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Il “Grande Fratello“ in città si chiama “Vista Red“, che controlla con il suo occhio elettronico i passaggi ai semafori e sanziona quelli avvenuti con luce gialla o, peggio, con il rosso.
Un controllo che ha prodotto senza dubbio molti vantaggi per le esangui casse dei Comuni italiani, ma anche tanta rabbia e malumori tra automobilisti e motociclisti “pizzicati“ dalla macchina sanzionatoria.
Ebbene, con sentenza 11574 depositata lo scorso maggio, la Seconda sezione civile della Corte di Cassazione ha stabilito che i controlli automatici delle infrazioni ai semafori non necessitano di particolari cautele nell’installazione degli apparecchi né revisioni o verifiche non prescritte dal decreto di approvazione ministeriale del rilevatore.
Spetta piuttosto al trasgressore l’onere di dimostrare che ci sono stati eventuali errori o malfunzionamenti e smentire così il materiale fotografico che prova l’infrazione e il verbale di collaudo stilato quando l’apparecchio è stato montato.
La pronuncia è relativa ad un contenzioso che chiamava in causa il Comune di Salussola, in provincia di Biella, duramente contestato per presunte irregolarità sul funzionamento dei semafori e dei rilevatori automatici delle relative infrazioni.
In particolare, erano state denunciate presunte manomissioni del semaforo che accorciavano i tempi del giallo, oltre all’installazione di semafori e relativi rilevatori in posizioni tali da trarre in inganno i guidatori e da far risultare trasgressore anche chi era passato regolarmente.
Ma con la pronuncia in esame, la Suprema Corte ha affermato che nel corso del giudizio dette circostanze non erano state in alcun modo provate e quindi le multe sanzionate erano da pagare.
Occhio, allora: “Vista Red“ è in agguato…