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I vertici del Gruppo Volkswagen hanno presentato oggi un piano, ribattezzato "Patto per il Futuro", per la ristrutturazione dell'azienda. Questa passa per il taglio di 30.000 posti (23.000 in Germania) di lavoro entro il 2020, misura che si basa sull'accordo trovato con i sindacati. Il piano ha l'obiettivo di rendere il marchio principale del Gruppo più produttivo e competitivo. La misura risulta l'inevitabile conseguenza della vicenda legata allo scandalo sulle emissioni dei motori diesel.
Matthias Müller, amministratore delegato del Gruppo, ha spiegato: «Il marchio Volkswagen ha bisogno di un vero e proprio scossone e questo è esattamente il proposito del Patto per il Futuro. È il più grande programma di riforma della storia della Volkswagen, che renderà l'azienda più efficiente, produttiva e competitiva. Il patto concluso con il sindacato - ha concluso - permetterà di accelerare su elettromobilità, digitalizzazione e connettività.»
Le misure concordate sono atte ad evitare licenziamenti forzati e ad aumentare del 25% la produttività degli stabilimenti tedeschi. I fondi risparmiati serviranno a garantire gli investimenti sulla propulsione elettrica; i vertici di VW hanno infatti dichiarato che saranno investiti 3.5 miliardi di euro entro il 2020 per lo sviluppo di nuove tecnologie.
«Con il patto per il futuro è stata evitata una ristrutturazione incontrollata della Volkswagen»
Il margine operativo del marchio dovrebbe aumentare del 2% entro quest'anno e del 4% entro il 2020, mentre l'auto elettrica, secondo i dirigenti, dovrebbe consentire la creazione di 9.000 nuovi posti di lavoro negli stabilimenti di Wolfsburg e Zwickau. Il Capo del Consiglio di fabbrica ha commentato: «Con il patto per il futuro è stata evitata una ristrutturazione incontrollata della Volkswagen. La Volkswagen è in una situazione difficile. La svolta verso l'elettromobilità permetterà di sviluppare negli stabilimenti tedeschi le auto elettriche».