Opportune riflessioni sulle fonti dell’inquinamento

Opportune riflessioni sulle fonti dell’inquinamento
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Accanto ad eventi tragici, il Coronavirus ha concesso agli scienziati una opportunità unica per chiarire alcune responsabilità nell’inquinamento. In particolare, appaiono oggi ridimensionate in modo sorprendente le colpe del traffico nella emissione di PM10 e di PM2.5
4 aprile 2020

Oggi i valori letti nelle centraline che dovevano misurare la qualità dell’aria nelle nostre città risultano violentemente sbugiardati dalla pandemia.

L’ultimo esempio viene dalle centraline romane, che hanno rilevato sforamenti dei valori limite di PM10 nella maggior parte delle stazioni di rilevamento, nonostante sia evidente il fermo delle vetture private, confermato anche dalla ridottissima vendita di carburante.

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La quasi totale assenza di traffico privato permette, infatti, agli esperti di individuare, con precisione finora impossibile, a chi vada - o meglio, a chi non vada - attribuita la emissione di alcuni inquinanti. E quanto siano stati demagogici quei blocchi della circolazione che venivano decretati, come primo (e a volte unico) provvedimento per risanare lo smog. Vero o presunto.

Intendiamoci, quei valori erano precisi e veri, ma il significato che finora veniva attribuito loro da amministratori e politici oggi appare definitivamente messo in dubbio, anzi in contrasto con ogni conclusione del passato. Così come appare ormai confutato l’ultimo colpo di coda di chi vuole considerare l’aria delle nostre città tanto inquinata e insalubre da causare migliaia di morti all’anno, mistificando la dizione “morti premature” (ovvero perdita di un anno nella aspettativa di vita) con “vittime annuali definitive”. Per non parlare di chi ancora si affanna a considerare l’inquinamento come uno dei veicoli di diffusione della pandemia.

Particolato “di giornata”

Il vostro editorialista si occupa di questi temi da oltre 40 anni, ha potuto osservare i fenomeni che provocano l’inquinamento ed effettuare numerose prove di rilevazione, sulle vetture e sull’ambiente, operando con i laboratori nazionali più accreditati. Sulla base di tale esperienza, possiamo affermare con convinzione che:

  • solo il 2-3% del particolato misurato dalle centraline è emissione "di giornata" (dovuta a tutte le fonti che emettono particelle);
  • il resto è polvere presente sul terreno (dal tempo dell'ultima pioggia) e sollevata dai pneumatici;
  • in tale polvere sono presenti le particelle provenienti dai freni, dai pneumatici, dalle lavorazioni industriali, dalla fuliggine dei camini a legna;
  • in un'area molto vasta (provincia, regione) i combustibili fossili bruciati (sia nel traffico sia negli usi industriali) provocano, direttamente o indirettamente, dal 15 al 25% del particolato totale (computando anche il particolato secondario, cioè quello che deriva da composti acidi (SO2, SO3, NO2) combinati con composti organici volatili (una volta era la benzina e i solventi, oggi in prevalenza costituiti da oli essenziali emessi dalle piante, terpeni, pollini) sotto l'azione dei raggi solari;
  • il vento può spostare tutto ciò che si trova a terra per centinaia di km, basti pensare alla pioggia carica di sabbia del deserto, sabbia che ha attraversato il Mediterraneo volando nelle nubi;
  • la pioggia battente porta via nelle fogne gran parte della povere presente a terra;
  • il lavaggio delle strade non serve granché perché se si limita a inumidire l'asfalto, dopo l'evaporazione, rimane uno strato di povere simile a quello iniziale. Che viene risollevato e rimisurata dalle centraline ogni giorno, al passaggio del traffico, fino a nuova pioggia o nuovo vento.

Quello che è avvenuto in questi giorni ha confermato in modo straordinariamente preciso i numeri e le relazioni di cui sopra.

Ci auguriamo che chi in passato ha agito con superficialità - o solo per demagogia, o per evitare di venir accusato di non aver “fatto nulla” per risolvere il problema dell’inquinamento -, sappia ora ravvedersi. Così come ci auguriamo che sia definitivamente tramontata la teoria che il Coronavirus sia stato favorito dall'inquinamento. Si tratta, infatti, di una fake news, di semplice sconfessione: prima di esporla, chi la diffonde dovrebbe avere l’onestà intellettuale (e la competenza) di spiegare cosa intende per "inquinamento". Troppo spesso si confonde l’inquinamento con la CO2, l’effetto serra con la salute umana, il riscaldamento globale con gli ossidi di azoto…

Da Moto.it

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