Volvo 144

Volvo 144
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40 anni fa nasceva la mitica 144
23 agosto 2006

Presentando la nuova 144 Volvo riuscì, nell’agosto 1966, a risolvere il problema che l’aveva afflitta nella prima metà degli anni Sessanta, vale a dire quello di non poter proporre un modello completamente nuovo.
La Volvo 144 non passò inosservata. Dal design nuovo basato su linee angolari e pulite e firmata da Jan Wilsgaard, quest’autovettura vantava caratteristiche tecnologiche innovative in quanto a sicurezza. Nasceva così una best-seller.

Con la PV uscita di produzione di recente dopo 21 anni e con il modello Amazon (Volvo 122)  che ormai entrava nel decimo anno di produzione, Volvo aveva effettivamente bisogno di proporre una nuova vettura nel segmento delle auto di maggiori dimensioni. La Amazon aveva chiaramente dimostrato che erano i modelli più grandi a costituire il punto forte di Volvo. Il 17 agosto 1966, dopo anni di duro lavoro negli studi di progettazione, nei laboratori di sviluppo e nei circuiti di collaudo, era finalmente giunto il momento di presentare la nuova macchina. Gunnar Engellau, allora CEO di Volvo, dichiarò: “Questo è davvero un grande giorno per noi della Volvo, perché segna l’inizio della produzione di una nuova auto che rappresenta la macchina per il trasporto passeggeri

 

più grande mai prodotta dalla nostra azienda, nonché il nostro progetto commerciale più ambizioso. Infatti i costi di realizzazione di questo modello si aggirano intorno ai 150 milioni di corone svedesi, oltre agli investimenti destinati agli stabilimenti di produzione”.
Queste parole, pronunciate 40 anni fa, illustrano al meglio la portata degli investimenti effettuati, anche se oggi la stessa cifra non basterebbe nemmeno per un paio di fanali nuovi.
Nel suo discorso di presentazione, Engellau sottolineò inoltre che la 144 avrebbe raccolto il testimone dai modelli che l’avevano preceduta ponendo l’accento su sicurezza, qualità ed economia. Infatti, particolare attenzione era stata dedicata al fatto che la nuova auto risultasse estremamente sicura. Proprio come le altre Volvo che erano state le prime a essere dotate di cinture di sicurezza a tre punti montate di serie, la nuova 144 fu la prima vettura Volvo provvista di un impianto frenante suddiviso in due circuiti.

Un design intramontabile
Coloro che videro un’auto misteriosa battezzata Mazuo, con piccole alette poste sopra ai parafanghi anteriori e posteriori, sfrecciare per le strade della Svezia forse non si resero conto di essere al cospetto della nuova Volvo. In realtà, la versione finale risultò molto più elegante di quel prototipo in incognito. La Volvo 144 dimostrò che era possibile coniugare funzionalità ed eleganza e Jan Wilsgaard fu colui che riuscì in quest’ardua impresa, ispirato dal motto “semplice è bello”. In effetti la 144 era proprio così: semplice e bella. Grazie a una carrozzeria dalle linee diritte, la 144 presentava interni spaziosi e comodi. I grandi vetri contribuivano poi ad accentuare quest’impressione, oltre a consentire un’ottima visuale.  Diverse parti della carrozzeria, come sportelli, aree sovrastanti le ruote, vetri e tettuccio vennero poi adottati senza modifiche nei modelli della serie 240 e successivamente in versione leggermente diversa, fino a quando il modello non uscì di produzione nel 1993. Si tratta di un design che risulta attuale ancor’oggi.

 

L’interno era contraddistinto dalla stessa estrema semplicità che caratterizzava l’esterno, con superfici sgombre da inutili orpelli, prive di dettagli sporgenti e con un’imbottitura di sicurezza in punti che potevano rivelarsi pericolosi in caso di incidente, oltre a un volante con la parte centrale molto rientrante.

Una rivoluzione tecnica
La Volvo 144 fu progettata in modo convenzionale per quanto concerne il motore (anteriore) e la trazione (posteriore), essendo equipaggiata con un motore B18 quattro cilindri da 85 CV (115 CV con doppio carburatore). Aveva poi lo stesso cambio della Amazon e sospensioni efficaci ma semplici. Sotto il cofano, però, la 144 riservava alcune sorprese, presentando molte soluzioni tecnicamente avanzate e assolutamente innovative per una macchina dell’epoca.

