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La vittoria della elettrica Volkswagen I.D. R alla Pikes Peak 2018 ha portato a Wolfsburg il trofeo della corsa in salita più difficile ed importante del mondo. Trenta e passa anni fa, tra il 1985 ed il 1987, fu Audi a dominare la “Race to the Clouds” in Colorado, ma poco lontano da Ingolstadt si lavorava allo stesso obiettivo.
I tecnici della Casa tedesca misero a punto una Volkswagen Golf seconda serie adatta allo scopo, ma con una particolarità: era spinta da due motori. Non era una soluzione inedita neanche per Wolfsburg, che aveva creato nel 1981 i prototipi Jetta Twin-Jet e Scirocco BiMotor.
Ma fu scelta per non snaturare troppo il look della vettura rispetto al design del modello di serie che non offriva molto spazio per ottenere la deportanza adeguata. Fu così che a Wolfsburg decisero di puntare tutto sulla potenza e sulla trazione sulle quattro ruote per conquistare uno dei trofei più ambiti al mondo dai rallysti.
Il progetto Volkswagen Golf Twin Engine partì nel 1985. Al volante in tutte e tre le edizioni vi fu il pilota Jochi Kleint. La prima versione era dotata di due motori 1.8 16V preparati da Oettinger, ma essendo degli aspirati la loro potenza calava progressivamente man mano che ci si avvicinava alla vetta del Pikes Peak a quota 4.300 metri. Il terzo posto fu comunque un risultato incoraggiante. L'anno successivo, nel 1986, furono installati due motori turbo 1.3 litri da 250 CV provenienti dalla Polo, ma la loro potenza si rivelò ancora insufficiente e la Golf Twin Engine arrivò quarta.
Nel 1987 si decise allora di osare il tutto per tutto adottando due motori prelevati dalla Golf GTI II, due 1.8 turbo 16V che furono dotati di due turbine KKK con pressione a 1.6 bar ciascuno della potenza massima di 326 CV e 292 Nm di coppia, per una potenza complessiva di circa 650 CV. Il cambio, anzi “i” cambi, erano degli Hewland utilizzati in Formula 2. Inoltre vi era la possibilità di utilizzare il solo motore anteriore, quello posteriore, oppure i due insieme, grazie ai quali accelerava da 0 a 100 km/h in soli 3,4 secondi. La velocità massima era di 184 km/h.
La vettura fu stravolta anche nella parte telaistica, adottando una scocca in kevlar, sospensioni da monoposto e un serbatoio da appena 34 litri per contenere il peso in appena 1.050 kg. I due motori inoltre non erano connessi meccanicamente, ma un chip si occupava di mantenerli allo stesso regime. Non sempre tutto andava bene, quindi il team tagliò una decina di cavalli dall'unità posteriore per permettere alla Golf TwinEngine di... rigare dritto.
Nell'edizione 1987 all'inizio tutto sembrò andare per il meglio: nelle prove Kleint aveva ottenuto il quarto crono utilizzando un solo motore ed a metà della gara viaggiava con il miglior tempo. Mentre sembrava vicina la vittoria inseguita da due anni, la Golf bimotore di Kleint dovette ritirarsi per la rottura di un giunto della sospensione, ad appena tre curve dal traguardo delle 156 che conducono alla vetta del Pikes Peak.
Di recente restaurata dal reparto Motorsport, la Golf Twin Engine di proprietà di Volkswagen AG prende parte a rievocazioni storiche con al volante sempre Kleint, che di quella esperienza dice: «Competere in questa gara è un onore incredibile. Anche se alla fine non si sono concluse con una vittoria, le tre gare di Pikes Peak sono state alcune delle migliori esperienze nella mia carriera nel motorsport».
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