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Bergamo, 10 Aprile. Di buono, e di bello, c’è che soffia un vento forte e caldo di appassionati impegno e cuore. Tutto fermo? Si e no. C’è qualcosa, anche di molto importante, che va in ibernazione, e qualcos’altro che riscalda l’anima e sta diventando importantissimo.
È qualcosa che non è rallentato dalla burocrazia, che non si ferma davanti a conti, costi e preventivi, che collega direttamente slancio, idee e realizzazione, sempre sulla corsia di sorpasso dell’urgenza e di una fortissima impronta di umanità.
È il “caso” della ormai famosa maschera da sub trasformabile, e trasformata, in apparecchio di supporto alla respirazione. Forse dico male ma mi preme rendere l’idea senza correre a mia volta il rischio di rallentarmi nel ginepraio spinoso dei termini ufficiali, correct, prudenti. Qui si tratta dell’idea venuta a un medico della Valtrompia, Renato Favero, che ha visto chiaro come fosse possibile inserire nella filiera sanitaria un adattamento della maschera subacquea Decathlon fullface, ottenuto con l’abbinamento di una relativamente semplice valvola Charlotte.
Si chiude un cerchio concettuale e siamo già in piena esplosione dell’inventiva. I Team inglesi di Formula 1, Mercedes, McLaren, Red Bull, Racing Point, Haas, Renault and Williams, mettono a disposizione del governo britannico ingegneri, laboratori e atelier. Mercedes o Seat riqualificano le linee produttive per costruire macchine per la respirazione assistita con parti di automobili di serie o da corsa. Dallara Automobili e l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma realizzano un analogo kit basandosi sulla stampa 3D di un progetto CAD ugualmente radicato. È un’atmosfera di “competizione” fantastica, nella quale nessuno si preoccupa di arrivare primo, di essere avanti o più forte dell’altro, di guadagnare una lira. L’obiettivo è portare al traguardo un risultato, una vittoria che è oltre i cancelli delle fabbriche, sotto lo striscione d’arrivo di case e ospedali.
In questo contesto c’è un progetto che si materializza tra Villongo, Bergamo, e Adro, Brescia, sull’asse delle fabbriche di Oldrati Holding. Siamo, è bene ricordarlo, in pieno occhio del ciclone coronavirus. La regione è paralizzata, assediata dal virus. Nel Mondo 1 miliardo di casi e 100.000 decessi. Oldrati, Gruppo internazionale tra i più importanti nella produzione di manufatti in gomma, plastica, silicone e che fa capo alla famiglia Oldrati, forza l’assedio, da vita a una “ribellione” e parte al contrattacco. Con una operazione che, nel giro di pochi giorni, supera come un rullo compressore le difficoltà morali, di territorio e “ambientali”. La fabbrica è riaperta, con le cautele del caso, e torna operativa su un obiettivo inedito.
Il progetto diventa concretezza con la realizzazione di una valvola Charlotte, la chiave della trasformazione, prodotta su scala industriale. Sì, l’obiettivo di Oldrati Group, che riunisce in sinergia le risorse di ISINNOVA, società bresciana di tecnologica e sviluppo innovativo, e dell’ambiente scientifico ospedaliero di Brescia è realizzare qualcosa che offra grande precisione dimensionale e allo stesso tempo la possibilità di essere replicata su standard di altissima qualità e di numeri elevati. Viene definito e realizzato lo stampo, e si inizia a produrre la Valvola Charlotte di Oldrati per stampaggio a iniezione.
Già produttore della “famosa” maschera subacquea, Oldrati realizza anche dei kit completi. I numeri iniziali, 10.000 valvole e 2.000 kit distribuiti sul territorio, utilizzati con il supporto di personale e infrastrutture mediche, sono solo il primo dato in archivio, i numeri si superano ogni ora che passa. L’attacco continua. Non si guadagna un soldo, anzi. Sia chiaro. E il prodotto di Oldrati è a disposizione di tutti, di tutto il mondo.
Oldrati Holding emette un comunicato che riassume la storia che vi abbiamo raccontato. Conclude così:
“Tutte le istituzioni, ospedali, enti, associazioni interessate alle valvole Charlotte Oldrati possono scrivere a healthcare@oldrati.com o contattare il numero +39 035 9160244”