Volkswagen: la nuova frontiera è l'Africa sub-sahariana

Volkswagen: la nuova frontiera è l'Africa sub-sahariana
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Stabilimenti in Ghana ed Etiopia si aggiungeranno a quelli avviati da poco in Nigeria, Ghana e Ruanda. Così Wolfsburg vuole primeggiare in Africa, dove il PIL cresce insieme alla classe media
28 gennaio 2019

E' l'Africa subsahariana la nuova frontiera per Volkswagen: l'ultimo accordo siglato in ordine di tempo è con l'Etiopia, dove alla presenza di Frank-Walter Steinmeier, Presidente della Repubblica Federale di Germania, il numero uno di Volkswagen Sud Africa Thomas Schaefer e il Commissario della Commissione per gli investimenti etiopici, Abebe Abebayehu, hanno firmato un protocollo di intesa. 

L'obiettivo principale è quello di creare in Etiopia un impianto di assemblaggio e avviare la localizzazione di componenti automobilistici, ma anche introdurre di concetti di mobilità come il car sharing e l'apertura di un centro di formazione. «Negli ultimi dieci anni, il tasso di crescita del PIL in Etiopia è stato superiore all'8%, uno dei più alti al mondo. Inoltre, l'Etiopia è un paese prioritario e primario per la Germania nell'ambito dell'iniziativa "Compact with Africa" del G20», spiega una nota di Wolfsburg.

La mappa delle fabbriche africane di Volkswagen
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Nel 2017 la Casa tedesca ha inserito la regione sub-sahariana nel suo piano di business con orizzonte 2025. Nel continente Volkswagen è presente dal 1951 con impianti ed uffici in Sud Africa. Il mercato sub-sahariano per Volkswagen interessa 49 paesi, per una popolazione totale di 920 milioni di persone.

«L'Africa è ancora uno dei punti bianchi sulla mappa Volkswagen. Esiste tuttavia un enorme potenziale nella regione per soddisfare le esigenze di mobilità di una fiorente classe media. Porteremo avanti lo sviluppo di questi nuovi mercati in cooperazione con vari governi africani e gradualmente rafforzeremo ed espanderemo la nuova regione dell'Africa subsahariana», aveva spiegato lo stesso Schaefer due anni fa.

Il piano di Volkswagen per l'espansione in Africa è diventato operativo nel 2015, quando è stata riavviata la produzione in Nigeria in cooperazione con il partner locale Stallion, sospesa negli anni '70. In Kenya Volkswagen ha prodotto il Maggiolino negli anni '60, per poi riprendere nel 2017 la produzione con la Polo Vivo a Thika insieme al partner locale Kenya Vehicle Manufacturers.

L'ad di Volkswagen Herbert Diess insieme al Presidente del Kenya Uhuru Kenyatta
L'ad di Volkswagen Herbert Diess insieme al Presidente del Kenya Uhuru Kenyatta

A questi paesi si è aggiunto nel 2018 anche il Ruanda: a Kigali è stata inaugurata lo scorso giugno una fabbrica con una capacità fino a 5.000 unità all'anno dedicata a Polo e Passat. «L'Africa non ha bisogno di essere una discarica per le auto di seconda mano, o di qualsiasi cosa di seconda mano. Nel lungo termine, comunque, si finisce per pagare un prezzo più alto. Se puoi pagare un prezzo elevato per un bene usato, perché non pagarlo per qualcosa di nuovo? È una scelta semplice: Africani e ruandesi meritano di meglio», aveva spiegato nel giorno dell'inaugurazione il presidente del Ruanda Paul Kagame.

Il prossimo impianto dovrebbe sorgere in Ghana insieme ad un secondo in Nigeria, paese che nelle intenzioni di Wolfsburg dovrebbe diventare l'hub principale per servire il mercato dell'Africa sub-sahariana. Volkswagen in collaborazione con il governo tedesco ha in cantiere lo sviluppo di un'accademia di formazione per i dipendenti. Le intese sono state firmate nell'agosto 2018 durante la visita in Africa della cancelliera Angela Merkel con i rappresentanti dei due paesi, il vicepresidente Mahamudu Bawumia per il Ghana e il Ministro dell'Industria nigeriano Okey Enelamah

«Entrambi i memorandum d'intesa dimostrano una cosa: la serietà con cui Volkswagen si impegna in Africa. Siamo ben posizionati La situazione nel continente si è stabilizzata e l'economia avanza. Di conseguenza, gli ultimi ostacoli allo sviluppo dell'industria automobilistica sono stati eliminati. Questa è una grande opportunità per noi», ha commentato all'epoca Schaefer. 

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