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Il Gruppo Volkswagen ha registrato un crollo degli utili del 40% nel primo trimestre del 2025, con un risultato ante imposte di 3,1 miliardi di euro, contro i 5,1 miliardi dello stesso periodo del 2024. A incidere negativamente sono stati l’aumento dei costi produttivi, una domanda più debole in Cina e l’incertezza generata dai dazi imposti dagli Stati Uniti.
La redditività operativa del colosso tedesco è scesa al 3,7%, rispetto al 6% dell’anno precedente, costringendo la casa di Wolfsburg a rivedere al ribasso le sue aspettative: l’azienda ora prevede di raggiungere solo il limite inferiore del proprio target di margine operativo compreso tra il 5,5% e il 6,5%.
Volkswagen, come molti altri costruttori europei, si trova a dover affrontare una capacità produttiva in eccesso nei suoi impianti europei, unita a un rallentamento della domanda nel suo secondo mercato più importante: la Cina. A complicare ulteriormente lo scenario ci sono i dazi introdotti dal presidente Donald Trump sulle auto importate negli Stati Uniti, che minacciano di erodere ulteriormente i margini, specialmente per modelli prodotti in Europa o in Messico.
La domanda di veicoli elettrici, poi, si è dimostrata altalenante sia in Europa che negli Stati Uniti, frenando le ambizioni di crescita dei costruttori che puntavano su una transizione più rapida.
Anche Porsche, sussidiaria di VW, ha rivisto al ribasso le previsioni di profitto, citando proprio l’impatto delle politiche tariffarie USA e le vendite EV sotto le attese. Altri grandi nomi come Mercedes, Volvo e General Motors hanno addirittura ritirato le loro guidance per l’anno in corso a causa dell’incertezza provocata dai dazi.
Infine, nella giornata del 29 aprile, il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo per alleggerire alcuni effetti delle tariffe, come l’eliminazione di dazi su determinati componenti esteri e il divieto di applicare più imposte sovrapposte sugli stessi elementi. Queste misure potrebbero attenuare l’impatto sui modelli Volkswagen costruiti a Chattanooga (Tennessee), a Puebla (Messico) e sui veicoli Audi e Porsche importati direttamente dall’Europa. Tuttavia, secondo diversi analisti e fornitori del settore, le modifiche non sarebbero sufficienti a garantire una reale tutela per tutta la filiera automobilistica.