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Con il 44% del totale, il Centrodestra ha nettamente vinto le elezioni 2022. Primo partito assoluto Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, con il 26%, uniti a un 9% della Lega e un 8% di Forza Italia. Così si potrà - in teoria - applicare il programma elettorale della coalizione, anche in ambito automobilistico. Vediamo quindi quali sono i punti principali in merito alle auto e ai trasporti in generale.
La coalizione del centrodestra si è espressa chiaramente a sfavore di una "corsa al tutto elettrico", più che altro per evitare i tipici rischi della "foga" e del "fare le cose di fretta". Nicola Procaccini, responsabile del dipartimento Ambiente ed Energia di Fratelli d’Italia, definisce la scelta europea dello stop a benzina e diesel per il 2035 come un "autogol" a tutti gli effetti.
Secondo FdI, infatti, bisogna attuare un approccio "tecnologicamente neutrale": la transizione verso l'uso di fonti energetiche rinnovabili e pulire è di fondamentale importanza - con l'intenzione di sfruttare anche le potenzialità ad esempio di idrogeno e biocarburanti - purché questo passaggio avvenga in modo graduale e pianificato. Il rischio di "correre" senza programmare attentamente, secondo Procaccini, significherebbe mettersi alle dipendenze di Paesi - quali la Cina - che di fatto hanno il quasi monopolio in termini di materie prime (soprattutto il Litio) per l'auto elettrica e le sue batterie, oltre ai microchip.
Dopotutto, FdI sostiene che la filiera auto sia di vitale importanza nel tessuto produttivo italiano e che quindi debba essere incentivata: sono circa 300.000 gli addetti ai lavori in questo settore nel Bel Paese, portando un fatturato pari al 6,2% del PIL italiano complessivo. Molto spesso si tratta non di produttori automobilistici diretti, ma di ricambisti e officine specializzate: aziende che rischierebbero molto con un passaggio all'elettrico, in cui le componenti non sono solo drasticamente ridotte di numero, ma anche ben differenti - basti pensare ai produttori di sistemi di scarico, di turbine, di sistemi di iniezione e di powertrain veri e propri. Secondo Fratelli d'Italia la scelta di "non correre" serve quindi da un lato a tutelare questa filiera, e dall'altro e non sacrificarla per affidarsi totalmente ai già citati paesi col monopolio di litio.
Punto di vista sostanzialmente condiviso anche dall'intera coalizione, in primis dalla Lega e da Matteo Salvini in persona: secondo il Carroccio è di primaria importanza incentivare non solo le auto elettriche, ma anche le endotermiche di ultima generazione. Nel frattempo, col passare del tempo e con la graduale costruzione di nuovi edifici dotati in origine di wallbox e di nuove colonnine, l'auto elettrica prenderà piede "in autonomia". In effetti, il segretario della Lega aveva proposto (in caso di vittoria alle elezioni) anche un referendum per chiedere agli italiani cosa ne pensassero dello stop benzina e diesel per il 2035 deciso dall'Europa.
Gli appassionati di auto sapranno bene che uno dei moniti dal possedere una sportiva, magari non recente e quindi relativamente accessibile di prezzo ma molto potente, è sicuramente il superbollo. Una tassa nata nell'estate 2011, sotto l'allora Governo Berlusconi, che andava a modificare il già presente bollo auto: all'epoca si parlava di pagare 10 euro/kW una volta superata la soglia di 225 kW (305 CV), ma pochi mesi dopo il governo Monti ha inasprito la norma portando il limite a 185 kW (251 CV) e il raddoppiando il costo a 20 euro/kW.
Il Parlamento stesso ha già definito questa tassa come "microprelievo", che di fatto è un modo elegante per definirla "sostanzialmente inutile": oltre ad aver ridotto drasticamente la circolazione di vetture prestazionali - che garantivano entrate anche in termini di IVA nella manutenzione, IPT nell'immatricolazione e accise sul consumo di carburante - rientra in quella categoria di imposte che portano appena lo 0,01% delle entrate Statali e lo 0,1% di quelle regionali/comunali, dunque facilmente abrogabili aggiustando il tiro con piccoli interventi sulle imposte principali.
La scorsa settimana le commissioni Finanze e Lavoro di Palazzo Madama hanno respinto un emendamento di Fratelli d'Italia, ma la "battaglia" ancora non si è conclusa: il primo firmatario di quella proposta di modifica, Andrea De Bertoldi, ha riproposto la questione in Bilancio con l'obiettivo di abrogare questa imposta.
Punto di incontro fra molti dei partiti - fra cui anche la vincitrice coalizione del Centrodestra - è il lavoro da fare in termini di trasporti: ridurre il numero di auto e di traffico generale, incentivando il trasporto pubblico e i mezzi condivisi.
Anche qui le parola d'ordine per FdI sono "graduale" e "pianificato": si parla principalmente di misure analoghe a quanto fatto per il bonus trasporti 2022 con pianificazioni "coerenti con gli obiettivi". La Lega aggiungerebbe un estensione del bonus anche al trasporto ferroviario regionale e nazionale, mentre Forza Italia sostiene la necessità di aggiornare il parco circolante dei mezzi e del settore in generale, limitando così la produzione di CO2 da parte di veicoli da trasporto pubblico su gomma ormai divenuti obsoleti.