Volvo: cosa significa assistere ad un crash test in diretta

Volvo: cosa significa assistere ad un crash test in diretta
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All'interno dell'incredibile Volvo Cars Safety Center abbiamo assistito in diretta al crash test di una Volvo V40. Vi mostriamo il mondo che si nasconde dietro ad un incidente da 1 decimo di secondo
20 febbraio 2014

Torslanda, Göteborg (Svezia) Pensi Volvo e dici sicurezza. E non serve essere appassionati di auto per sapere che il costruttore svedese ha fatto proprio della sicurezza la sua autentica bandiera. 

 

Non bisogna dimenticare che per un marchio, forse, non c'è niente di più difficile di arrivare ad essere identificato, nel pensiero comune, ad un valore ben preciso. E non è certo un caso se Volvo oggi sia riuscito a diventare il costruttore che, nella mente di tutti, appassionati e non, viene subito associato al concetto di “auto sicura”.

Perché Volvo è diventato sinonimo di sicurezza

Questo obiettivo era ben chiaro nella mente di Assar Gabrielsson e Gustav Larsson già nel 1927, quando questi due soci decidono di dare vita alla Volvo come marchio sussidiario del colosso dei cuscinetti a sfera SKF. Da allora questa casa automobilistica si è sempre spesa a favore dello sviluppo di innovazioni che permettessero alle automobili di diventare più sicure. Una su tutte la cintura di sicurezza a tre punti, un dispositivo fondamentale, che oggi montano tutti i modelli in commercio, e che è stato inventato nel 1959 da Nils Bohlin, tecnico Volvo.

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Il sofisticatissimo Volvo Cars Safety Center nasce nel 2000. Molti costruttori lo prendono "in affitto" da Volvo per effettuare i propri crash test

 

Nonostante la strada del costruttore svedese si sia più volte intrecciata con altre realtà industriali – prima Ford nel 1999, poi la cinese Geely nel 2010 – la sicurezza è sempre rimasta al centro dell'attività e della ricerca di questa azienda. Lo testimonia l'ambizioso piano Vision 2020, che la Casa si è auto-imposta, che punta ad azzerare il numero di morti e feriti gravi a bordo di una nuova auto Volvo entro il 2020.

All'interno del Volvo Cars Safety Center

Il segreto dell'eccellenza Volvo nel campo della sicurezza si nasconde nello storico stabilimento di Torslanda, in Svezia. Qui infatti, oltre agli stabilimenti di produzione che danno vita ai modelli di alta gamma (XC90, S80, V70 e XC70) sorge il Volvo Cars Safety Center, una struttura incredibile, dove il costruttore effettua da anni, internamente, severissimi crash test che mettono alla prova sul campo l'efficacia di tutte le nuove tecnologie sviluppate nel campo della sicurezza.

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Questa V70 ha investito un alce, un animale imponente che può arrivare a pesare 300 kg. Nonostante la violenza dell'impatto il montante e il tetto di questa Volvo ha resistito perfettamente. Solo qualche graffio per il conducente

 

Questo laboratorio nasce nel 2000, ma ancora oggi è uno dei più avanzati al mondo (Toyota possiede qualcosa di simile, ndr) tanto che molti costruttori internazionali se ne servono, prendendolo “in affitto” da Volvo per effettuare i propri crash test. Con una capacità massima di 400 test all'anno – praticamente uno al giorno – il Cars Safety Center è composto principalmente una grande area centrale, dove avvengono le collisioni, a cui sono collegati due tunnel dove le auto coinvolte nei test vengono fatte accelerare alla velocità necessaria per generare l'impatto.

Due tunnel, ma uno è mobile!

Il primo è lungo 154 metri e permette di portare un'auto fino a 120 km/h, mentre il secondo, con una lunghezza di 108 metri è più piccolo – qui la velocità massima d un veicolo può raggiungere gli 80 km/h – ma è mobile. In pratica questa galleria ha la facoltà di spostarsi su un arco di 90° consentendo in questo modo di lanciare le auto in sempre diverse direzioni, creare una miriade di differenti angoli di impatto.

I tecnici del centro ci assicurano che le infrastrutture del laboratorio sono così avanzate da permettere di far impattare due auto che viaggiano a 50 km/h con una precisione di 2,5 cm

 

I tecnici del centro ci assicurano che le infrastrutture del laboratorio sono così avanzate da permettere di far impattare due auto che viaggiano a 50 km/h con una precisione di 2,5 cm, un controllo che avviene quindi con un margine di soli 2 millesimi di secondo (per avere un termine di paragone il battito delle ciglia umane corrisponde a 60 millesimi di secondo).

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Uno dei 100 dummies del Volvo Cars Safety Center può arrivare a costare 200.000 dollari

 

Grazie al tunnel mobile si possono ricreare un'infinità di differenti scenari di incidente non solo all'interno del laboratorio, ma anche all'esterno. Le gallerie infatti possono essere percorse in direzione opposta dalle auto, che poi vanno a scontrarsi contro ostacoli posti al di fuori della struttura, come ad esempio le rocce naturali che sorgono a pochi metri dall'uscita.

Chi sono i dummies

I protagonisti dei crash test sono i dummies, quei simpatici manichini sofisticatissimi capaci di simulare alla perfezione la forza naturale, le accelerazioni e le deformazioni a cui viene sottoposto il corpo umano nella realtà di un incidente.

