Veicoli non assicurati: pericoli e soluzioni

Veicoli non assicurati: pericoli e soluzioni
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La crisi economica è una delle cause dell’escalation del numero di veicoli circolanti privi di polizza RC. Ecco le soluzioni adottate dagli altri Paesi e i provvedimenti che introdurrà l’Italia
26 ottobre 2012

7%, ovvero 3,5 milioni: stando ad uno studio della Fondazione ACI, sono i veicoli che circolano pericolosamente sul territorio italiano privi di regolare polizza RC. Numero spaventoso, anche se non realmente confermabile: come chiarisce Vittorio Verdone (Direttore Auto di ANIA, l’associazione delle assicurazioni) l’unico sistema per desumere un numero del genere è calcolare il saldo fra il numero di mezzi immatricolati e di quelli assicurati. «Un dato che non tiene conto dei veicoli non circolanti custoditi nei depositi giudiziari della PS – fonti della Polizia stessa parlano di 1,5 milioni di unità – o semplicemente tenuti in garage dai proprietari. Una stima più realistica, derivante dai dati del Fondo di Garanzia per le vittime della Strada (l'Ente che risarcisce i danni provocati da veicoli non identificati o non assicurati) parla di circa 400.000 veicoli circolanti senza copertura. Ma anche qui si tratta di stime»

Un dato un po’ più rassicurante, ma che resta preoccupante se lo si paragona a quello delle multe che vengono sollevate a fronte di questo illecito: solo centomila. Del resto il controllo della regolarità avviene solamente ex post, qualora si venga fermati per un controllo o in malaugurato caso di incidente.

La crisi aggrava la situazione

Il business dei tagliandi falsi è ormai noto da diversi anni ma si è aggravato a seguito della crisi economica, che ha spinto anche chi magari non si sarebbe mai sognato di rischiare il carcere utilizzando l’auto o la moto senza una regolare assicurazione. Anche se, come sottolinea ancora una volta Verdone «il prezzo del carburante fa si che molti rinuncino proprio a circolare con l’auto o la moto. E se non si circola, va da sé, non si è inadempienti».

Circolare senza assicurazione è un rischio che nessuno deve mai correre, perché le conseguenze possono essere drammatiche per se stessi e per gli altri


E’ facile prevedere come il dato sia però da considerarsi in aumento: la situazione economica italiana non sta migliorando e le necessità della vita quotidiana continuano a richiedere grande mobilità. Ma anche con tutta la comprensione per chi vive un momento difficile, circolare senza assicurazione è un rischio che nessuno deve mai correre, perché le conseguenze possono essere drammatiche per se stessi e per gli altri.

Mancano le infrastrutture

Il “Decreto Sviluppo”, come vedremo, porta diverse novità in merito, ma allo stato attuale non sono previsti controlli incrociati che permettano di identificare chi rescinde un contratto assicurativo. La verifica di legge si limita al controllo del certificato assicurativo: è evidente come sia necessario essere fermati da una pattuglia per verificare che il veicolo sia in regola. Ecco perché le contravvenzioni non sono elevate. E’ vero, sulle auto è obbligatorio esporre il contrassegno, ma un controllo capillare richiederebbe comunque un impegno improponibile da parte delle forze dell’ordine, che dovrebbero passare al setaccio ogni veicolo circolante o in sosta. Assolutamente impensabile. Una situazione insostenibile che ha portato ad una serie di proposte da parte di ANIA stessa, purtroppo solo in parte recepite dal Decreto Sviluppo.

Cosa succede negli altri Paesi d’Europa?

La situazione nei Paesi più vicini è abbastanza variegata, pur non soffrendo quanto noi la piaga delle truffe assicurative. In Francia, per esempio, le compagnie più consolidate si cautelano rifiutando la copertura di persone alla guida di mezzi sproporzionati all’esperienza, e possono contare su ALFA, efficientissimo organo ufficiale senza scopo di lucro, impegnato nella lotta alle truffe assicurative anche grazie ad un database condiviso fra tutte le compagnie chiamato FEI. Una situazione che pur in assenza di controlli diversi dai nostri – anche in questo caso ci si limita al controllo del tagliandino – fa si che la percentuale di auto in circolazione senza copertura assicurativa sia molto più bassa che in Italia. Tutto questo fa sì che le tariffe assicurative siano mediamente più basse che da noi (ringraziamo l'Ingegner Filippo Cianciosi per il supporto informativo) con massimali pari o spesso superiori. Inoltre, non esistendo una tassa paragonabile al nostro bollo, e non essendo richiesta la copertura di un mezzo che non circola, una moto che non circola d’inverno di fatto non grava sul bilancio familiare.

