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Prendiamo, per esempio, la regina tedesca delle quattro ruote: Volkswagen, che ha fatto sapere di essere disposta a prendere in considerazione l'ipotesi di costruire equipaggiamenti per l'esercito come parte degli sforzi messi in atto da
Bruxelles per riarmare il continente. Oliver Blume, amministratore delegato della più grande casa automobilistica d'Europa, è stato chiaro: l'azienda non è ancora stata contattata da potenziali partner ma è assolutamente disposta a “valutare l'opzione”. Per quale motivo? Certo, c'è sicuramente una situazione geopolitica grave cui far fronte, con l'ingombrante ReArm Europe - un piano da 800 miliardi di euro - che in qualche modo dovrà fornire all'Unione Europea un ombrello militare quanto più possibile autoctono e indipendente, ma ci sono anche non indifferenti ragioni economiche. Volkswagen ha infatti chiuso il 2024 con un crollo degli utili, passati da 17,8 a 12,4 miliardi di euro, e con numerosi nodi spinosi in bacheca: il calo delle vendite nel mercato in Cina (-8,3% l'ultimo dato di un'emorragia continua), la sfrenata concorrenza delle auto elettriche made in China, l'ombra dei dazi di Donald Trump e, soprattutto, una transizione accidentata verso l'elettrico.
Insomma, ancora non ci sono state discussioni concrete per “arruolare” Volkswagen nel riarmo europeo, ma la prospettiva di tornare a produrre veicoli armati sembrerebbe non dispiacere all'azienda di Wolfsburg, che ha già fatto qualcosa del genere durante la Seconda Guerra Mondiale e in gran parte della successiva Guerra Fredda. Se le automobili hanno alimentato la ripresa economica della Germania dopo il 1945, rendendola la locomotiva dell'Ue e consentendo alla Difesa di passare in secondo piano, oggi Berlino potrebbe pensare di accantonare, almeno in parte, le quattro ruote civili per tornare a puntare sui carri armati. “In Europa è iniziata un'era di riarmo che richiederà molto a tutti noi”, ha spiegato Armin
Papperger, Ceo del tedesco Rheinmetall, il più grande produttore di armi europeo che, con circa 65 miliardi di euro di valore borsistico, ha appena superato i big nazionali dell'auto, da Bmw a Mercedes-Benz passando per la citata Volkswagen. Proprio Volkswagen sta pianificando di cessare le produzioni nel suo stabilimento di Osnabruck, e Papperger ha fatto capire che l'impianto sarebbe "molto adatto" come potenziale fabbrica di carri armati.
Gli economisti non hanno dubbi: gli stabilimenti automobilistici sono in grado di aiutare nel riarmo europeo. Considerando che un po' in tutto il continente le esportazioni di auto sono calate rispetto al picco precedente alla pandemia di Covid, le grandi aziende delle quattro ruote potrebbero sfruttare le richieste dei colossi della Difesa per incamerare ossigeno vitale, rimettere in ordine i conti e accumulare denaro da reinvestire nell'elettrificazione e nuovi progetti. Dal 2019 a oggi il numero di auto nuove vendute nell'Unione europea è crollato, passando da 15,1 a 10,6 milioni, mentre le esportazioni annuali di automobili dalla Germania si sono dimezzate, attestandosi a circa 1,2 milioni, a causa in primis della forte concorrenza della Cina (Pechino è ora il più grande esportatore di automobili al mondo). Sander Tordoir, del Centre for European Reform, non ha dubbi nello spiegare che la costruzione di equipaggiamenti militari potrebbe fornire “una nuova linea di business” per le case automobilistiche in difficoltà. “La Germania ha perso metà delle sue esportazioni nette di auto, quindi c'è molta capacità inutilizzata per aumentare la produzione di veicoli militari”, ha aggiunto l'esperto. In Italia, intanto, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha spiegato che le imprese del settore automotive saranno incentivate a convertirsi verso comparti a maggiore crescita come la difesa e l'aerospazio. “Siamo un governo responsabile: il nostro obiettivo è mettere in sicurezza le imprese e tutelare i lavoratori. Per questo incentiviamo le aziende della filiera automotive a diversificare e riconvertire le proprie attività verso settori ad alto potenziale di crescita e redditività, come la difesa, l'aerospazio, la blue economy e la cybersicurezza”. La strada sembrerebbe essere tracciata e le voci sul recente accordo da 20 miliardi di euro fra Iveco Defence Vehicles (John Elkann), Leonardo e Rheinmetall per la sostituzione dell'interro parco dei carri italiani Ariete hanno rafforzato lo scenario.
Volkswagen
Viale G.R. Gumpert, 1
Verona
(VR) - Italia
800 865 579
https://www.volkswagen.it/it.html
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