti di ancoraggio. La protagonista virtuale del progetto E.V.A. è visibile al Volvo Studio o in video, grazie a una sofisticata tecnologia a ologrammi. Immagini virtuali di corpi femminili sottoposti a impatti, con cui si evidenzia l’ineguaglianza nello sviluppo dei sistemi di sicurezza per le auto; le donne sono esposte a rischi maggiori, per lesioni in caso d’incidente. In Volvo hanno sviluppato i dispositivi di sicurezza delle auto con l’obiettivo di proteggere con la stessa efficacia tutte le persone, indipendentemente da sesso e corporatura, non limitandosi alla ‘persona media’ rappresentata dai manichini utilizzati in genere per le prove d’impatto. Condividere i dati di certe ricerche significa favorire in senso allargato la produzione di auto più sicure per tutti.
Se ancora in tanti, purtroppo, devono “abituarsi” ad allacciare le cinture che Volvo ha inventato nel 1959, i fortunati possessori delle nuove linee top di gamma Volvo a breve dovranno abituarsi ad altro di ben più sofisticato, che serve sempre alla loro sicurezza e quella degli altri utenti in strada. Già perché se da un lato la Casa svedese “mette in piazza” l’archivio con quaranta anni di dati raccolti, dall’altro ha già pronti a debuttare in dotazione alle proprie berline, wagon o SUV, sistemi inediti. L’obiettivo è quello dichiarato di azzeramento mortalità per incidente a bordo delle proprie auto, sancito dalla Vision 2020.
Ormai si è consapevoli che la tecnologia da sola non consente di raggiungere la “quota zero”, ma almeno Volvo amplia al massimo il raggio d’azione tecnico, lasciando sempre meno margine all’uomo. Il primo tema è quello della limitazione della velocità massima: nelle auto Volvo si parla di valore fisso a massimo 180 Km/h, dal 2020. In ogni caso esiste anche la possibilità di limitare automaticamente la velocità ulteriormente, visto che 180 km/h non sono comunque pochi, essendo realisti sui rischi. Le Volvo, prima di altre, potranno rallentare ancor più nonostante si pigi sul gas nei pressi di scuole e ospedali, abbinando il controllo velocità intelligente alla tecnologia di geofencing.
Sempre legata alla limitazione di velocità, si pone poi la nuova Care-Key: ovvero possibilità di determinare di volta in volta la velocità massima dell’auto in caso di sharing (prestito a un neo patentato, per esempio). Il secondo filone è legato al monitoraggio della guida, attraverso telecamere e intervento in automatico dell’Intelligenza Artificiale veicolo in caso di pericolo, per contrastare gli effetti della distrazione o della guida in stato di alterazione psicofisica. Si tocca un po’ la privacy di chi è al volante, vero, ma si tutela il resto della strada. Volvo osa farlo e fa bene, a parer nostro.
OMF