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Dopo Toyota, Honda e Audi, anche i cugini di Wolfsburg pensano all'idrogeno con la Volkswagen Golf SportWagen HyMotion, un prototipo a zero emissioni locali che sfrutta la tecnologia della cella a combustibile.
All'esterno e all'interno la nuova versione dell'iconica Golf non si differenzia dagli altri modelli, conservando le linee chiave della berlina tedesca più venduta in Europa.
La Casa di Wolfsburg ha dichiarato che il motore elettrico è in grado di erogare 134 CV, permettendo alla vettura di accelerare da 0 a 100 km/h in 10 secondi netti a zero emissioni inquinanti, perlomeno allo scarico. Oltre a sfruttare i processi chimici e fisici della cella a combustibile alimentata ad idrogeno, la Golf SportWagen HyMotion può immagazzinare energia cinetica recuperata durante la frenata come una più tradizionale auto elettrica (o ibrida) da rilasciare poi in accelerazione.
L'idrogeno è stoccato in quattro serbatoi in fibra di carbonio collocati nella zona posteriore nel sottoscocca per ottimizzare gli spazi a bordo e non sacrificare troppo i passeggeri. La capacità complessiva permette di coprire un'autonomia dichiarata di circa 500 km a fronte di un rifornimento completo delle bombole di soli 3 minuti.
Una gamma davvero completa
Anche questa versione HyMotion, così come tutte le altre versioni di Golf, si basa sulla già nota piattaforma modulare MQB. Questa particolarità consente alla best seller tedesca di diventare la prima vettura al mondo capace di ospitare tutte le tipologie di propulsione esistenti. Già oggi Golf è infatti offerta in versione benzina (TSI), diesel (TDI), metano (TGI), elettrica (e-Golf) e plug-in hybrid drive (GTE) mentre in futuro, come testimonia questo prototipo, potrebbe arrivare su strada anche con alimentazione ad idrogeno (HyMotion).
Quest'ultima non potrà essere per il momento inserita in gamma perché si tratta per ora di una versione sperimentale che necessita per ora di costi di produzione troppo elevati per giustificare un potenziale arrivo sul mercato. Inoltre il numero limitato di infrastrutture specifiche per il rifornimento di idrogeno rimane di certo un grande ostacolo alla diffusione di questa tipologia di vetture.