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Il prossimo 28 febbraio, la chiusura definitiva dello stabilimento Audi in Belgio sarà un segnale inequivocabile dello stato di difficoltà dell’industria automobilistica europea. Con la scadenza delle multe per le emissioni di CO2 alla fine di gennaio 2025, molti produttori si trovano ad affrontare sanzioni insostenibili. I costruttori, incapaci di compensare i costi delle multe con crediti d’emissione, si preparano a tagli significativi, confermando che gli avvertimenti dei mesi scorsi non erano affatto esagerati.
Volkswagen, Mercedes e Stellantis stanno fronteggiando difficoltà senza precedenti, mentre il colosso Tesla continua a guadagnare quote di mercato. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha deciso di convocare con urgenza i rappresentanti dei produttori per discutere il futuro dell’industria automobilistica.
Fino a pochi mesi fa, von der Leyen si era mostrata inflessibile sul divieto di vendita di veicoli a combustione entro il 2035. Tuttavia, i recenti sviluppi hanno costretto Bruxelles a riconsiderare le sue posizioni. Le pressioni dei produttori, che accusano la Commissione di aver aggravato la crisi con politiche irrealistiche, hanno trovato terreno fertile grazie alla mobilitazione di figure come Ola Källenius, nuovo presidente dell’ACEA, l’associazione europea dei produttori automobilistici.
La riunione, anticipata a gennaio 2025, sarà un’opportunità per rivedere strategie e regolamenti che, secondo i produttori, hanno reso i veicoli più costosi e pesanti, favorendo i marchi premium a discapito di quelli generalisti e invecchiando il parco auto medio europeo da 7 a 12 anni.
Luca de Meo, ex presidente dell’ACEA, aveva già denunciato nel marzo scorso le problematiche legate alla transizione elettrica e le difficoltà del settore, ma la sua richiesta di dialogo era rimasta inascoltata. Oggi, invece, von der Leyen sembra pronta ad aprire un tavolo di confronto strategico, riconoscendo che il futuro dell’industria automobilistica deve restare saldamente radicato in Europa.
A complicare il quadro si aggiungono le tensioni commerciali con la Cina, che potrebbero richiedere l’intervento dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) per risolvere le dispute. I produttori chiedono a Bruxelles politiche più sensibili e mirate, seguendo l’esempio del Regno Unito, che ha aperto un dialogo con i produttori per alleggerire la pressione normativa.