Una rotonda sul male

Una rotonda sul male
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Ospite della trasmissione Uno Mattina in onda su Rai Uno il nostro editorialista torna ad affrontare l'annosa questione delle rotonde, che spesso vengono percorse e costruite in maniera palesemente sbagliata. E intanto qualcuno ci guadagna...
8 gennaio 2013

 

Il nostro editorialista Enrico De Vita è stato recentemente ospite della trasmissione Uno Mattina in onda su Rai 1 dove è potuto tornare a parlare ancora una volta dell'annosa questione legata alle rotonde stradali. Il tema rimane sempre molto attuale dal momento che, come ha recentemente svelato l’ultimo rapporto Aci-Censis, una consistente parte di automobilisti e motociclisti italiani non ha ancora afferrato fino in fondo quali siano le regole da rispettare ogni volta che si incontra una rotatoria.

rotonda vortice
Una rotonda deve essere realizzata rispettando precise regole per non creare intralcio al traffico e potenziali situazioni di pericolo

Enrico De Vita a Uno Mattina su Rai Uno

Nella puntata di Uno Mattina De Vita ricorda che chi si immette in una rotonda deve mantenere una velocità sufficientemente elevata per intersecarsi perfettamente con chi sta già circolando all’interno della rotonda. Questo è il primo accorgimento che permette di evitare incidenti. La regola fondamentale è però rappresentata dal fatto che chi si immette in una rotonda deve dare la precedenza a tutti coloro che stanno già girando all’interno della rotatoria.

 

De Vita precisa inoltre che troppo spesso nel nostro Paese le rotonde vengono costruite  senza tener presente che il diametro deve essere di almeno 20 metri, condizione imprescindibile per far sì che il traffico venga smaltito correttamente e stabilita tra l'altro dalle norme internazionali. 

Rotonde ovunque, di ogni forma e diametro. Perché?

Ma come mai nel nostro Paese si è arrivati a costruire rotonde anche di soli 5 metri di diametro? Il motivo è presto spiegato dal momento che qualcuno evidentemente ci guadagna a far sorgere un numero spropositato di rotatorie. Gli architetti per esempio gonfiano l’importo della loro parcella arricchendo frequentemente le rotonde con fontane, scogli e statue tanto che si è arrivati a costruire rotonde da più di 300.000 euro, quando invece ne basterebbero 30.000 per realizzarne una a regola d'arte!

 

De Vita precisa inoltre che spesso nella Penisola vengono costruite “rotonde non rotonde”, ovvero rotatorie che non presentano una forma circolare. Esistono rotonde a forma di “8”, rotonde “a cuore”, rotonde con tratti rettilinei che sono proibiti e che creano situazioni pericolose per automobilisti e motociclisti. Le norme per realizzare le rotonde ci sono anche in Italia, sono molto precise e hanno l’obiettivo di evitare incidenti mentre a volte le rotatorie sembrano essere costruite proprio allo scopo contrario. Le rotonde possono effettivamente ridurre il numero degli incidenti, ma devono essere costruite a regola d’arte, rispettando alla lettera le norme internazionali vigenti.

In Italia vengono costruite “rotonde non rotonde”, ovvero rotatorie che non presentano una forma circolare. Esistono rotonde a forma di “8”, rotonde “a cuore”, rotonde con tratti rettilinei che sono proibiti e che creano situazioni pericolose per automobilisti e motociclisti

L'articolo di Enrico De Vita spiega i nodi della questione

Enrico De Vita aveva già affrontato la problematica legata alle rotatorie in maniera approfondita in questo articolo che vi riproponiamo, apparso sul mensile Auto di febbraio 2008.

 

Una rotonda sul male, di Enrico De Vita

“Volete ridurre del 90% le vittime negli incroci stradali? Sostituite i semafori con rotonde come si fa all’estero da molto tempo”. Era questo il suggerimento che davamo tre anni fa ai nostri amministratori pubblici per snellire il traffico in periferia, ma soprattutto per ridurre del 40% gli incidenti e addirittura del 90% la mortalità nelle intersezioni stradali. “Impariamo dall’Australia” – scrivevamo - Paese dove anche i piccoli villaggi nel centro del deserto australiano, vicino all’Ayers Rock, il blocco di granito più grande del mondo, sono dotati di rotonde uniformi e funzionali da oltre 20 anni.

