Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Sarà che sono da sempre fissati con la sicurezza, sarà anche un segno dei tempi e delle priorità che cambiano, fatto sta che ha insieme dell'ovvio e del clamoroso la decisione di Volvo di limitare a 180 km/h la velocità massima delle proprie vetture a partire dal 2020.
Ovvio perché la Casa svedese ha una reputazione da primatista mondiale in termini di sicurezza: è stato il costruttore che ha creato le cinture a tre punti e il primo a montarle di serie già nel 1963 rendendo per di più pubblico il brevetto, tanto per citare una delle innovazioni sulla sicurezza più importanti della storia dell'automobile uscite dalle officine di Goteborg.
Clamoroso perché 25 anni fa era proprio Volvo che faceva di tutto per infondere alle proprie vetture, giudicate unanimemente come robuste, sicure come già detto, comode e capienti ma non certo dei fulmini di guerra quanto a sportività, quell'appeal corsaiolo che fino a quel momento le era mancato. Successe con la Volvo 850 T5 SW del 1994, che inaugurava l'inedito concetto di vettura familiare sportiva.
La familiare Dr Jekyll e Mr Hyde era equipaggiata con un 5 cilindri da 2.3 litri turbo (ma da 2 litri in Italia per via delle penalizzazioni fiscali alle oltre 2 litri) forte di 240 CV che le permetteva d raggiungere una velocità massima di 230 km/h, all'epoca davvero ragguardevole, e uno scatto 0-100 km/h inferiore agli 8 secondi.
Ma soprattutto la 850 T5 SW riuscì ad ottenere un record clamoroso sull'anello ad alta velocità di Nardò: percorse 24 ore consecutive ad una media di 217 km/h per 5.209 km/h. Da quella versione 850 T5 SW sarebbero nate poi nel 1995 le versioni 850 T5-R, le prime della famiglia “R” di Volvo.
Non solo: Volvo doveva competere nello stesso anno nel BTCC, il combattuto campionato turismo inglese. La vettura doveva essere la 850 berlina, ma di scocche a tre volumi in Volvo erano a corto e decisero di optare per la poco agile wagon, che però aveva il vantaggio di essere molto stabile alle alte velocità. La stagione si chiuse con qualche piazzamento dignitoso.
Ancora oggi quella 850 Racing Wagon pilotata da Rick Rydell e Jan Lammers e schierata dalla Tom Walkinshaw Racing nella sola stagione 1994 (fu poi sostituita dalla berlina in quanto la familiare non era più compatibile con le nuove regole sull'aerodinamica varate per il 1995) rappresenta una delle auto da corsa più inconsuete mai viste su una pista.
Adesso arriva la decisione del tetto a 180 km/h. Di buone ragioni ce ne sono abbastanza: centinaia di studi sono concordi col fatto che più è alta la velocità più aumentano i rischi, è un fatto ormai assodato. Volvo si prende la responsabilità di rispondere “no” alla domanda che tutti si sono fatti almeno una volta nella vita: ha senso guidare una macchina da 200 e oltre km/h quando il limite di velocità ovunque nel mondo, tranne sempre più rari tratti di Autobahn in Germania, è per lo più di 120-130 km/h?
Di sicuro è una scelta rischiosa e potenzialmente autolesonista a livello di immagine: compri una Volvo e sai già che sarà di gran lunga più lenta di una concorrente. A meno che gli altri non seguano l'esempio, come più di 50 anni fa nel caso delle cinture.