La carrozzeria e il telaio erano stati ideati tenendo sempre presente come priorità il fattore sicurezza. Era quindi stata realizzata una sorta di gabbia a protezione dei passeggeri presenti a bordo, con vere e proprie zone di deformazione sia nella parte anteriore che in quella posteriore. Il piantone dello sterzo fu progettato in modo da ripiegarsi su sé stesso in caso di scontro. La 144 era inoltre in grado di arrestarsi con molta efficacia grazie ai freni a disco sulle quattro ruote.

La soluzione più rivoluzionaria, comunque, fu indubbiamente quella relativa all’impianto frenante: due circuiti separati suddivisi a triangolo per cui nella frenata erano sempre coinvolte almeno tre ruote (circa l’85% della forza disponibile), anche nell’eventualità di malfunzionamento di un circuito. Inoltre, la presenza di due valvole di sfiato della pressione evitava che i pneumatici si bloccassero in caso di frenata energica. Sul mercato non esisteva niente di simile.

 

Come avvenne per la Amazon, inizialmente la 144 (che internamente venne chiamata P1400) fu disponibile solo in versione quattro porte ma già durante il 1967 venne affiancata dal modello a due porte, la 142. L’anno successivo fu la volta della versione station wagon, la 145. Nella serie 140 Volvo adottò per la prima volta il nuovo sistema di designazione delle auto basato su tre numeri. Il primo numero si riferiva alla serie, il secondo indicava il numero di cilindri del motore e il terzo il numero di porte. Chiaro e semplice.

Critiche favorevoli dalla stampa
Le reazioni della stampa alla nuova Volvo furono molto positive. Un giornale definì la 144: "la macchina più sicura mai costruita", mentre per un altro era "una vettura al massimo livello in ambito internazionale". La rivista bisettimanale svedese Teknikens Värld elesse la 144 Auto dell’Anno 1966 in Svezia e l’equivalente svedese dell’Automobilclub attribuì alla 144 il riconoscimento più prestigioso per "l’innovazione più importante, dal punto di vista della sicurezza, in una macchina prodotta in serie sul mercato svedese nel 1966".
È evidente come la sicurezza sia sempre stato il valore fondamentale per Volvo e la 144 illustrava chiaramente l’ambizione di Volvo di diventare leader nello sviluppo di tecnologie improntate alla sicurezza nel settore automobilistico.

Primo modello venduto a milioni di automobilisti
Come i modelli precedenti PV e Amazon, le auto della serie 140 rimasero a lungo in produzione, sebbene siano stati apportati continui miglioramenti e aggiunte nuove versioni. I motori B18 furono sostituiti da motori B20 di 2 litri, più potenti; nel modello sportivo 142 GT, la potenza effettiva arrivava a 140 CV. Le vetture della serie 140 vennero anche prodotte ad hoc per essere utilizzate come taxi o in versione furgoncino con il tettuccio più alto (145 Express).

Sul versante sicurezza, fu avviato un lavoro pionieristico con l’introduzione di poggiatesta nei sedili anteriori, attacchi inerziali per le cinture di sicurezza e dispositivo di allerta per le cinture di sicurezza. I grandi paraurti ammortizzati che dovevano diventare il "marchio di fabbrica" della serie 240, installati per la prima volta sul VESC, un veicolo sperimentale, furono introdotti sulle macchine della serie 140 dal 1974.

Il 1974 fu anche l’anno che segnò l’ultima stagione della serie 140. Completamente riprogettata e profondamente modificata, la 140 si trasformò nella serie 240 che vide la luce nell’estate del 1974  e fu proposta come nuova Volvo nel 1975. Impossibile non notare, comunque, la spiccata somiglianza con la serie precedente, la 140.
Insieme alla 140 scomparvero anche i motori semplici e robusti con aste della punteria in ferro e il passo da 2.600 mm che aveva supportato gli assali delle auto Volvo sin dall’introduzione della PV 444 nel 1944. Contemporaneamente Volvo era riuscita a produrre un modello che aveva venduto più di un milione di esemplari. Tra il 1966 e il 1974, infatti, furono realizzate 1.251.371 unità dei modelli 142, 144 e 145. Raggiungendo questo traguardo, Volvo si affermò come Casa automobilistica di prim’ordine, perfettamente in grado di competere sul mercato internazionale.

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