 

In Italia fa eccezione Bologna, che da sempre ne possiede alcune di dimensioni fin troppo gigantesche (furono progettate negli anni Settanta da Thomas Winkler, un urbanista austriaco), che di sera assomigliano più ad una pista di aeroporto che a una rotatoria ordinata.

rotonda
Una rotonda non dovrebbe presentare al suo interno ostacoli come muretti o piante che potrebbero rivelarsi molto percolosi in caso di incidente, specialmente per i motociclisti

 

Quasi fossimo ascoltati, le rotonde cominciarono a fiorire. Dapprima timidamente, poi con maggior veemenza. Tanto che abbiamo dovuto chiedere il rispetto di alcune regole elementari: che siano tutte uguali o, per lo meno, della stessa tipologia, che abbiano stesse “regole d’ingaggio”, per non creare situazioni di pericolo e di disagio fra un paese e l’altro. Per esempio, non fa bene alla salute confondere gli automobilisti attribuendo ad alcune strade della rotatoria il diritto di precedenza su chi è già all’interno. Ormai in tutto il mondo vige il principio che tutti, anche autobus e assessori (gli esempi non sono casuali), entrando nella rotatoria, rispettino l’obbligo di dare la precedenza a chi ruota all’interno.

Pizza allo scoglio

Negli ultimi due anni le rotonde sono cresciute a dismisura, in numero, in tipologie, in invenzioni. E, c’era da scommetterci, in espressioni più o meno artistiche del genio italico e della mai sopita voglia di anarchia. Non so se ve ne siete accorti, ma nel 2007 - nonostante il piagnisteo di alcuni sindaci sulla riduzione degli introiti destinati dall’Erario centrale alle casse comunali (leggi: ICI) – le rotonde sembrano l’investimento più importante dei Comuni, il fiore all’occhiello di molti assessori.

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Una rotonda con un diametro evidentemente inferiore ai 20 metri, danneggiata da un mezzo pesante

 

È così soprattutto al nord e nel centro Italia. La cosa è sospetta perché le amministrazioni municipali non hanno mai brillato per gli investimenti nella sicurezza stradale, quella vera (lasciamo stare divise, auto di servizio e autovelox, la sicurezza della circolazione è un’altra cosa). Di colpo, sono nate aziende di “arredo urbano”, specializzate nella progettazione e nella costruzione “chiavi in mano” di rotonde dotate di ogni comfort. Si va dalla “pizza allo scoglio”, alias una rotonda con massi centrali, indicati per accogliere motociclisti che di notte hanno alzato un po’ il gomito e non si accorgono dell’ostacolo, al “monolocale” con piscina, un’accogliente vasca da bagno con cascata d’acqua ed effetti di luce colorata: un solo piccolo inconveniente, quando gela, come in questi giorni, trasforma le strisce pedonali in pista di pattinaggio, anche per motociclisti.

Paese denuclearizzato

Si possono ordinare rotonde con ulivi secolari in segno di pace o per sottolineare la vocazione di “paese denuclearizzato” che campeggia ancora all’ingresso (però, non ho mai capito cosa davvero volesse dire), o rotonde con palizzate tipo Far-West se gli assessori amano giocare a far la guerra agl’indiani. Se invece l’assessore appartiene al gentil sesso, si può scegliere fra aiuole ingentilite da ghirlande di fiori o puzzle di verde con giochini di pietruzze colorate. In questo periodo vanno tanto le isole con addobbi di tipo natalizio. Basta recarsi ad una delle tante mostre di arredo urbano per scoprire che c’è un’Italia minore (o maggiore?) che in pochissimi anni si è specializzata nel fabbricare rotonde. E un’altra Italia, fatta di decine e decine di ditte private che prosperano nell’humus degli appalti pubblici, ammanigliate col personale di uffici tecnici comunali, legate a funzionari amministrativi, pronte a vendere il progetto specifico. Con tutti gli annessi e connessi.

Negli ultimi due anni le rotonde sono cresciute a dismisura, in numero, in tipologie, in invenzioni. E, c’era da scommetterci, in espressioni più o meno artistiche del genio italico e della mai sopita voglia di anarchia

 

E non potevano mancare, in questo contesto, i premi, i concorsi, l’elezione di Miss Rotonda. Non scherziamo, in un sito internet abbiamo trovato anche questo. Infatti, sono stati attribuiti titoli e riconoscimenti:

 

- per la miglior rotonda botanica, alla Rotonda del Mare (Cattolica);
- per la miglior rotonda artistica, alla Rotonda di via Claudia Augusta (Bolzano);
- per la rotonda “amica dei pedoni”, alla rotonda di piazza Buozzi (Milano).