In Germania e Svizzera le tariffe sono più basse che da noi e i servizi migliori. In entrambi i Paesi il controllo sulle frodi assicurative viene svolto da enti privati

 

Anche in Germania e Svizzera le tariffe sono più basse che da noi (fonte: Casellario Centrale Infortuni INAIL) e i servizi migliori. In entrambi i Paesi il controllo sulle frodi assicurative viene svolto da enti privati, ovvero gli uffici antifrode delle singole compagnie, nonché associazioni di categoria, con l’appoggio di infrastrutture pubbliche normalmente deputate all’indagine su reati genericamente legati alle frodi. Qui da noi l’istituzione dell’agenzia antifrode ha una storia degna di una sitcom a puntate, con un confronto durato anni fra Stato ed ANIA e nessuna risposta realmente soddisfacente, almeno fino ad oggi. «In Italia la normativa sulla privacy impedisce di fatto la creazione di database realmente condivisi ed operazioni di intelligence realmente efficaci da parte nostra» rincara la dose Verdone «ANIA in passato ha dovuto cancellare i database costituiti per ordine del Garante: il settore privato non può costituire sistemi antifrode con le stesse caratteristiche e funzioni altrove realizzabili. Da qui la nostra proposta di costituire un'agenzia pubblica che svolga tali funzioni; l'ultimo decreto legge ‘crescita’ affida competenze maggiori all'Istituto di vigilanza sul settore assicurativo (IVASS). Un passo avanti rispetto alla situazione attuale»

In Italia la normativa sulla privacy impedisce di fatto la creazione di database realmente condivisi ed operazioni di intelligence realmente efficaci da parte dell'ANIA

Controllo: la soluzione dei Paesi virtuosi

Curiosamente, è stato proprio il raggiungimento della già citata soglia del 7% in alcuni distretti il fattore che ha portato il Governo britannico a razionalizzare lo scorso anno la gestione delle assicurazioni, adeguandola al modello già utilizzato in Germania e Svizzera. Un modello in cui, fatte salve piccole variazioni fra un Paese e l’altro sul disbrigo di alcuni obblighi, il controllo sul fatto che ciascuno paghi il dovuto alla società viene di fatto effettuato preventivamente.

Il sistema è semplice: per l’immatricolazione di qualunque veicolo è necessario che il proprietario presenti un codice contenente gli estremi della propria polizza assicurativa. Non c’è modo di ottenere la targa di un’auto o di una moto, né di completare un passaggio di proprietà senza fornire all’agenzia prova di una polizza in corso di validità per il mezzo. Lo stesso cambio di assicurazione si può effettuare solamente presentando alla compagnia da cui si è coperti al momento del cambio la prova di aver stipulato un’altra polizza. In caso contrario, cioè se si smette semplicemente di pagare, o si tenta di disdire la copertura senza fornire giustificazioni, si viene denunciati.

Nelle nazioni sopra citate esistono anche registri appositi (anche interrogabili pubblicamente, guardate qui) che tengono traccia della copertura assicurativa dei veicoli, in nome della trasparenza e della prevenzione delle truffe assicurative. Insomma: non sarà del tutto impossibile sfuggire al controllo, ma è sicuramente molto più difficile che qui da noi.

In Germania, Svizzera e Inghilterra esistono registri appositi che tengono traccia della copertura assicurativa dei veicoli

Verifica a costo zero. Oppure no

Ma quello che più conta è che il sistema è agile, semplice da comprendere ed estremamente economico nell’implementazione, trasformando l’onere della verifica in una semplice procedura amministrativa che le assicurazioni già svolgono per verificare la solvenza dei propri clienti. Aggiungere alla verifica del saldo quella, in caso di disdetta, della radiazione del veicolo o della stipula di altro contratto, non comporta oneri rilevanti.

Al contrario, una proposta di ANIA in questo senso – si era pensato di collegare l’assicurazione all’immatricolazione, come in Germania, e di consentire la non circolazione del mezzo solo a fronte di dichiarazione da depositare in Motorizzazione con conseguente annotazione sul libretto – è stata invece ritenuta dal Parlamento troppo onerosa per il cittadino. In sostituzione di questa, spiega ancora una volta Verdone «Le soluzioni previste da recenti disposizioni normative prevedono l'incrocio tra le banche dati pubbliche (dati sui veicoli immatricolati) e gli archivi assicurativi. L'integrazione dei dati consentirà controlli massivi sui veicoli in circolazione con modalità di telesorveglianza a distanza (sistemi analoghi ai tutor, alle telecamere di accesso alle zone ZTL e via discorrendo). Le disposizioni comporteranno la dematerializzazione del contrassegno, tagliando le gambe a chi circola con i falsi. Tale soluzione sarà attuata entro due anni. Un intervento meno efficace rispetto alla nostra proposta iniziale, ma comunque un passo avanti rispetto alla situazione attuale»

Le soluzioni previste da recenti disposizioni normative prevedono l'incrocio tra le banche dati pubbliche e gli archivi assicurativi


La posizione di ANIA è di moderato ottimismo: un miglioramento anche se non nei termini "definitivi" desiderati. Non possiamo che essere d’accordo, anche se continuiamo a pensare che il sistema “alla tedesca”, sarebbe un passo avanti di portata notevole. Certo, comporterebbe un aumento della burocrazia, ma non tale da giustificarne la non adozione. Siamo convinti che il beneficio in termini di sicurezza per l’intera collettività compenserebbe ampiamente il disturbo e porterebbe a medio termine anche tagli sui costi delle polizze. Gli unici scontenti sarebbero i furbi, categoria per la quale si fatica a provare simpatia, soprattutto in tempi duri come questi.

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