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Roma, Rally della Capitale. Un ciclista si ritrova inspiegabilmente all'interno del percorso riservato alle auto da rally in gara. A nulla servono le urla degli spettatori, che invitano più volte il ciclista ad abbandonare il percorso.
Sopraggiunge un'auto a grande velocità, ma grazie alla prontezza di riflessi del driver, che effettua una grande frenata, si evita la tragedia. Immaginate lo spavento del pilota e del suo navigatore, che all'improvviso si ritrovano un ostacolo imprevisto lungo la traiettoria.
E sono proprio le urla a gran voce del pubblico a far nascere il sospetto. Il ciclista è rimasto volontariamente in strada, come segno di protesta contro la manifestazione motoristica? Ci auguriamo di no, sperando che sia stato solo un grande sbaglio commesso in buona fede a portare le ruote della sua bici in una zona così pericolosa.
Perché lo sport, qualunque esso sia, dovrebbe essere sempre e solo un elemento di aggregazione e di condivisione di passione, non uno strumento per avanzare polemiche. Per quelle ci sono altri spazi ed altri luoghi. Molto più sicuri che un tracciato di una gara di rally.