In aggiunta, Reggio Emilia è stata nominata “Città Rotonda” e Timoline (Brescia), “Paese Rotondo”.  Quanto costa una rotonda? Tanto, tantissimo. Siamo andati a spulciare negli appalti di gara del Comune di Segrate, sì proprio quello finito sotto inchiesta per i sospetti nella istallazione e negli appalti dei T-red e degli Autovelox. Segrate ha costruito recentemente almeno 10 nuove rotonde, quattro delle quali hanno diametro così piccolo (inferiore agli 8 metri) da vanificare la spesa, altre hanno fontane, scogli, illuminazione interna e altre caratteristiche più vicine allo spreco di denaro pubblico che alla funzionalità. Ebbene, due rotonde normali, illustrate in questa pagina sono costate, assieme, la bellezza di 619.000 euro. Vuoi scommettere che l’istallazione di costose rotonde, magari mal progettate e pericolose, è diventata la destinazione naturale degli introiti fatti con i T-red?

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Una rotonda con un diametro insufficiente largo crea situazioni di potenziale pericolo per automobilisti e motocilisti

Un po’ di storia

Sono nate in Gran Bretagna per gestire il traffico nei grandi incroci extraurbani e per semplificare la vita anche a chi non era abituato alla guida sulla sinistra. Nel 1966 venne adottata la norma della precedenza ai veicoli già all’interno della rotatoria, norma che divenne obbligo anche in Francia nel 1983 e successivamente regola generale per tutta l’Europa. Solo recentemente l'Italia si è allineata alle norme UE, sanando le differenze (ancora in atto nel 2004) in tema di segnaletica da usare nelle rotatorie.

 

Ma siamo assolutamente indietro quanto a norme di unificazione, tasto dolente di ogni infrastruttura urbana e viabilistica. In pratica, i vari ministri dei Trasporti hanno sempre rinunciato – forse per un temuto affronto del federalismo – a stabilire regole di standardizzazione valide per tutto il Paese. Così, ogni Comune può inventare dai semafori, alle rotonde, dalle barriere architettoniche ai marciapiedi. Viva l’anarchia e la fantasia. Basti pensare che le uniche norme in tema di rotonde sono contenute in un suggerimento del Consiglio Nazionale delle Ricerche che risale al 1983, Norme sulle caratteristiche geometriche  e di traffico delle intersezioni stradali urbane, mentre altri cenni si trovano in una circolare del Ministero dei Lavori Pubblici del 1995, intitolata: Direttive per la redazione dei PUT, Gazzetta Ufficiale del 24/5/1995.


Il primo Comune italiano ad adottare la rotonda alla francese è stato quello di Lecco, nel 1989. Ma Cattolica, in Romagna, ha saputo sfruttarne meglio i vantaggi passando in un solo anno da 1800 a 300 incidenti stradali. In provincia di Treviso, negli ultimi 10 anni, sono state costruite ben 250 rotatorie, dimezzando così il numero dei decessi alle confluenze stradali.

 

Ora stiamo esagerando nel proliferare: nei costi, negli errori di progettazione, nelle soluzioni artistiche, nelle dimensioni sbagliate

Rotonde come dossi rallentatori

Ma ora stiamo esagerando nel proliferare: nei costi, negli errori di progettazione, nelle soluzioni artistiche, nelle dimensioni sbagliate. Le poche norme esistenti diventano un alibi per la fantasia delle amministrazioni, una sorta di licenza ad inventare. In pratica, non essendo prevista alcuna sanzione, neppure di tipo morale, ogni Comune fa come gli pare. Del resto è accaduto lo stesso con i dossi rallentatori. C’era una regola ben precisa (art. 42 Codice della Strada e art. 149 del Regolamento) che imponeva ad essi un’altezza massima di 7 cm e una lunghezza di 1,2 metri, oltre all’obbligo di essere segnalati a dovere di giorno e di notte e di non poter essere istallati su strade che costituiscono itinerari preferenziali di autoambulanze e mezzi di soccorso.

 

Ma è sotto gli occhi di tutti: ogni ufficio comunale (o, se preferite, ogni ditta appaltatrice) suggerisce i suoi “megadossi”, in aperta contraddizione con le norme e col buon senso. Come si fa allora? Ecco la soluzione: i dossi più lunghi di 1,2 metri vengono dipinti con zebre e diventano passaggi pedonali, dove il pedone da immolare dovrebbe transitare come in una roulette russa. Tali passaggi pedonali, poi, secondo una forzata quanto assurda interpretazione, non sarebbero più da considerare dossi (e quindi soggetti alle regole dei dossi), ma solo passaggi pedonali, quindi soggetti all’anarchia e alle invenzioni.