 

Il laboratorio svedese dispone di circa 100 dummies – un numero molto elevato se consideriamo che soltanto uno può arrivare a costare 200.000 dollari – che rappresentano uomini donne e bambini di differenti età e che diventano fondamentali per valutare i risultati di un incidente.

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La V40 è andata ad impattare contro un barriera ancorata ad un ostacolo mobile da 850 tonnellate che viene spostato grazie a cuscini d'aria

Telecamere da 200.000 fotogrammi al secondo

Dal momento che per studiare gli esiti di un crash test sono fondamentali i filmati che ripropongono a rallentatore l'incidente, il centro dispone di 50 telecamere ad altissima risoluzione in grado di funzionare simultaneamente. Alcune sono posizionate in alto, ad 11 metri di altezza, altre invece in speciali buche sotterranee profonde sei metri con tetto trasparente, in modo tale che possano riprendere cosa avvenga durante l'impatto sotto al veicolo. Altre telecamere ancora invece vengono montate a bordo dell'auto che dovrà andare a schiantarsi, riprendendo le reazioni dei dummies.

 

Queste telecamere ad altissima definizione – le più potenti sono in grado di catturare 200.000 fotogrammi al secondo - richiedono moltissima luce e per non avere riflessi nei video dell'incidente è necessario dipingere la carrozzeria originale delle vetture. Questo spiega la particolare tinta arancione opaco che presentano le auto protagoniste dei test.

La V40 è stata protagonista di un impatto angolare frontale, dal lato del guidatore, un tipo di incidente particolarmente critico per le automobili, perché concentra tutta l'energia sviluppata nel crash in una zona molto ristretta della vettura

Il crash test della V40 in diretta

Nel nostro caso abbiamo avuto la possibilità di assistere in diretta al crash test di una Volvo V40, a bordo delle quale era stato piazzato il dummies numero 46, che simulava un adulto maschio di corporatura media. La “piccola” di casa Volvo è andata a schiantarsi ad una velocità di 64 km/h contro una barriera d'acciaio ancorata ad un ostacolo di 850 tonnellate. Si tratta di un blocco enorme, che i tecnici spostano all'interno del laboratorio grazie a dei cuscini d'aria (oltre a questo in ogni caso il Cars Safety center dispone di altri 20 tipi di ostacoli).

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Uno dei due tunnel dove le auto protagoniste dei test possono prendere velocità

 

La V40 è stata protagonista di un impatto angolare frontale, dal lato del guidatore, un tipo di incidente particolarmente critico per le automobili, perché concentra tutta l'energia sviluppata nel crash in una zona molto ristretta della vettura. Grazie al test i tecnici del Cars Safety Center riescono a verificare la capacità della struttura del veicolo di assorbire l'energia generata da un impatto.

Abitacolo e spazi vitali intatti

Quello che colpisce sono le conseguenze dell'impatto, che è avvenuto tutto sommato ad una velocità nemmeno così tanto elevata. In un decimo di secondo – questa la durata del "botto" – la zona anteriore della V40 è stata praticamente disintegrata, ma quello che conta è che in questo modo è riuscita a dissipare nella maniera efficiente l'energia generata dall'impatto, trasferendola in minima parte all'abitacolo e quindi ai passeggeri.

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La struttura del Volvo Cars Safety Center vista dall'alto. La freccia rossa indica l'arco lungo cui si può spostare il tunnel mobile

 

Il montante A, nonostante non sia poi così spesso, non ha ceduto, salvaguardando l'abitacolo, ma la cosa più importante – che distingue Volvo da molti altri costruttori, anche del mondo premium – è la capacità di riuscire a mantenere perfettamente integro il vano dove trovano posto i piedi dei passeggeri anteriori. Non è difficile immaginare quanto possano essere tragiche le conseguenze quando questo invece non avviene...

 

Per preparare un crash test di questo tipo ci racconta Thomas Broberg, SeniorTechnical Advisor Safety presso Volvo Car Corporation, occorre all'incirca una settimana di lavoro, necessaria per preparare tutte le componenti e gli strumenti a bordo del veicolo, per calibrare i dummies e per definire i diversi set up.

Il vero lavoro inizia dopo il crash

L'incidente dura davvero un istante, ma il grosso del lavoro per tecnici ed ingegneri inizia un secondo dopo l'impatto quando bisogna iniziare a raccogliere, analizzare e interpretare la miriade di dati raccolta durante il crash. Operazioni che richiedono una o addirittura due settimane di studi e analisi.

Il crash test vero e proprio insomma è solo una piccolissima parte del lavoro degli uomini del laboratorio, che prima di lanciare l'auto verso l'ostacolo effettuano decine e centinaia di simulazioni al computer

 

Oggi gran parte del lavoro nel Cars Safety Center si fa in ogni caso al computer, attraverso cui si studiano i differenti incidenti e tutte le possibili conseguenze grazie a modelli matematici applicati ai veicoli. Il crash test vero e proprio insomma è solo una piccolissima parte del lavoro degli uomini del laboratorio, che prima di lanciare l'auto verso l'ostacolo effettuano decine e centinaia di simulazioni al computer. 

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