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Un’Alfa Romeo Montreal del 1975, rimasta chiusa in un deposito per quasi quarant’anni, sta tornando alla ribalta e lo fa in sordina. Ma questa Montreal non è un esemplare qualsiasi, ma ha una storia unica, avendo fatto parte della vita di Philip Duffy. Forse, lui, non lo conoscete ma, sicuramente, avete visto alcuni dei suoi capolavori: il designer britannico è noto per le iconiche copertine di album per band come The Rolling Stones e Ian Dury.
Duffy acquistò l’auto nel 1979, quando aveva già visto giorni migliori. Nonostante le condizioni non perfette, se ne innamorò e la fece restaurare. In quegli anni la Montreal era già qualcosa di speciale: una sportiva italiana dal design avveniristico firmato Bertone, spinta da un motore V8 da 2.6 litri, derivato dalle Alfa da corsa. Ma per Duffy, l’auto era molto più di un mezzo di trasporto, era un’estensione della sua personalità creativa e anticonformista.
Per un periodo, la Montreal partecipò a diversi raduni e manifestazioni del mondo Alfa Romeo nel Regno Unito. Poi, nel 1987, per ragioni non del tutto chiare – forse problemi meccanici, forse la vita che cambia – fu messa in garage. Lì è rimasta per 38 anni, coperta di polvere e tempo.
Dopo anni nel dimenticatoio, vittima dell’oblio, questa Montreal è finalmente riemersa, e sarà battuta all’asta da Bonhams il 20 aprile. Non è in condizioni da concorso: è un vero e proprio progetto di restauro. Ma è proprio questo il fascino. Stimata tra le 15.000 e le 20.000 sterline, rappresenta una rara opportunità per chi sogna di riportare in vita una leggenda Alfa Romeo con un passato autentico e documentato.
La Montreal non è mai stata un’auto di massa. Tra il 1970 e il 1977 ne furono prodotte poco meno di 4.000 unità. Il suo V8 era un motore da corsa addomesticato per l’uso stradale, mentre il design pensato dal compianto Marcello Gandini, con i fari coperti da lamelle mobili e le prese d’aria dietro le portiere, ancora oggi colpisce per originalità. Era una GT progettata e disegnata per distinguersi, e continua a farlo.
Ma ciò che rende unica questa Montreal non è solo la meccanica, è la storia personale che porta con sé. È un’auto che ha vissuto la scena creativa britannica degli anni ‘70, ha viaggiato con un artista, è stata amata, trascurata, dimenticata — e ora cerca qualcuno che le restituisca nuova vita.
Restaurare un’auto come questa non è impresa da poco ma, per gli appassionati, è una sfida piena di senso. Perché riportare in strada una Montreal significa dare voce a un pezzo di cultura automobilistica che rischiava di andare perduto.
In un’epoca in cui il restomod è diventato quasi una moda, questa Montreal invita a qualcosa di diverso: un restauro fedele, rispettoso, che onori il suo passato tanto quanto il suo potenziale futuro. Un’auto con anima, e con ancora molto da raccontare. Ma c’è anche un’alternativa: congelare le condizioni in cui versa, erosa dal tempo, con la sua patina che la rende unica, e trasformarla in un pezzo d’arte. Dopotutto, forse, anche Duffy sarebbe d’accordo.