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Una rotonda con un diametro di 7 metri collocata al centro di un rettilieo in un "incrocio a T" impone di percorrere una sorta di pericolosa chicane per di più a velocità sostenuta

Tanti vantaggi

I vantaggi delle rotonde rispetto all’incrocio gestito da semaforo sono:

 

- maggior sicurezza, per la riduzione dei punti di conflitto (da 32 a 8) rispetto ad un incrocio semaforizzato; riduzione dell'incidentalità superiore al 50%, poiché l'obbligo di dare la precedenza ai veicoli che hanno già impegnato la rotatoria ha l’effetto di contenere la velocità dei veicoli in ingresso;

- tempi di attesa ridotti del 70% con eliminazione totale dei tempi morti, normalmente dati da un semaforo;
- minor inquinamento acustico e chimico, per la più costante velocità e per l'abbattimento degli ingorghi interni all'anello e l'eliminazione delle attese ai semafori;
- possibilità di inversione del senso di marcia;
- minori costi gestionali e di sorveglianza.


Per contro, le rotatorie sono pericolosa terra di nessuno quando vengono attraversate da pedoni e da ciclisti, unici veri animali urbani penalizzati da queste strutture.

Gli errori da non fare

I due parametri determinanti per la costruzione di una rotonda che assolva al meglio la funzione di snellire il traffico sono:

 

- valore della portata oraria in ingresso dalla confluenza più ingorgata;

- spazio a disposizione, ovvero dimensione massima del diametro della rotonda.

Rotonde con diametro inferiore ai 6-7 metri sono inutili e peggiorano lo smaltimento del traffico proprio quando dovrebbero aiutarlo. E non possono essere affrontate da autotreni senza salirvi sopra, danneggiandole. Alcune sono così striminzite che assomigliano a pizze

 

È naturale che il diametro andrà proporzionato alla mole di traffico che gravita sulla rotonda (nelle ore mattutine quando si va al lavoro). Ma spesso la configurazione stradale preesistente non consente di usufruire di diametri sufficienti. Dopo aver individuato le due confluenze che devono smaltire la maggior portata oraria, si ricorre allora a due tecniche: o si adottano più corsie all’interno della rotonda, oppure si modifica il tracciato finale delle confluenze in modo da tener lontani il più possibile (lungo la circonferenza) gli innesti e le uscite più ingorgate. In ogni caso, il diametro interno della rotonda deve essere di almeno 20 metri.

 

Può avere una corona centrale, asfaltata e valicabile in caso di necessità, ma al suo interno ci deve essere: riconoscibile, invalicabile e inoffensiva, una barriera sopraelevata che ne impedisca l’attraversamento, anche involontario.
Gli errori, clamorosi e pericolosi, che non si devono commettere sono illustrati qui di seguito.

Chicanes

Costruire semplici chicanes che possono essere attraversate senza rallentare, è una istigazione a commettere un’infrazione pericolosa. La norma vuole che l’ingresso alla rotonda sia accompagnato dall’obbligo di dare la precedenza a chi è già all’interno, ma se si può “bere” l’incrocio senza il minimo rallentamento, la pretesa è assurda. Su 1000 automobilisti, statisticamente, ce ne saranno 10 che non si accorgono di dover dare la precedenza. Semplicemente perché quella “invenzione” non assomiglia a una rotonda. Il massimo dell’imbroglio è costruire una rotonda che non si vede, perché si rovesciano le precedenze.

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Il progetto di una rotonda costruita nel comune di Segrate dalla forma a dir poco insolita...

Pizza quattro stagioni

Rotonde con diametro inferiore ai 6-7 metri sono inutili e peggiorano lo smaltimento del traffico proprio quando dovrebbero aiutarlo. E non possono essere affrontate da autotreni senza salirvi sopra, danneggiandole. Alcune sono così striminzite che assomigliano a pizze. Ma non vanno bene per tutte le stagioni, specie d’inverno. A Segrate, al centro di una rotonda da 5 metri, (vedi foto xy) hanno messo anche una fontana. Tanto per spendere un po’ di denaro in arredo urbano. Demenziale, perché quando c’è vento la fontana schizza l’acqua fuori e le moto si trovano di colpo l’asfalto bagnato. Se poi siamo sottozero, si salvi chi può. Si attende la prima pattinata, speriamo senza conseguenze.

Rotonda virtuale

Disegnare una rotonda orizzontale sul terreno e non renderla visibile in verticale, equivale a ingannare gli automobilisti che non conoscono la zona. Se poi arriva un Tir, un bilico o un autobus snodato, come quello visibile nella foto xz, il “frontale” è garantito. Certamente disegnare per terra costa poco, ma quando piove, di notte e con la nebbia, pretendere che la rotonda venga individuata e rispettata è pia illusione.

Economica, modesta, ma perfetta

È rialzata, visibile di notte perché illuminata, non ha alcuna pretesa di somigliare a un monumento (alla tangente), né di passare alla storia come ricordo di un amministratore illuminato. Ed ha anche un diametro sufficiente a smaltire una elevata mole di traffico. Si trova a Faenza. Le rotonde dovrebbero essere tutte così.

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